L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Sta avanzando la Terza Repubblica

I Poli tradizionali verso la dissoluzione?

In vista delle elezioni europee del prossimo maggio, la sinistra appare irrimediabilmente frammentata nelle sue varie anime, tutte all'opposizione. Dall'altra parte, invece, il leghista Giorgetti canta il De profundis del centrodestra e auspica la nascita di un nuovo polo sovranista.

Nella rincorsa delle estreme, l'area moderata resta al momento vuota.

Un effetto le elezioni del 4 marzo l’hanno indubbiamente prodotto: la dissoluzione delle due coalizioni di centrodestra e centrosinistra.

Se prima di quell’appuntamento elettorale, al di là delle competizioni tra partiti dello stesso schieramento, si ragionava in una logica di blocchi contrapposti, tanto che qualcuno denunciava la presunta trama inciucista Renzi-Berlusconi per andare a governare insieme in caso di mancanza di maggioranze chiare, oggi il quadro politico ci regala altre prospettive.

Matteo Renzi, che pure continua ad avere in mano buona parte del Pd, è stato sconfessato da chi si candida a guidare il partito, vale a dire Nicola Zingaretti, più che mai intenzionato a marcare una netta discontinuità con il renzismo, ma i giochi sono ancora aperti.

Silvio Berlusconi, che era certo di prendere più voti della Lega alle elezioni del 4 marzo per poter determinare la formazione del nuovo governo, si trova a rincorrere l’alleato leghista, che però appare alquanto riottoso.

Sulla sinistra, quindi, i lavori in corso in casa del PD allontanano la possibilità di una riconciliazione tra le diverse anime post-comuniste, con una parte di Leu che medita di rientrare nel Pd e un’altra parte che vorrebbe resistere e preservare la propria identità. 

Sulla destra, Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, uomo di totale fiducia di Matteo Salvini, sostiene che occorre pensare alla creazione di un partito nazionalista, sovranista e populista.

 C’è una distinzione da fare esaminando le manovre a sinistra e a destra. Le forze di sinistra sono tutte all’opposizione, tanto che molte porzioni di popolo di sinistra guardano con interesse al Movimento Cinque Stelle e sperano che l’ala pentastellata capeggiata dal Presidente della Camera, Roberto Fico, possa prendere progressivamente le distanze dall’asse giallo-verde per dar vita a una formazione politica più dialogante con il Pd.

Le forze di destra, invece, sono in parte all’opposizione in parte al governo. La Lega, che pure è andata al governo da una posizione di debolezza (17% di voti conquistati il 4 marzo, quasi la metà di quelli portati a casa dai Cinque Stelle), ora sembra aver ribaltato i rapporti di forza con l’alleato grillino, sull’onda di sondaggi che danno il Carroccio in sorpasso rispetto ai Cinque Stelle che nelle scorsa settimana sono ulteriormente scesi nelle intenzioni di voto.

Ma Matteo Salvini e i suoi in campagna elettorale si sono presentati fianco a fianco con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni per convincere gli italiani a votare la coalizione di centrodestra. 

Si sa come sono andate le cose. Salvini ha firmato un contatto di governo con i Cinque Stelle e si è staccato dagli alleati storici, con i quali però continua a governare in periferia, soprattutto nelle Regioni, dove si accinge a riproporre candidati comuni con Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Nel centrodestra, quindi, a differenza che nel centrosinistra, c’è una questione di coerenza da preservare.

La Lega sta al governo nazionale con i Cinque Stelle, ma è in competizione con loro nelle campagne elettorali regionali.

Forza Italia e Fratelli d’Italia sono criticamente all’opposizione del governo giallo-verde ma poi con la Lega puntano a conquistare nuove regioni per governare insieme.

Quest’anomalia, che ricorda tanto l’atteggiamento dei socialisti che nella prima repubblica governavano con la DC ed il Pentapartito a livello nazionale e con il PCI a livello locale, dovrà avere prima o poi un epilogo.

Intanto, in vista delle elezioni europee del maggio 2019, per raggiungere il 4%, il partito di Giorgia Meloni sta tentando di attrarre spezzoni di partitini e movimenti di centro destra ad iniziare da quanti fanno capo a Raffaele Fitto, sempre protesi a cavalcare il presunto cavallo vincente.

Se la profezia di Giorgetti dovesse avverarsi, e se il Movimento Cinque Stelle dovesse progressivamente spostarsi sul fronte del centrosinistra, potrebbe crearsi un vuoto nell’area liberale, autonomista, moderata e di ispirazione cattolica, perché nessuna delle forze in campo riuscirebbe a rappresentarla e ad interpretarne le aspettative e le sensibilità.

Intanto Stefano Parisi ha rialzato il capo ed ha ripreso a girare l’Italia per cercare di creare un movimento liberaldemocratico aperto agli elettori moderati ed autonomisti che non si sentono rappresentati nell’attuale panorama partitico.

La Democrazia Cristiana ha celebrato la settimana scorsa il XIX Congresso che ha eletto quale Segretario politico Renato Grassi. Nel Consiglio Nazionale entrano 6 piemontesi pronti a confrontarsi alle prossime scadenze elettorali.

Potrebbe essere questa la sfida della politica italiana nei prossimi mesi?

Intanto a livello governativo sta emergendo sempre di più il divario antropologico tra la Lega e la vacuità di Di Maio e i suoi compari, con innegabili vantaggi elettorali e d’immagine per Salvini.

Tutto è possibile in politica e la situazione in Italia appare ancor più fluida.

Non ci resta che attendere, con un occhio di riguardo all’andamento economico-finanziario e quindi politico-istituzionale.

L’isolamento dell’Italia in Europa potrebbe inoltre comportare conseguenze ad oggi un tantino sottovalutate.

FRANCESCO ROSSA
Presidente Onorario
CIVICO20NEWS

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Articolo pubblicato il 21/10/2018