Uccisa l'orsa Kj2. Rivolta popolare

L'uomo non ne ha ancora abbastanza di dettare legge alla natura.

Stiamo distruggendo il mondo, bruciano le foreste, l'inquinamento è inarrestabile, il disboscamento non conosce limiti, le specie animali sono ridotte in riserve sempre più piccole come fu per gli indiani d'America e in... Trentino, il grande cacciatore bianco ha messo in salvo la popolazione. L'orsa KJ2, condannata alla fucilazione poiché riconosciuta colpevole di aggressione, è stata abbattuta. La sentenza è stata eseguita dai militari dei boschi, si presume in divisa.

La riflessione è triste quanto più vasta e niente affatto ironica. Non si sviluppa soltanto intorno al gesto di chi ha schiacciato il grilletto secondo le decisioni di Ugo Rossi, governatore della regione, ma si trasferisce a una colpa di cui, storicamente, siamo tutti un po' portatori.

La vicenda di Kj2 è nota, l'animale ha aggredito un anziano signore che si è salvato grazie all'intervento del suo cane, non è il caso di ripetere oltre. Ugo Rossi si difende dalla indignazione che l'abbattimento ha suscitato in tutto il Paese sostenendo che: “Quando un animale attacca l’uomo, abbatterlo è una reazione praticata in tutto il mondo”. Ed è questo il punto più interessante.

La difesa dell'orsa era già esplosa a gran voce di popolo subito dopo la sentenza in un primo tempo solo ipotizzata dal governatore. Il plantigrado era stato narcotizzato e trasferito in attesa di ulteriori prove. In pochi immaginavano che qualcuno avrebbe avuto il coraggio di eseguirla. E invece no, dopo un processo basato sul Dna, la colpevolezza dell'animale è stata comprovata, così come la sua pericolosità.

L'uomo ha aperto il fuoco! Giustizia è stata fatta, sebbene l'animale, presumibilmente ignaro, non avesse avuto diritto a nessun patteggiamento, a nessun avvocato d'ufficio.

Dal WWF alle varie associazioni per la protezione degli animali, fino al popolo dei social network, l'ondata emotiva si è schierata compatta in un dissenso virtuale e questo risuona come un consapevole dissenso di massa, ma a questo punto, fare coro non basta e forse non guasta un ragionamento un po' controcorrente, un'autocritica che rischia di farci stare male.

Da che mondo è mondo, l'essere umano ha sempre ammazzato la bestia ben più che il trattamento uguale e contrario da parte degli animali. Il motivo è sempre stato in qualche modo ben giustificato, sovente, monetizzato.

C'è stato il tempo delle pellicce, quello della carne a buon mercato, quello di "al lupo al lupo!" Per proteggere gli armenti, quello della caccia grossa e di quella all'uccellino. Per non parlare delle bestie che andiamo a comperare già pelate e impacchettate sui forniti scaffali dei supermercati. Sono state cresciute in fretta e ammazzate pure loro: bestie con tanto di testa, tempo biologico e loro sentimenti. C'è qualcuno che non ha mai aperto una scatoletta di tonno?

Ogni giorno siamo tutti colpevoli di un olocausto animale!

 

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Articolo pubblicato il 14/08/2017