Quando il giornalismo fallisce: la brutta storiaccia della sconfitta delle azzure del tiro con l'arco

Brutto scivolone da parte del Resto del Carlino che definisce le arciere azzurre "cicciottelle"

Non si tratta di un fatto di bullismo o di (perdonate il neologismo) cyberbullismo, alcuni dei tristi fenomeni sempre più diffusi che affliggono i tempi moderni. Ma per la gravità di ciò che si è scritto siamo sullo stesso livello.

Quello che lunedì è comparso sulle pagine de Il Resto del Carlino, quotidiano di Bologna e uno fra i quotidiani più antichi ancora in vita (come afferma "l'oracolo" del web Wikipedia) è stato l'ennesimo esempio di pessima informazione e mancanza di rispetto nei confronti degli atleti, dei lettori, dello sport italiano in generale e di quella parte di giornalismo che ancora funziona in Italia.

Qualche "collega" buontempone (a cui pare manchino le basi della deontologia professionale), nel non riuscito compito di descrivere la mancata conquista del podio da parte della squadra delle azzurre con il tiro con l'arco, ha pensato di intitolare così il suo articolo: Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico.

L'articolo non è di certo passato inosservato, forse riuscendo nell'intento dell'autore dell'articolo in cerca di quella visibilità che molto probabilmente non sarebbe riuscito ad ottenere per mezzo di un lavoro onesto e corretto.

Oltre al popolo dei social network, il quale ha postato con sdegno la foto dell'articolo incriminato, è corso in difesa delle atlete azzurre anche il presidente della FITARCO Mario Scarzella, il quale ha scritto una lettera aperta rivolta al direttore del quotidiano nella quale ha manifestato tutto il suo disappunto stupore nel vedere un titolo del genere provenire da un giornale dalla (almeno prima di questo spiacevole episodio) comprovata serietà.

Le scuse da parte del direttore dell'(ormai) ex direttore de Il Resto Del Carlino Giuseppe Tassi sono arrivate subito dopo, ma non sono bastate ad evitargli le dimissioni impostagli dall'editore, il quale lo ha sollevato dal suo incarico con effetto immediato.

Purtroppo nei mass media è diffusa la scuola della cattiva informazione, dove chi vi scrive non è più avezzo alla ricerca della veridicità delle fonti. E' molto più comodo restare dietro ad una scrivania e limitarsi al lavoro di copia/incolla piuttosto che andare sul campo e fare una giusta e corretta informazione, verificando la veridicità delle proprie fonti.

Fa più ascolti vedere un giornalista o presunto tale che chiede ai genitori che hanno appena perso il figlio in un terribile incidente cosa stanno provando in quel momento, piuttosto che limitarsi a fare il proprio lavoro con coerenza e offrendo un servizio pregno di qualità e professionalità.

E questo porta inevitabilmente, purtroppo, alla errata concezione diffusa secondo la quale chi fa informazione è un avvoltoio privo di princìpi morali ma soprattutto etici e professionali.

Era quindi necessario definire cicciottelle delle atlete che, in quel determinato momento, erano impegnate a dare lustro allo sport italiano? Che cosa c'entra l'accezione fisica in un contesto che nulla ha a che fare con l'impresa sportiva che queste atlete erano impegnate a compiere? E l'aspetto fisico è veramente l'unica preoccupazione per l'autore dell'articolo e dell'ex direttore Tassi?

Davvero un triste episodio che getta discredito sul livello della serietà del giornalismo italiano e che, purtroppo, di certo non sarà l'ultimo.


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Articolo pubblicato il 10/08/2016