Casalborgone (To) e il progetto Molo 50 – 8di10 - Commenti dei partecipanti alla presentazione.

Attualità di un progetto visionario proposto alla popolazione dieci anni fa.

Quando si ascoltano commenti relativi a qualche iniziativa innovativa, soprattutto se abbisogna di un minimo di approfondimento e metabolizzazione, difficilmente si assiste ad interventi che si sbilancino in senso positivo o negativo. Giustamente!

Tuttavia ogni intervento è sempre gradito poiché è segno di attenta partecipazione. Nessuno può pretendere che chi vede e sente qualcosa per la prima volta lo faccia in modo sicuramente coerente con contenuti che neppure chi propone ancora conosce.

 

Infatti una cosa è proporre e un’altra cosa è dare struttura operativa ad un progetto. Per la sua definizione realizzativa occorrerà ben altro che solo chi ha esperienza nel farlo conosce.

 

Per esperienza, infatti, so cosa voglia dire e per questo accetto che chi non ne abbia esprima pareri dettati dal buon senso e dall’emotività anche se poco coerenti con la realtà dei fatti.

 

Comunque sia, ognuno ha diritto di esprimere il proprio parere ed è quanto troverete riportato di seguito.

 

 

COMMENTI ALLA PRESENTAZIONE PUBBLICA DEL PROGETTO - Estratti dalla registrazione filmata della presentazione del progetto Molo 50 – parco residenziale delle risorse umane.

 

Sintesi degli interventi

 

Sabato sera, 10 aprile 2010, alle ore 21 è stato presentato presso il salone parrocchiale il progetto Molo50, parco residenziale delle risorse umane.

 

I proponenti, M. F. e P.A.C. hanno detto:

“Casalborgone è una realtà strutturata nella quale esiste un capannone di circa 8000 mq posto a pochi passi dalla piazza principale.

Tale realtà, alla luce della attuale crisi, ha bisogno di ricreare il proprio tessuto economico, sociale e culturale, adeguandolo alle necessità del momento e pensandolo in una prospettiva di miglioramento di tutto l’ambiente che lo mantiene in vita. Un processo di pensiero e di realizzazione non privo di difficoltà

Ma, spesso, sono proprio le difficoltà che ci spingono ad aguzzare l’ingegno e fare cose che si rivelano migliori rispetto a quelle che si tenta di tenere in piedi a tutti i costi.

In pratica si rendono necessari alcuni cambiamenti concettuali che ci coinvolgono in prima persona e di cui dobbiamo assumerci personalmente la responsabilità della loro concreta attuazione.

Per farlo disponiamo ancora di tutte le risorse necessarie: luoghi, attrezzature, materiali, tecnologie, persone e denaro.

 

Sì perché, nonostante la crisi in atto, di denaro ne abbiamo ancora, ma preferiamo utilizzarlo per altro, ritenuto egualmente o maggiormente importante, dimenticando che senza lavoro non si possono mantenere neppure le più elementari necessità primarie, compresa la Repubblica Italiana che, come cita l’art.1 della sua Costituzione, “è una Repubblica fondata sul lavoro”.

 

Ora la proposta di concentrare in una “cittadella” molte attività diverse, produttive, ludiche e culturali, permette di vivere il contesto senza disperdere le risorse.

Ma per poterlo fare, dobbiamo cambiare mentalità e quindi atteggiamento verso le cose, le situazioni e le persone.

Scopriremo così che non esistono sempre e solo ostacoli, ma anche comprensione, collaborazione e aiuto.

Abbiamo potuto constatare, con l’esperienza dei corsi presso l’UNITRE, la grande disponibilità all’ascolto e al dialogo della gente di Casalborgone, anche su argomenti che nessuno si sarebbe mai azzardato ad esporre. Tale disponibilità ci ha fatto ben sperare nel momento di proporre altro.

E dobbiamo dire di aver trovato persone di grande apertura che hanno messo a disposizione la struttura di riferimento, secondo modalità corrette, ovvero giusto ritorno economico e libera fruibilità ad ogni proposta seria.

Abbiamo inoltre constatato l’immediatezza con cui il Sindaco e tutti gli altri Membri dell’Amministrazione del paese hanno intuito il senso della proposta, la loro disponibilità al dialogo e alla collaborazione personale.

