Torino come Corleone: Roberto Saviano la spara grossa in cerca della visibilità in picchiata?

Il capoluogo piemontese, al centro di un articolo scritto dall'autore di Gomorra, viene rappresentata come una città sede della mafia

C'era una volta Roberto Saviano,autore di un libro intitolato Gomorra, in grado di diventare in breve tempo un vero e proprio caso editoriale celebrato poi con un lungometraggio e una serie tv ancora in corso d'opera.

Sempre nello stesso breve lasso di tempo Saviano, da giornalista sconosciuto con velelità da scrittore in grado di dimostrare di non avere paura di denunciare i loschi traffici della 'Ndrangheta e dei suoi esponenti di spicco, viene eletto al ruolo di uno dei custodi della letteratura e della cultura italiana moderna.

Dall'anonimato alla fama in patria il passo è breve e Saviano viene chiamato a presenziare a diversi convegni, conferenze stampa ed incontri che hanno come filo conduttore lo scopo primario di debellare e ribellarsi ad ogni tipo di mafia.

Diventa quindi il simbolo del moderno politicamente corretto all'italiana, facendo sfoggio di un'oratoria non particolarmente ipnotizzante ma in grado di raggiungere le fascie più giovani dei lettori italiani parlando in maniera diretta ed efficace di temi delicati come appunto la lotta alla mafia e ai suoi esponenti.

Ora, i gusti sono gusti e su questo non si discute. Ma ciò che è avvenuto qualche giorno fa non è passato di certo inosservato.

Saviano è stato l'autore di un articolo riguardante Torino e le sue infiltrazioni mafiose su Origami, un settimanale de La Stampa.

In poche righe, orgogliosamente condivise dallo stesso scrittore campano anche su suo sito internet personale e la sua pagina Facebook, Saviano porta alla luce alcuni dei luoghi comuni più famosi riguardo Torino e i suoi abitanti.

Andando avanti nella lettura di quello che dovrebbe essere un articolo di giornale di denuncia si scopre come lo stesso Saviano abbia, nel corso della sua formazione come individuo, sviluppato una sorta di forte idiosincrasia nei confronti del capoluogo piemontese.

Non si sprecano citazioni ampiamente populiste come l'odio calcistico nutrito nei confronti della Juventus, quelle che ormai erano le peculiarità di città industriale e quindi con più possibilità di impiego lavorativo rispetto al sud e tanti altri stereotipi abbastanza risibili.

Lo stesso Saviano riconosce che questo elenco non è altro che una serie di luoghi comuni, ma ciò sembra non importargli. E ribadisce il fatto che oramai è assai difficile trovare un vero torinese puro che abiti nella nostra beneamata città.

Ciò innesca il pretesto per far affermare a Saviano che Torino è diventata oramai la città preferita dall' 'Ndrangheta come propria terra di conquista, scatenando il dissenso del deputato piemontese del PD Davide Mattiello, nonchè componente della Commissione Antimafia, esortandolo a venire in città per smentire le sue parole.

Data la visibilità pubblica ottenuta dal personaggio, non avrebbe fatto meglio Saviano a ponderare a lungo prima di lanciarsi in quello che è sembrato più un manifesto elogiativo all'ovvietà e ai luoghi comuni piuttosto che un articolo giornalistico atto a far aprire gli occhi ai cosiddetti Bogia Nen su come la città stia divendando meta preferita della mafia calabrese?


Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 24/06/2016