La Biblioteca Nazionale d’Israele apre al mondo la sua collezione di 2.500 rari manoscritti e libri islamici
Pagina iniziale di manoscritto del Corano, da Isfahan, 1735

Grazie al progetto di digitalizzazione, persone da ogni paese potranno vedere e studiare un tesoro di opere in arabo, turco e persiano che spaziano dal IX al XX secolo

La Biblioteca Nazionale d’Israele, in coordinamento con il Fondo Arcadia, ha annunciato lunedì un’importante iniziativa volta a permettere l’accesso digitale a oltre 2.500 preziosi manoscritti e libri islamici.

 

Grazie a una sovvenzione di Arcadia, un fondo di beneficenza di Lisbet Rausing e Peter Baldwin, l’iniziativa prevede la digitalizzazione e il caricamento on line di immagini ad alta risoluzione della vasta collezione di libri e manoscritti, il miglioramento della loro descrizioni in arabo e in inglese e lo sviluppo di una piattaforma digitale in inglese, ebraico e arabo.

 

Il comunicato stampa della Biblioteca Nazionale spiega che gli esperti esamineranno meticolosamente tutti i documenti da sottoporre a scansione allo scopo di garantirne la migliore conservazione, adottando le adeguate misure di salvaguardia su tutti i libri e manoscritti ritenuti in cattive condizioni.

 

L’iniziativa permetterà agli utenti di tutto il mondo di accedere ai manoscritti e ai libri attraverso immagini ad alta risoluzione, opzioni di ricerca facilmente intuitive e altri strumenti appositamente predisposti. L’imponente progetto dovrebbe concludersi entro il 2023.

 

Tra alcuni dei documenti unici che verranno inclusi nel processo di digitalizzazione figura una copia iraniana della grande raccolta Tuhfat al-Ahrar del poeta mistico persiano Nur al-Din Jami, originariamente prodotta nel 1484 quando l’autore era in vita.

 

Fra gli altri elementi della collezione figurano copie del Corano riccamente decorate e opere letterarie ricamate con foglie d’oro e lapislazzuli, provenienti da tutto il mondo musulmano. Oltre a quelli in arabo tradizionale, molti dei documenti islamici conservati nella Biblioteca Nazionale d’Israele sono scritti in persiano e turco, spaziando dal IX al XX secolo.

 

Il comunicato stampa sottolinea che la maggior parte dei manoscritti vennero acquisiti tramite una donazione di Abraham Shalom Yahuda (1877-1951), uno studioso nato a Gerusalemme che fu linguista, scrittore e traduttore di molti manoscritti islamici e di testi giudeo-arabi medievali.

 

La collezione è anche caratterizzata dal fatto di abbracciare tutte le principali discipline islamiche e le varie tradizioni letterarie, con eccezionali documenti provenienti dalle biblioteche reali Mamelucche, Moghul e Ottomane. La Biblioteca Nazionale d’Israele si configura così come un importante centro per i ricercatori che studiano opere relative alla cultura islamica e mediorientale.

 

“Abbiamo il privilegio di poter aprire l’accesso digitale a questi tesori – ha dichiarato Raquel Ukeles, curatrice della collezione Islam e Medio Oriente della Biblioteca Nazionale d’Israele – e ci auguriamo che questo progetto contribuisca a una maggiore conoscenza e a promuovere studi condivisi relativi alla civiltà islamica. È una delle tante iniziative volte a connettere la Biblioteca Nazionale d’Israele, con sede a Gerusalemme, e la comunità globale”.

 

Anche Peter Baldwin, co-fondatore e presidente di Arcadia, ha sottolineato l’importanza dell’apertura di un accesso digitale: “Siamo lieti di sostenere la Biblioteca Nazionale d’Israele nello sforzo di garantire il libero accesso delle persone di tutto il mondo questa sua eccezionale collezione”, ha detto Baldwin.

 

Jerusalem Post

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Articolo pubblicato il 14/06/2020