Torino - Da lagoon blue a Laguna verde
Laguna Verde

Ed altre grandi città satelliti nei progetti urbani di due sindaci compagni: Chiamparino e Corgiat

Il sindaco di Settimo, Aldo Corgiat doveva essere stato molto colpito dal film The blue Lagoon, girato nel 1980 dal regista Kleiser. Lagune blu, spiagge bianche, un romantico ambiente caraibico. Perciò, quando ha deciso di costruire sui confini tra Settimo e Torino, proprio all’imbocco delle autostrade, una lussuosa città satellite, ha deciso di chiamarla Laguna.

 

Non potendo chiamarla “ laguna blu” perché doveva sorgere in un’area desolata, come quella lasciata libera dall’area industriale della Pirelli, ha deciso di chiamarla LAGUNA VERDE.

Una città del tutto nuova, capace di ospitare almeno ottomila persone in un grattacielo alto 215 metri ed in 16 torri residenziali, circondate da migliaia di metri quadrati di parchi. Doveva essere una replica italiana alla Defense, il quartiere avveniristico che era stato costruito nel giro di 40 anni alla periferia di Parigi.

 

Il compagno Corgiat in quegli anni si era abituato a pensare tanto in grande da non rendersi conto che quegli ottomila abitanti dovevano andare ad aggiungersi ad altri ventimila abitanti che il sindaco di Torino, anche lui compagno, ossia Sergio Chiamparino, aveva deciso di insediare, una volta modificato il piano regolatore, in zona Regio Parco non lontano dal cimitero monumentale.

 

Due distinti progetti avveniristici, ispirati da una certa grandeur, che non tenevano conto del fatto che in città (cfr Monaco) vi erano già 55 abitazioni vuote.

Laguna verde nel 2011 era già stata progettata in tutti i dettagli ed era sul punto di partire.

Ma il povero Corgiat non aveva fatto i conti con un ruspante Sergio Chiamparino che, in quegli anni, nelle vesti di sindaco di Torino, non era certo l’uomo di oggi, costretto ad allearsi con la sindaca a 5 stelle ed a cercare sostegno nel nome della TAV in otto petulanti madamine.

 

Il sindaco di Torino, preso atto del progetto messo in campo da Settimo Torinese, non si fece scrupolo di affiancargli un altro progetto, da lui ideato e che doveva essere realizzato a ridosso di quello   programmato dal compagno Corgiat.

Un insediamento di altri quattromila abitanti, destinato a sorgere a fianco  di quello di Settimo, nelle aree lasciate libere dagli stabilimenti della Michelin e che riguardava la trasformazione urbana di un ampio spazio della Cebrosa.

 

In tutto ben 650mila metri quadrati destinati ad abitazioni, attività commerciali (supermercati) e servizi metropolitani. Anche qui grattacieli e maestosi centri direzionali.

Disattesi gli accordi presi a tavolino di non ostacolarsi a vicenda, tra il Corgiat ed il Chiamparino, scoppiarono le ostilità ed anche la guerra e, con l’aiuto del buon Dio, ambedue i progetti furono abbandonati scatenando la delusione delle COOP che ritenevano di avere già addentato l’osso.

 

A Torino, nostro signore, mettendo i due compagni l’un contro l’altro, ha fatto la grazia di sgravarla dal peso di altri ulteriori dodicimila abitanti, che aggiunti agli ottomila del grande progetto del Regio Parco, assommavano ad un totale di ben 32mila nuovi abitanti.

Ma così andavano le cose sotto i governi delle sinistre.

 

Ed è da rilevare il fatto che il quotidiano cittadino, La Stampa, in quei tempi posseduta dagli Agnelli, non si permetteva, come fa oggi, di domandare ogni giorno chi avrebbe finanziato quel vorticoso giro di miliardi, ed, anche, da quale pianeta sarebbero arrivati quelle 32mila persone da insediare nelle tre città satelliti dei sindaci Chiamparino e Corgiat.

 

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Articolo pubblicato il 14/05/2019