La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Storie di via Stampatori: ribellione di pregiudicati

Torniamo a occuparci dei trascorsi malfamati di via Stampatori, già da noi considerati in passato con particolare attenzione all’isolato di San Matteo, oggi sede del Palazzo delle Assicurazioni Venezia. Come si era detto, questa via era assurta a emblema della Torino malfamata per l’altissimo numero di prostitute di basso profilo che vi “esercitavano” la loro attività.

Questa fauna era stata enfatizzata da Mario Gioda con i suoi articoli poi raccolti nell’opuscolo “Torino sotterranea”.

A questo punto è opportuno chiarire la situazione della via Stampatori, non interamente in mano alla criminalità ma che presentava anche edifici popolati da brave persone e sede di realtà più che rispettabili.

La via è posta nella Sezione Moncenisio e presenta una successione di isolati. Procedendo da via Garibaldi troviamo: S. Alessio (numeri pari) e S. Paolo (numeri dipari). Nell’isolato di S. Alessio, al n. 4, vi è il Palazzo Scaglia di Verrua e l’Ambasciata di Spagna, nel 1862. Al n. 6 vi è l’Albergo I Due Buoi Rossi, all’angolo con via Barbaroux n. 34. Sempre al n. 6 troviamo la direzione del giornale satirico illustrato Il Fischietto, noto alle cronache risorgimentali per il suo appoggio alla politica di Cavour.

Nell’isola di S. Paolo, al n. 1 vi sono le Carceri Correzionali che si affacciano anche sulla via Barbaroux al n. 32, fino al 1870. Successivamente sono sostituite da edifici del Comune dove ha sede prima l’Anagrafe e oggi l’Archivio Storico di Torino.

Superata la via Barbaroux, troviamo gli isolati di S. Ottavio (numeri pari) e S. Oddino (numeri 5, 7, 9, 11) e S. Maria con la chiesa di S. Maria di Piazza. Nell’isolato di S. Ottavio vi sono i numeri 8, 10, 12. Al n. 12 si trova la direzione della rivista Guida del Maestro Elementare.

Superata la via Santa Maria, vi sono gli isolati di S. Eustacchio (numeri pari) e S. Andrea (numeri 13 e 15). S. Eustacchio ha i civici 14, 16, 18, al n. 14 vi è il Circolo Operaio Torinese (1884); al n. 16 la Bottiglieria Regis. Oggi ospita il Palazzo della Luce.

Attraversata la via Bertola, dal lato dei numeri pari troviamo il Giardino oggi Lamarmora e l’isolato di S. Matteo, con i numeri 17, 19, 21, che si affacciano sulla via Cernaia.

Gli isolati “criminali” sono quelli compresi tra la via Santa Maria e via Bertola, S. Eustacchio, S. Andrea e quello di S. Matteo che viene bonificato per primo con la costruzione del Palazzo delle Assicurazioni Venezia fin dal 1910. Restano gli isolati di S. Eustacchio e di S: Andrea per i quali occorre attendere il 1913, sul finire del mese di agosto.

La decisione dell’abbattimento non è certo gradita alla fauna locale come scriverà l’anonimo cronista giudiziario nel settembre dello stesso anno:

«[…] quel quartiere, che si estendeva tra le vie Stampatori e Bertola […] regno di donne di malo affare e di pregiudicati, di lenoni e sorvegliati speciali, di persone che la società confinava in quel luogo, per forza di selezione. Ora quel quartiere è circondato da uno steccato, e si sta demolendo, parecchi atti di barabbismo e di rappresaglia hanno caratterizzato la fine di quel fosco regno».

Uno di questi è riportato da La Stampa del 2 agosto 1913, “Ribellione di pregiudicati / Alcuni agenti contusi”:

In quel tratto di via Stampatori dove in ogni ora, specialmente della notte, pullulano uomini e donne dei più equivoci, è avvenuto un rumoroso incidente che per poco non prese più gravi proporzioni.

Una pattuglia di agenti di Pubblica Sicurezza in perlustrazione passava dinanzi alla casa numero 15, quando da una finestra furono lanciati alcuni sassi, che di rimbalzo ferirono leggermente ad un piede la guardia Giorgis ed al naso la guardia scelta Italo Canu, la quale dovette anzi essere accompagnata all’ospedale di San Giovanni, dove il dottore di guardia la giudicò guaribile in dieci giorni.

Gli agenti avevano richiamato l’attenzione di altri loro colleghi, che sopraggiunsero con un brigadiere. Ma le sassate continuarono, tanto che la pattuglia dovette ripararsi sotto un portone per evitare d’essere colpita.

L’incidente provocò molto rumore e in breve sorsero da ogni parte uomini e donne, che presero ad incitare l’autore della sassaiuola, insultando col più tristo e triviale frasario gli agenti. Le cose minacciavano di prendere una brutta piega e allora fu dato avviso alla sezione di P. S. Moncenisio ed al delegato Adabbo, il quale accorse con un piccolo rinforzo di agenti.

Si poté stabilire che le sassate provenivano dalla stanza occupata in via Stampatori, 15, dal sellaio disoccupato Alberto Zanotti di Giuseppe, d’anni 22, il quale si era barricato in casa e sfidava le guardie, insultandole.

Il funzionario decise di arrestarlo e penetrò con gli agenti nella casa, mentre fuori il gruppo dei sostenitori dello Zanotti continuavano nel loro clamore minaccioso.

Il giovinastro, all’intimazione di aprire, rispose con ogni sorta di contumelie e gli agenti per mettere fine alla gazzarra, abbatterono la porta della stanza dove lo Zanotti si era barricato.

Lo sciagurato individuo minacciava di uccidere il primo agente che fosse penetrato nell’abitazione e quando le guardie fecero irruzione nella stanza, egli, che si era armato di un coltello, si gettò contro di esse come un forsennato.

Gli agenti non si lasciarono intimorire per così poco, ma si fecero addosso allo Zanotti, impegnando con lui una violenta colluttazione e riuscendo infine a ridurlo all’impotenza. Il giovinastro fu strettamente ammanettato e tradotto alla sezione di Pubblica Sicurezza.

Durante la colluttazione, la guardia Sebastiano Passanisi, d’anni 23, era pure rimasta ferita alla mano sinistra ed il funzionario provvide ad accompagnarla al San Giovanni per farla medicare. Il dott. Quarella giudicò il Passanisi guaribile in otto giorni.

Quando coloro che avevano spalleggiato lo Zanotti lo videro in arresto, compresero che anche per essi spirava cattivo vento e si squagliarono dopo aver urlato gli ultimi insulti. In via Stampatori furono rinforzate le pattuglie di fazione e intanto fu dato ordine di provvedere a togliere dalla circolazione gli elementi più equivoci del luogo.

 

Così la Cronaca Cittadina de La Stampa presentava ai suoi lettori la situazione di una “Corte dei Miracoli” torinese il cui destino era ormai segnato.

 

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Articolo pubblicato il 08/03/2020