Tutto questo non solo fa ben sperare, ma stimola a procedere praticamente.

 

Il sindaco A.G. è intervenuto dicendo:

“Ho avuto modo di valutare questo progetto che mi era stato presentato in anteprima.

Ho potuto constatare ed apprezzare il fatto che il punto di partenza della proposta sia completamente diverso dai soliti in cui si cerca di rimediare “fondi pubblici” che poi vengono “bruciati” senza riuscire a proporre qualcosa in grado di reggersi da solo sulle proprie gambe.

Tutti cercano sempre e solo la possibilità di avere “finanziamenti pubblici”, ovvero di usare soldi degli altri, non i propri.

Questa sera viene fatta una proposta originale: si intendono utilizzare tutte le risorse presenti sul territorio, allargando anche le vedute all’intorno, per creare occupazione e per lo sviluppo e la salvaguardia del territorio.

Non quindi proporre o vendere la propria attività, ma creare occupazione.

Creare un polo di interesse e curiosità, dove si svolgono lavori di nicchia che non possono avere concorrenza da parte della grande produzione, perché troppo difficili da copiare.

 

R. A., ricercatore nel settore telecomunicazioni, ha domandato e aggiunto:

“è quindi una specie di incubatore sul territorio?

E poi, ritrovandomi abbastanza con quanto è stato detto finora, ed avendo avuto la fortuna di essere stato pagato per fare un lavoro di ricerca col quale mi sono anche divertito, mi piace l’idea e vorrei sapere se una proposta come questa possa essere estesa in modo generico.

 

S.G., titolare di una ditta che si occupa della produzione e vendita di modellini di auto e barche, testimonia di aver intrapreso la sua attività nel 1996 contro il parere di tutti e contro le regole del mercato globale.

Oggi, pur con tutti gli alti e bassi dovuti alle varie contingenze, continua a sfornare modellini divertendosi, non ha debiti e viene regolarmente pagato dai clienti che invece fanno difficoltà a pagare altri fornitori.

Gli stessi che prima lo criticavano ora lo invidiano.

Alcuni di loro non possono neppure permettersi il lusso di chiudere l’attività in quanto impegnati con leasing o finanziamenti che dovrebbero restituire.

 

E.C., titolare di un esercizio pubblico è intervenuto dicendo:

“sono arrivato questa sera completamente all’oscuro di quanto avrei potuto sentire. Sono rimasto molto colpito da quanto ho intuito esserci dietro questa proposta; ora ognuno di noi dovrà avere il tempo per metabolizzarla e poi fare a sua volta altre proposte. Ma posso sicuramente dire che in 38 anni passati a Casalborgone questa è la più bella proposta, la più all’avanguardia per lo sviluppo di questo paese. Per questo, anche se non so ancora in quale modo, io ci sarò.

 

A. C., sindacalista metalmeccanico in pensione, continua:

premesso che si tratta di un bel progetto, mi ricorda un po’ il vecchio polo Lancia di Chivasso, un polo che doveva fare sistema ma che è finito male.

Però voglio essere ottimista e perciò ricordo solamente che occorrono aiuti iniziali per i giovani che vogliono intraprendere.

E in tal caso a Casalborgone ci possono essere le risorse necessarie, ed i cervelli in modo particolare.

 

M.F. prima di lasciare spazio ad un altro intervento ricorda che è nostro dovere rispondere ai giovani che hanno esigenze di vita qualitativamente diverse e che questa “cittadella” offrirà spazio dal contadino all’avvocato.

 

G.B., dirigente d’azienda in pensione, inizia il suo intervento dicendo di aver avuto modo di esaminare il progetto in precedenza e prosegue:

“Certamente ad un primo impatto può sembrare cosa da “visionari”, ma forse occorre proprio una visione diversa, un punto di arrivo ambizioso, come questo progetto è.

Alcune realtà non hanno funzionato, perché si voleva far funzionare a tutti i costi qualcosa che non funzionava di suo.

Perché invece questa iniziativa può funzionare?

Perché non necessariamente si devono mettere in pratica proprio solo gli esempi proposti; magari non se ne farà neanche uno di questi, ma sicuramente tra quelli che saranno stati sollecitati da questi spunti si troveranno proprio quelli che funzionano.

