I Lampédouz e gli arabi delle Banlieue

L’insorgere di un nuovo razzismo

 In un libro appena uscito in Francia, una nota giornalista, specializzata in ricerche sul medio oriente, Manon Quérouil- Bruneel, racconta una guerra a sfondo razzista, che si svolge tra gli immigrati più recenti e gli abitanti dei quartieri arabi di molte città della Francia.

Occorre innanzitutto precisare che con il termine Lampédoux viene definito un immigrato africano che, sbarcato nell’isola di Lampedusa, è giunto di recente nelle banlieue abitate dagli arabi ed indica coloro che, sbarcati da poco in Europa, si aggirano come alieni nelle comunità arabe, ed appaiono disadattati ed incapaci di inserirsi nelle reti irregolari che regolano la vita delle periferie francesi arabizzate.

Il libro che reca il titolo “La part du ghetto” descrive un mondo inaspettato, perché è quello degli abitanti di un quartiere che si apre a meno di dieci kilometri dalla capitale francese, e che contraddice con la sua realtà la credenza che esista sempre un eterno conflitto tra gli abitanti di razza bianca e quelli della “negritude” che abita le periferie della città.

Qui in Seine-Saint-Denis, scrive la Quéirouil, la violenza di oggi è invece quella che oppone i vecchi immigrati contro quelli nuovi, quindi africani del nord contro altri africani.  

Ed è una violenza che si scatena tra gli abitanti, in gran parte magrebini, che da anni si sono stanziati nelle banlieue, e si esplica nei confronti dei nuovi arrivati, che sono quasi sempre africani soli, che dormono dove possono, ammassati in appartamenti fatiscenti e lavorano in nero, vendono tabacco e droga di contrabbando e scippano borse e telefonini. Questi furti scatenano sempre rappresaglie violente a colpi di mazze da baseball e spranghe di ogni genere.

I giovani della zona si organizzano e scendono in piazza in gruppi, aggredendo tutti i migranti che incontrano, perché sanno che i disordini e soprattutto i furti nuocciono ai loro commerci ed alle loro attività che talora vengono svolte anche lontano dai loro quartieri.

“Siamo diventati dei borghesi e non più dei rivoluzionari come una volta”, commenta uno di loro, che è il gestore di una piazza denominata un “terrain”, cioè “un territoire de deal”, che si vende e si acquista come un bene immobiliare. Il loro costo è variabile, è in dipendenza della grandezza e della località in cui è situato e può essere valutato da 100.000 a due milioni di euro.

Quando un anziano decide di smettere di gestire un “terrain” ha anche la possibilità di scegliere a chi lasciarlo, tenendo conto che una piazza, bene amministrata e con un commercio di droga bene avviato, può rendere, scrive la giornalista, “un smic les deux jours”. Il che può permettere di avere a disposizione un certo numero di sentinelle che hanno il compito di segnalare l’arrivo nella banlieue delle forze di polizia.

L’ordine deve ad ogni costo regnare in quelle periferie.

Quella che descrive la Quèirouil- Bruneel è una organizzazione sociale e commerciale, che nel nostro paese ha ancora il carattere embrionale e disorganizzato che abbiamo potuto osservare nella città di Macerata,  ma che non tarderà ad affermarsi, se verranno mantenuti al potere gli attuali pericolosi governanti della cosa pubblica.

 

 

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Articolo pubblicato il 07/04/2018