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25 novembre: giornata della violenza sulla donna e della colletta alimentare. Tutto l’anno: disgregazione della nostra società. Una proposta, chissà?

Notizie a reti quasi unificate: 25 novembre 2017 giornata mondiale della violenza sulla donna. Politici, istituzioni, centinaia di iniziative in tutto il Paese che si mobilita per ribellarsi a una vergogna che in Italia si ripropone con quotidiana frequenza, 64 omicidi dall’inizio dell’anno, soprattutto in ambito familiare, ma quale e perché? La Boldrini dichiara: “è un problema culturale”. Gli stupri denunciati sono molti di più (25.000 in cinque anni). Un delitto che merita il massimo della pena. Ma è sempre così?

 

Intanto scorre il tiggì. Tra un mese sarà Natale, tutti ad approfittare degli sconti. Una bambina di 11 anni ripetutamente stuprata a Torino dall’insospettabile ”zio” nigeriano è al 5º mese di gravidanza. Arrestati complici di mezza tacca che hanno favorito la fuga di Igor il russo.

A Milano è caccia all’assassinio che ha tagliato la gola alla signora che portava a spasso il cane. Hanno acciuffato la banda di albanesi che scassinava appartamenti. A Ostia si spara nel bar. Migliaia di profughi nelle ultime ventiquattr’ore. Affondano barconi davanti alla Libia: decine di morti.

C’è qualcosa che non va in questa Italia buonista e accogliente, Italia che si sta preparando alle elezioni in un unico coro dichiarato dagli schieramenti: vincere e vinceremo! Mentre stanno contando spicciole alleanze.

C’è qualcosa che non va in una Nazione che in breve ha visto mutare il suo volto. Certe realtà andrebbero affrontate prima di badare al conto delle poltrone. La gente ne ha abbastanza, chiede risposte e non autoproclami di buon governo che sono frottole proiettate al buon governo che non verrà.

La delinquenza dall’accento dell’est, entra nella villetta, ruba, picchia, violenta e uccide. Chi si difende e spara è rovinato per sempre. Il porco violenta nel parco, ma forse la ragazza era consenziente.

Rubagalline alzano il tiro, il tabaccaio che ha già subito quattro rapine non sparerà. Il suo collega lo ha fatto, ha un procedimento in tribunale. La banda di bulletti maghrebini imperversa per le strade, picchia i ragazzini, molesta la fanciulla che si difende da sola.

I bravi ragazzi dei campi rom sono padroni delle periferie, incendiano rifiuti, svuotano case, aziende, cantieri, arraffando metalli preziosi che fondono in lingotti spediti all’estero. È stata individuata una cellula tunisina sospettata di preparare attentati. Un altro rumeno ubriaco ha rubato un’auto e non si è fermato allo stop. È diventato un bosco di spaccio Villa Borghese....

 

 

C’è qualcosa che non va in questa nuova Italia buonista, garantista e multirazziale, discarica europea di popoli, paradiso dell’illegalità nostrana e acquisita. Ma guai a dirlo, c’è il rischio di sentirsi additare come razzista, come populista o come non importa come. Ma non è così.

Accade quasi in silenzio e sempre di più. Non può essere per caso. Quando le forze dell’ordine arrestano i cattivi, se non sono condannati agli arresti domiciliari, escono in fretta seppur pregiudicati, qualche volta pretendono anche le scuse, il risarcimento.  

C’è troppo che non va! E allora sia concesso immaginare che qualcosa sia voluto. È un’ipotesi, ma non fantascientifica, difficile individuarne il vero volto, ma una cosa è certa: mai come in questo secondo decennio del nuovo secolo stiamo vivendo in una società costruita con fatica e oggi senza più regole certe, senza sovranità, senza confini, proiettata verso un futuro di caos e di conflitti sociali a cui sarà difficile porre rimedio.

È un’ipotesi, ma già serpeggia tra la popolazione la voglia di organizzarsi in ronde, di girare con la pistola in tasca, di proteggersi, di farsi giustizia da sé.

Non aiuta l’esempio di un’industria di Stato svenduta, di un’imprenditoria che si sposta in altre e più convenienti nazioni. Non aiuta l’impunità dei colletti bianchi che portano al fallimento aziende e banche rischiando a malapena il posto. Malviventi della peggior specie, poiché pescano nelle tasche della gente sapendo di rischiare poco o niente. Chi ha perduto tutto non è tutelato né risarcito.

Ma il 25 novembre non è solo la giornata contro la violenza sulle donne, è anche la giornata della Colletta alimentare a favore della povertà. Dato di oggi: in Italia si contano 5 milioni di poveri, 1 milione e mezzo sono bambini. Nostri figli. C’è troppo di tutto che non va! Dunque come reagire?

Non è fantascienza per la mano di chi scrive immaginare una votazione di massa dove le vecchie ideologie e le appartenenze di partito vengano messe da parte e nessun voto, ma nemmeno uno, sulle schede dei nostri governanti. Non chiedono mai nemmeno scusa per gli errori e sprechi che ci hanno portato in fallimento! Tutti a casa! Tutti a guadagnarsi altrove la pensione!

È un assurdo che si potrebbe fare, una voce veramente popolare. Un bel segnale di precarietà per chi si siederà dopo nell’anfiteatro del parlamento, rappresentanti di un nuovo Stato, ma chi sarà?

Non è fantascienza, è certamente una fantasiosa illusione, ma tra non molto non avremo più niente da perdere, dunque, la mano di chi scrive si concede un ipotetico scenario, una collettiva presa di coscienza.

Immagino un movimento nuovo e popolare, senza bandiera ma con uno statuto semplice da rispettare. Un movimento che restituisca la dignità di chi non ha più niente da patteggiare e che riprenda in mano la legalità.

La fantasia contorta di chi scrive lo battezza “Movimento delle miniere di carbone”. Ve ne sono tante abbandonata e vuote in terra di Sardegna. C’è posto per stupratori, pedofili, ladri, assassini, mafiosi e boss, truffatori e delinquenti di ogni livello sociale, di ogni razza, di ogni colore. Tolleranza zero veramente! Dentro senza sconto.

Storicamente con certi metodi non si risolve mai del tutto l’endemica crudeltà latente del genere umano, ma l’impunità ne favorisce lo sviluppo esponenziale.

E così viene da immaginare che di fronte allo spessore della pena, un po’ di malcostume venga meno, certamente quello che ruba nella sanità, nella pubblica amministrazione, colpevole e assassino della morte per lista d’attesa di qualche invisibile e dimenticato cittadino.

Qualsiasi sia l’organigramma del nuovo movimento non è così importante. Si può fare! Basta credere che in giro c’è ancora brava gente. Le leggi esistono già, certo sono da semplificare. La costituzione non è male e poi, quel regolamento di buon comportamento che mi insegnarono al catechismo, già da solo potrebbe bastare.

E qui mi fermo chiedendo perdono a chi ha letto tutto quanto. Sono stato contaminato dall’informazione di Stato. Eppure, già da tempo sto pensando che l’Italia, museo a cielo aperto, era il paese del miracolo economico, delle arti e della cultura, della grande bellezza, del Rinascimento. Che cosa è diventata adesso? Anche la Nazionale è fuori dal mondiale.

 

 

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Articolo pubblicato il 26/11/2017