Uno spot (o sfottò?) offre lo spuntino. Cioè lo spunto. Di riflessione. Con un cattivissimo retrogusto amarognolo.

“Cadere è la prima cosa che impariamo”, recita lo speaker; “la seconda è rialzarci”, aggiunge subito rassicurante, mentre si dipanano suggestive immagini di una mamma col bimbo che impara a camminare sull’erba, di una giovane ginnasta in palestra coll’empatico allenatore, di un pompiere di fronte ad uno spaventoso incendio dalle fiamme accecanti e di un violinista incerto in concerto, sequenza accompagnata dalla commuovente colonna sonora in crescendo: “Più forza alle persone” è il claim finale. Già… dopo una brutta botta, una sconfitta, ci risolleviamo, “per ricostruire il futuro”; “e lo facciamo perché… c’è qualcuno… da rendere fiero,” (lunga pausa) “qualcuno per cui ricominciare a combattere,” insomma, “qualcuno che crede in noi, qualcuno pronto a tenderci la mano…” [link © JTW/GroupM/MPS].

Peccato che, quel qualcuno, David Rossi non l’abbia trovato. Oppure lo abbia incontrato in ufficio, la fatidica sera del 6 marzo 2013, e ne abbia invece ricevuto una manata, una spinta, non di sostegno ed incoraggiamento ma per saltare fuori, attraverso il vuoto aperto della finestra, piombando sul selciato del viottolo dietro Rocca Salimbeni, sede storica di MPS, di cui egli era capo dell’area-media, nonché stretto collaboratore e fraterno amicone dell’ex a.d. Mussari, affossato dagli scandali AntonVeneta e Alexandria.

Suicidio? Sì, secondo i giudici (summum ius…), che così hanno archiviato il caso.

Gli atroci dubbi dei familiari del defunto, corroborati dall’analisi delle terribili immagini del filmato di sorveglianza [link v.m. © aut./S.Re/Askanews] sul luogo del “folle volo” senz’ali e degli ultimi minuti di vita del dirigente, riproposte con crudo realismo in un recente servizio giornalistico delle Iene (andato in onda il 1° ottobre su una rete berlusconiana [link v.m. © aut./Mediaset]), rimangono, a quanto pare, inascoltate voces clamantes in deserto. Amen.

Guardate se vi sembra il frutto di un’insana scelta volontaria. E l’agghiacciante freddezza dei due colleghi che – troppo tardi – trovano il corpo, ormai morto. Manco lo toccano. Paura?

La verità resta all’oscuro. L’uomo-ombra (non ometto, omesso) del Monte dei Paschi avrà gridato nooo?

Forse. Chissà?!… Ennesimo mistero italiano.

Ecco che, all’improvviso l’autunno in corso, risorge, riemerge questa fetida vicenda, che le elusive gazzette debenedettine e i caltagirovaghi messaggeri impuniti – organetti di (dis)informazione e distrazione-di-massa, interessati solo all’allegra orwelliana fattoria animale di zanzare, cinghiali e ratti della Raggi (zoofila), bestiole materializzatesi d’emblée in una Capitale precedentemente bellissima, intonsa, splendente e meravigliosamente governata dall’Imperatore della Grande Monnezza, piuttosto che da “er guercio” ottavo re di Roma (non massomafiocrazia: delinquenza comune… in Comune!) e dai vari avariati parentami, speravano probabilmente di seppellire nell’oblio.

Ci rammenta come la più antica banca attiva (…) del mondo sia stata condotta alla rovina, tradendo i risparmiatori e con conseguenti enormi esborsi dalle tasche dei contribuenti (molti miliardoni di malaventurata memoria, oltre ai fondi destinati a salvare le boscherecce casse-deboli bucate d’Etruria e Veneto), a causa della sconsiderata gestione di un’ambidestra sinistra classe politica rossiccia, i cui eredi nazional-renzisti (ri-tiratisi su, dopo la tremenda scoppola referendaria) hanno la sbronzea facciatosta di presentarsi agli elettori in veste di oculati esperti amministratori della res publica.

Lasciamo al lettore le debite conclusioni.

Enrico S. Laterza

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