PANDE-mia da PANDE-monio?

Sarcasmo macabro, scomode osservazioni ed ottimismo pratico.

In questi momenti di sconvolgimento delle nostre certezze ed affetti, la stragrande maggioranza degli accenti comunicativi si posa sugli effetti negativi e dolorosi di ciò che sta avvenendo, ribaltando la realtà dei fatti attraverso la dimenticanza di gran parte di ciò che di positivo sostiene l’intera vita del pianeta e dei suoi abitanti.

Tutto ciò scatena reazioni ancestrali ed incontrollate di paura e difesa che trasformano la nostra casa comune nel luogo delle più aberranti azioni (il cui intero elenco ometto per evitare di peggiorare la situazione).

 

Questa che stiamo vivendo è una pandemia costituita anche da un aspetto del pandemonio suscitato a livello delle nostre superficiali certezze e desideri.

 

In altre parole …

 

Pandemonio come putiferio sistemico e mediatico.

 

Non si sa più a chi vendere tutto quello che viene prodotto.

Non si sa più come trovare un modo di intendersi senza malintesi.

Non si sa più come governare quelli che hanno buttato via remi e timone (cervello e coscienza).

Non si sa più come restituire i debiti contratti per cose superflue.

Non si sa più come si potranno pagare le pensioni.

Non si sa più come contrastare l’inquinamento atmosferico.

Non si sa più …

Non si sa più …

 

E allora sapete che c’è?

 

Mi faccio venire un bel mal di testa, mi chiudo in casa per i prossimi anni e mi metto a digiunare come coloro a cui basta respirare per vivere.

 

Così tutto quel che resta fuori dovrà vedersela da sé.

 

A pensare di produrre solo cose essenziali.

A stabilire un modo semplice e non equivocabile di comunicare.

A lasciare che le relazioni si governino senza imposizioni.

Ad azzerare i debiti e non crearne inutilmente altri.

A fare quello che è necessario fino in fondo senza accumulare credito.

Ad evitare di avvelenare l’ambiente.

E a fare …

E a fare …

… solo quello che serve davvero!

 

Utopistico pensare che possa succedere?

 

Ops, dimenticavo un dato non secondario: nel 2050 su queste cose dovranno mettersi d’accordo solo due persone, quelle rimaste fuori!

 

E gli altri?

 

Beh, chiaro: tutti con il mal di testa a digiunare chiusi in casa!

 

Fatte queste premesse, al netto della sofferenza che i fatti della vita riservano, insieme a tutto ciò che c’è di buono, ad ognuno di noi in ogni istante, vorrei ricordare che il bilancio (pandemie comprese) è sempre mediamente questo:

 

per ogni deceduto ci sono due nuove nascite.

 

Detto sottovoce:

(molto più e meglio di come diceva mia nonna: in ogni famiglia quando deve arrivare un nuovo membro un altro gli deve cedere il posto – e l’umanità è certamente una grande famiglia – Quindi cominciamo a preoccuparci veramente quando non ci saranno più nuovi nati!).

(… e … la curva di crescita pandemica si sovrappone in modo quasi coincidente con quella dell’incremento demografico, per cui chi ha voglia di specularci su osservi l’andamento delle due nel futuro e ne tragga le sue considerazioni).

(… e … in questo scatafascio mentale organizzato, alcuni cominciano a dire che questo virus rende sterili i maschi e che quindi le donne, meno vulnerabili, sosterranno il proseguimento della vita. Forse imparando a generare da sole solo altre donne! E i maschi rimanenti giocheranno a calcio sulla playstation fino alla completa estinzione per selezione naturale).

(… queste ed altre amenità potrete continuare ad ascoltarle direttamente dagli esperti accompagnati da coorti di sorridenti e plaudenti, indici di ascolto planetari, e milioni di “mi piace” di sostegno cliccati in automatico dalla nostra cognizione di causa in materia).

I like!

Auguri!

 

(statistiche in tempo reale vedi:

https://www.worldometers.info/it/)

 

foto e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 29/03/2020