Casalborgone (To) e il progetto Molo 50 - 1di10 - premessa

Attualità di un progetto visionario proposto alla popolazione dieci anni fa.

Riporto alla luce una esperienza che molto mi ha insegnato e continua tuttora a farlo. In questi momenti di estrema incertezza in cui si continuano a perdere posti di lavoro, senza alternative, e le relazioni sociali sono sempre più indirizzate al virtuale, personalmente autoescludente, o, al contrario, al contatto fisico massivo e inconsapevole delle grandi manifestazioni, politiche, ludiche o culturali, mi ritornano in mente le proposte del progetto Molo 50. Proposte che, lungi dal essere sostitutive di alcunché, potevano affiancare o integrare le iniziative o le lacune del tessuto socio-economico-culturale-ludico-educativo allo stato dell’arte.

Al tempo della sua presentazione alla Popolazione e alla Amministrazione, quale proposta concettuale, fu definito un progetto visionario.

 

In corso di presentazione vi furono parole di apprezzamento generali (*) alle quali seguirono alcune inevitabili perplessità di qualche collega locale (**) che, come vedremo in seguito, giudicò la bontà della proposta in relazione al fatto che i proponenti gli fossero sconosciuti (mentre quando il sole splende è evidente a tutti, chiunque sia a dirlo, perfino a chi, non potendolo vedere, ne percepisce anche solo il calore).

 

L’esame di fattibilità del progetto coinvolse alcune persone di buona volontà e capacità, ma, pur sostenuto dai dati di un Business Plan (***), sviluppato nell’anno successivo, esso non divenne mai operativo.

 

Anche se …

 

molti dei suggerimenti preconizzati allora sono diventati realtà, transitoria e precaria, in questa fase di emergenza.

 

Suggerimenti di buon senso che hanno permesso di mettere in pratica alcune iniziative essenziali per la sopravvivenza della società (speriamo) senza sottostare ai soliti rigidi vincoli economici, finanziari, burocratici, speculativi, assicurativi, egoistici e umorali.

 

Il superamento di tali vincoli, che da lungo tempo minano alle radici la sostenibilità di ogni sana attività umana, costituiva invece la base essenziale su cui poggiavano le possibilità di sviluppare quel progetto.

 

Ma andiamo con ordine.

 

Citeremo, per onor di cronaca, alcuni estratti salienti del progetto che metteranno in risalto come fatti, già al tempo evidenti per alcuni, abbiano avuto bisogno di almeno una decina di anni e un evento scioccante per diventarlo anche per una platea più ampia di osservatori e operatori politici e sociali.

 

 

Inizio di citazione dal PROGETTO MOLO 50

 

PREMESSA

 

Viviamo in una società in cui predomina il benessere; ma, dopo anni di sviluppo continuo e inevitabili sprechi, arriva il momento in cui conviene prendere atto dei fatti e dei cambiamenti che si stanno determinando.

 

Conseguentemente occorre riesaminare esigenze ed aspettative, volgendole ad uno sviluppo sostenibile senza la necessità di consumare esasperatamente ogni cosa alla ricerca spasmodica del “sempre di più e sempre più in fretta”.

 

Chi non impara dal passato paga pegno nel futuro” diceva un saggio dimenticato.

 

Anche se le parole di avvertimento si possono scordare, ci pensano i fatti a ricordarcele.

 

La situazione in cui stiamo vivendo non lascia spazio a dubbi.

 

Dove c’è stata troppa speculazione, essa è stata controbilanciata da crolli di valore improvvisi, e dove c’è stato troppo di tutto, c’è il rischio di non avere più niente.

 

Se prima c’erano paesi in cui i nostri imprenditori andavano a colonizzare il mercato, ora ci sono paesi che producono da sé e stanno riversando su di noi i loro prodotti di buona qualità a prezzi impossibili da contrastare.

 

Se prima c’erano molte multinazionali che portavano posti di lavoro, ora questi posti sono svaniti insieme ad esse.

 

Si potrebbe andare avanti all’infinito con esempi simili: gli ultimi due anni hanno conclamato una crisi dei modelli di sviluppo che, benché prevista da molti anni, non ha potuto essere evitata e, anche se tutti provano a tranquillizzare l’opinione pubblica, nessuno può sapere come se ne uscirà.

 

E allora?

Cosa si può fare?

E soprattutto cosa possiamo fare noi?

 

Infatti qui sta il vero nodo.

 

Infatti, se non facciamo qualcosa noi per noi stessi, perché altri lo dovrebbe fare per noi?

 

L’epoca dell’illusione che tutto ci sia dovuto, cioè che abbiamo solo dei diritti, senza che ci sia una nostra partecipazione corresponsabile, ovvero dei doveri, è finita.

 

Si apre un nuovo capitolo di interessanti possibilità, che l’esperienza ci ha messo a disposizione in mezzi e capacità, ma di cui ciascuno di noi deve prendersi la responsabilità di perseguire, facendo tutto ciò che è necessario.

 

Solo così il debito che le nostre generazioni hanno contratto verso le generazioni future potrà, in parte, essere restituito.

 

Questa è la nostra certezza nel formulare le proposte che seguiranno e insieme l’augurio a tutti noi che esse possano essere comprese e messe in pratica.

 

Fine di citazione dal PROGETTO MOLO 50

 

 

Queste parole potrebbero facilmente essere riutilizzate come sintesi della situazione che stiamo vivendo anche in questo momento, dieci anni dopo, e come sprone per una ripartenza su presupposti diversi da quelli che ci hanno condotto a questa crisi trasversale.

 

Una crisi che, pur presente da decine di anni, si sta sempre più rivelando, sotto la sferza estemporanea di una pandemia, come crisi sistemica.

 

Per giustificare una crisi di tale portata, evidente in sé, ogni persona o ente coinvolto stanno utilizzando speculativamente tale pandemia come un pretesto provvidenziale per coprire la grave situazione in cui, da lungo tempo ormai, decenni, nessuno sapeva più che pesci prendere per uscire dal “cul de sac” nel quale l’umanità intera si è infilata ridendo e scherzando, allo stesso modo in cui molti continuavano a ballare mentre il Titanic affondava.

 

Tutti noi siamo corresponsabili di questa situazione (nessuno escluso, anche chi crede diversamente), tutti noi dovremo affrontarne le conseguenze e ciò che saremo costretti a fare per necessità (che ci piaccia o meno).

 

E come al solito ne usciremo tutti un po’ ammaccati, cambiati e disposti, almeno per un certo tempo, a scendere a più miti consigli con le reali necessità e con i nostri sconsiderati desideri, come una vera comunità di esseri umani e non come un coacervo di piccoli dittatori convinti che la colpa di quello che non va sia sempre di altri e il proprio operato sia sempre indiscutibilmente giusto, sempre pronti a criticare, seduti in poltrona, e mai a fare qualcosa mettendosi in gioco rischiando il giusto.

 

Fatte queste doverose premesse, evidenzieremo alcuni contenuti del progetto nei prossimi articoli.

 

foto elaborazione e testo

pietro cartella  

 

note

nei prossimi articoli, oltre ai contenuti del progetto, troverete:

(*) i commenti degli Amministratori e della Popolazione, tratti dalle registrazioni filmate della presentazione,

(**) la sintesi delle critiche, tratta dagli articoli della stampa locale,

(***) alcuni dati, tabelle e indici di fattibilità, contenuti nel Business Plan.

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Articolo pubblicato il 02/07/2020