Le pietre d'inciampo in Circoscrizione 4

Torino – Ricordati due deportati politici del quartiere San Donato

Venerdì 15 gennaio sono state posate due nuove pietre d’inciampo in Circoscrizione 4 a Torino, in particolare al civico 21 di corso Principe Oddone e in piazza Peyron 13. L’artista che ha ideato le cosiddette Stolpersteine, Guntar Demnig, ha collocato due pietre cubiche di dieci centimetri per lato sormontate da una piastra in ottone riportante i dati anagrafici di una persona vittima delle deportazioni naziste, davanti ad una classe di una scuola media che ha “adottato” i sanpietrini.

Davide Bobba, del Museo Diffuso della Resistenza, è soddisfatto del clima che è sempre presente durante le installazioni, che a Torino vengono ormai fatte da due anni. “Il progetto che ci coinvolge è internazionale, il tutto si svolge con la posa della pietra, la lettura del nome del deportato e, a seconda della volontà dei familiari, si può leggere una lettera o una testimonianza della vittima. Questa iniziativa – spiega Bobba – permette anche alle famiglie di ricongiungersi, perché in alcuni casi i parenti arrivano da città diverse”. Il rappresentante del Museo spiega anche che è importante collocare le opere anche nelle periferie per mostrare il fatto che le deportazioni hanno coinvolto tutta la città senza distinzioni di zone abitative.

Il presidente della Circoscrizione 4, Claudio Cerrato, ci spiega che il quartiere San Donato è stato toccato dalle deportazioni soprattutto per reati politici, come la vittima residente in corso Principe Oddone che distribuiva clandestinamente materiale propagandistico della Resistenza e che, grazie alla collaborazione tra la Circoscrizione e il Museo Diffuso della Resistenza, nel quartiere sono state deposte tre pietre nel 2015 e due quest’anno.

Cristian Pecchenino, collaboratore del progetto, conferma che anche la pietra posata in piazza Peyron è dedicata ad un deportato politico e racconta che negli anni si è svolto un importante lavoro con i percorsi didattici nelle scuole per insegnare un fondamentale pezzo di storia italiana che è la Resistenza. “Quando con gli insegnanti c’è la sinergia il risultato è sempre buono. Per noi è importante – dice Pecchenino – riscoprire la storia individuale del deportato che i nazisti hanno cancellato con i campi di concentramento che hanno ridotto le persone ad una massa di numeri senza una storia”.

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Articolo pubblicato il 04/02/2016