I problemi che incontra chi oggi vuol fare qualcosa si originano dalle lungaggini burocratiche, da impedimenti finanziari, di mercato, di rendimento e di durata.

Infatti se passa troppo tempo dal momento in cui parte l’idea, le risorse per realizzarla finiscono per disperdersi e consumarsi; così l’idea si spegne.

Se in un primo tempo ero parso scettico, dopo essere tornato a casa, aver riflettuto e compreso che non erano importanti gli esempi proposti ma l’idea che stava dietro ad essi, ho dovuto ricredermi.

Sinteticamente posso dire che in tale contenitore chiunque, artigiano, contadino o ricercatore, abbia un’idea da sviluppare, potrà farlo trovando un tessuto di conoscenze e disponibilità, un terreno fertile in cui tutte le procedure al contorno saranno agevolate per poter render quell’idea praticabile in tempi e modi ridotti al minimo.

Nessuno chiederà calcoli di redditività o in quale modo ci si intende finanziare.

Se l’idea è buona il resto arriverà da sé. Ovvio che occorra una gran forza lavoro, in modo particolare manuale”.

 

G.P., consigliere di minoranza della nuova Giunta Regionale così interviene:

“Oggi il concetto di lavoro, di sistema di lavoro, ha subito un duro colpo. Sicuramente occorre avere un’altra idea di sviluppo economico nuovo, che nasce magari da esperienze singole.

Deve essere rivisto il ruolo dell’uomo nel suo spazio di vita.

Il modello in cui uno pensava e dava lavoro a milioni di persone è ormai irreversibilmente finito.

Il “pubblico” dovrà svolgere il suo ruolo di accompagnamento del “privato” solo dove il privato prende un’iniziativa valida.

Allora il pubblico potrà creare tutte le condizioni necessarie per accompagnare a buon fine l’iniziativa che il privato perseguirà con volontà e forza (anche finanziaria).

Oggi esistono nella nostra regione diversi poli di sviluppo molto particolari all’interno dei quali vi è la presenza del Politecnico e di imprenditori di nicchia.

Ma quello che dobbiamo portare a casa da una serata come questa è comprendere la necessità di ripensare il rapporto uomo-lavoro-ambiente in termini diversi da come eravamo abituati.

 

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Domande e risposte (tratte dai cartelli esplicativi successivamente esposti per alcuni giorni)

 

1 – cosa è molo 50?

È una cittadella di attività lavorative, ludiche, culturali che si interscambiano senza barriere, dove ognuno può trovare ciò di cui ha bisogno.

 

2 – chi può partecipare?

Chiunque abbia necessità, buone idee, buona volontà, o possa mettere a disposizione risorse di qualunque tipo (tempo, attrezzature, materiali, oggetti o altro).

 

3 – in che modo?

Dando la propria disponibilità a partecipare, iscrivendosi senza impegno, per permettere una prima valutazione organizzativa.

 

4 – e poi cosa succede?

Entro il mese di luglio tutte le iscrizioni saranno esaminate e valutate in modo da poter ricontattare gli iscritti. Dopo aver conosciuto il progetto finale essi potranno decidere se aderire definitivamente o no.

 

5 – conseguentemente ………

Se ci saranno le condizioni necessarie, in autunno prenderà il via la fase operativa.

 

6 – come si intende organizzare il tutto?

Mediante una associazione di promozione sociale alla quale aderiranno tutti i partecipanti.

 

7 – in quale forma saranno organizzate le attività?

Nella forma più adatta alle necessità proprie di ogni attività, forma che verrà studiata di volta in volta.

 

8 – dove si svolgeranno le attività?

In spazi aperti o chiusi all’interno del capannone.

 

9 – quali saranno i costi da sostenere?

Il minimo possibile compatibilmente con la tipologia di attività.

 

10 – e la burocrazia necessaria?

Sarà ridotta al minimo.

 

11 – quanto si dovrà anticipare per avviare l’attività?

Solo la quota associativa annuale (ancora da stabilire) e i costi vivi delle pratiche e allacciamenti ai servizi e energia.

 

12 – e il costo dello spazio, degli allestimenti e delle attrezzature e dei materiali?

