Stradario torinese: via Emilio Salgari

Il romanziere morì suicida il 25 aprile 1911, il suo ricordo è stato tramandato anche dalle sue trame utilizzate per film e produzioni televisive

La via Emilio Salgari si trova nel quartiere Regio Parco, tra la Chiesa di San Gaetano di Thiene con la Manifattura Tabacchi e la piazza Sofia. Dalla via Gabriele Rossetti raggiunge il corso Taranto ed è in vicinanza del Parco della Confluenza, dove la Stura di Lanzo si getta nel Po.

A 109 anni dalla tragica scomparsa del titolare di questa via, nato a Verona il 21 agosto 1862, mi rendo conto che in questo caso non si può parlare di un “desaparecido”. In Torino esiste la Scuola elementare “Emilio Salgari”, in via Lussimpiccolo n. 30 costruita tra il 1979 e il 1980, e una targa commemorativa ricorda la sua casa di abitazione, in corso Casale n. 205.

I romanzi di Emilio Salgari hanno incontrato il gusto della produzione cinematografica e poi televisiva e questo fatto ha largamente contribuito al protrarsi del suo ricordo, anche oltre i confini nazionali.

Per questo motivo, fra le tante commemorazioni odierne di Emilio Salgari, vorrei ricordare i due film ispirati da suoi libri, girati a Torino nel 1953 presso gli Stabilimenti FERT di corso Lombardia.

Sono «I Misteri della jungla nera» e «La vendetta dei Thugs», ispirati da due libri salgariani del ciclo indo-malese che hanno come protagonista Tremal Naik, il cacciatore bengalese di tigri che combatte contro i perversi strangolatori Thugs, nella giungla di un’India immaginaria.

Tremal Naik è interpretato da Lex Barker, noto come il «decimo Tarzan» per i film di successo girati in precedenza, alcuni ancora in programmazione.

La lavorazione di questi due film a Torino (gli esterni sono girati a San Rossore) - più un terzo di ispirazione salgariana ma con diversi interpreti - desta una certa attenzione da parte del giornale torinese «Stampa Sera» nel mese di agosto, al tempo notoriamente povero di notizie perché la città era praticamente spopolata per le ferie della “nota casa automobilistica”.

Così su «Stampa Sera» del 20 agosto 1953 leggiamo che il produttore Giorgio Venturini ha rischiato di essere sbranato dalla tigre che fa parte del cast.

 

Fra gli artigli della tigre

Negli stabilimenti «Fert» sono in corso di lavorazione tre film: La vendetta dei Thugs, I misteri della giungla e Il tesoro del Bengala. In un ambiente così salgariano non possono mancare le belve. Ed ecco infatti, insieme con nomi celebri di attori - fra gli altri Lex Barker, già rinomato «Tarzan» - una tigre, una autentica tigre. Si chiama Darma, ma il suo domatore George Rex la chiama confidenzialmente Sacha. Ha 14 mesi ed è stata acquistata ad Amburgo per 1500 dollari.

Questo è tutto quanto si sa di Darma. Possiamo aggiungere che, di solito, assomiglia più a un pacifico grosso gatto che ad una belva feroce. Ma non sempre. Ieri ad esemplo ha voluto dare la prova che gli istinti atavici non sono del tutto spenti in lei e poco ci è mancato che la dimostrazione riuscisse fin troppo convincente. Darma infatti ha assalito Giorgio Venturini, il produttore dei tre film, e soltanto l'intervento del domatore ha permesso al Venturini di cavarsela con qualche graffiatura.

Il produttore, certo di aver ormai acquistato la simpatia e la confidenza della tigre, entrava ieri nella gabbia prima del domatore. L’animale sonnecchiava in un angolo, ma, improvvisamente, sia che fosse offeso dall'intrusione sia che non avesse riconosciuto il suo amico, balzava addosso al Venturini e con una zampata lo scaraventava a terra. È difficile dire che cosa ne sarebbe seguito (le reazioni delle tigri sono piuttosto imprevedibili) se non fosse subito intervenuto il domatore che, afferrata per il collo saldamente Darma, la costringeva ad accucciarsi ringhiante in un angolo della gabbia.

Frattanto il dott. Venturini aveva guadagnato rapidamente l'uscita. Un medico, subito accorso, constatava che le sue ferite erano superficiali e lo dava guaribile in pochi giorni.

Più interessante il successivo articolo «Tre romanzi di Salgari dinanzi alla macchina da presa», a firma di Ernesto Quadrone, sempre su «Stampa Sera» del 25 agosto. Quadrone considera con distacco vari aspetti della produzione, parla con una certa sufficienza di Lex Barker («È un giovanottone, cordiale, allegro, dai modi di un vero «gentlemen». Ha preso in simpatia Torino e la trova una delle più belle città italiane…»), esalta la bellezza delle attrici, accenna agli interpreti maschili, illustra l’impiego per le riprese di animali selvatici come alcuni pitoni e la già ricordata tigre Darma.

La parte più suggestiva è il suo incontro con Omar Salgari, il figlio dello scrittore:

«- Si narra la storiella - gli diciamo - che suo padre abbia scritto le mirabolanti avventure dei suoi libri senza mai essersi mosso da Torino.

- Storie - ci risponde. - Mio padre era capitano di lungo corso e come tale ha girato il mondo. Nei suoi racconti egli ha descritto fedelmente i luoghi da lui visitati con un... po’ di fantasia».

Risposta patetica, che cerca di accreditare una improbabile immagine paterna, e particolarmente penosa considerando a chi è propinata.

Ernesto Quadrone (Mondovì, 1887 – Torino, 1960), già colonnello degli Alpini pluridecorato, scrittore per il teatro e regista di un film sull’Africa (Mudundu, 1935) per 35 anni giornalista de «La Stampa», inviato in Brasile, Cina, Africa, ha volato con Italo Balbo in Brasile. È stato corrispondente di guerra, due volte ha rischiato la morte in navi silurate e ha partecipato alla Resistenza!

In altre parole, magari crudeli ma veritiere, Ernesto Quadrone è stato quello che Omar Salgari sognava fosse suo padre.

L’idea stessa di ricostruire la Giungla Nera tra corso Lombardia e San Rossore è molto vicina alla cifra della produzione salgariana che prevede di ambientare comportamenti impavidi, ardimentosi e generosi – valori universali ma particolarmente considerati al suo tempo – in panorami esotici ricostruiti non per diretta conoscenza ma grazie a enciclopedie, pubblicazioni come il «Giornale illustrato dei viaggi e delle avventure di terra e di mare», scritti di viaggiatori ed esploratori. Perché personalmente ritengo che delle letture giovanili ho ammirato e mi sono restate più impresse, non le ambientazioni ma l’audacia, la generosità e tutte le altre qualità dei protagonisti, maschili ma anche femminili.

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Articolo pubblicato il 25/04/2020