Sarà compito dell’associazione trattare come gruppo di acquisto per spuntare le migliori condizioni.

In linea di massima ogni cosa sarà presa in comodato d'uso con la clausola che una quota parte del ritorno economico delle attività svolte mediante l’uso di tale cosa verrà riconosciuto come “giusto compenso” per il comodato.

Dopo la trattativa, i rapporti economici e gli altri impegni, avverranno tra i diretti interessati secondo le vigenti leggi e consuetudini.

 

13 – quanto costa il servizio fino alla costituzione dell’associazione?

Nulla, in quanto ciò che stiamo facendo è puramente volontario e si inserisce nel contesto degli accordi tra privati.

 

14 – perché lo stiamo facendo?

Perché crediamo che solamente prendendoci la responsabilità in prima persona potremo migliorare le cose.

 

15 – cosa ci aspettiamo personalmente?

Di poter aprire noi stessi una attività all’interno di Molo 50, un’attività che ci permetta di lavorare, divertirci e imparare insieme.

 

16 – e tutte le altre iniziative?

Non sono vincolanti; si faranno se ci saranno volontà e condizioni. Altre iniziative potranno aggiungersi o sostituirle.

 

17 – ci sono vincoli particolari?

All’infuori del pagamento della quota associativa annuale, non ci sono altri vincoli se non quelli relativi alle attività specifiche,senza limiti di durata minima.

 

18 – quali insediamenti si stanno valutando finora?

Una palestra, una officina di lavorazioni di componenti per barche, un atelier di costruzione modelli, un mercato del riciclo, uno spazio per attività ludico-culturali, una scuola di progettazione pratica e una bottega per la costruzione di prototipi di ogni genere.

 

Fine di citazione

 

 

Sintesi delle perplessità manifestate da un giornalista della stampa locale in un articolo dedicato.

 

Nell’articolo titolato arriva il “Molo 50”? egli si domanda quali rapporti esistano tra i proponenti del progetto, altri coinvolti in esso, e l’Amministrazione. Inoltre dichiara di non comprendere bene come funzionerà e chi ci guadagnerà, suggerisce soluzioni più semplici per gestire quelli che definisce “questi complicati rapporti”. Termina l’articolo mettendo in dubbio le competenze e capacità dei proponenti, essendogli praticamente sconosciuti, soprattutto “perché un imprenditore che apre una attività, soprattutto in un periodo difficile come questo, ha bisogno di maggiore certezza”.

 

Fine di citazione

 

 

Condivido le perplessità, e certamente se si potesse capire tutto da qualche indizio o parola ci sarebbero più imprenditori che avventori di bar, giornalisti e lettori di giornale, il che sarebbe un bene per tutti, visto che da decenni continuano ad evaporare imprese e posti di lavoro.

 

Nei fatti, tutti parlano, scrivono, e, se possono, distribuiscono denaro a pioggia, ma di mettere in moto veramente un tessuto sociale autosufficiente, mettendoci la faccia, non si arrischiano.

 

Ecco perché dove non arriva né il pubblico né il privato ci devono provare le associazioni, almeno fino a quando sarà loro permesso, e prima che ci arrivino le organizzazioni malavitose.

 

Il problema della "maggiore certezza" è di ordine essenzialmente pratico e legato alla reale necessità. Infatti vorrei proprio assistere alla scena di colui che sta per annegare e, prima di afferrare la mano di chi cerca di soccorrerlo, si premura di chiedergli i dati personali, le competenze, la solvenza, i rapporti che intrattiene con il presidente della repubblica delle banane, il numero di scarpe, e da chi è pagato per soccorrerlo.  

 

Tuttavia, visto che la vita riserva sempre delle sorprese, non mi stupirei che costui scegliesse di annegare perché mancano ancora alcune risposte certe. Infatti, e giustamente, l’unica cosa di cui tutti siamo sicuri è di morire.

 

Sarebbe ineccepibile coerenza, ma una terribile realtà: non ci sarebbe più nessun sopravvissuto!

 

Ecco perché, desiderando un futuro diverso da quello appena accennato, preferisco più una iniziativa, magari scalcagnata e rischiosa, che un solenne funerale.

 

Scusate la franchezza!

 

schema e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 23/07/2020