22 luglio, Santa Maria Maddalena e Torino
Approdo a Marsiglia della Maddalena (Giotto, Basilica Inferiore, Assisi)

Di Ezio Marinoni

Papa Gregorio Magno, nelle sue “Omelie sul Vangelo” (2,33) commette un errore storico, fondendo in Maria di Magdala tre donne diverse. Egli identifica in Maria Maddalena l’anonima prostituta che profuma i piedi di Gesù, che a sua volta sarebbe stata Maria di Betania. I sette demoni dai quali Gesù aveva liberato Maria di Magdala sono identificati con la libidine che la spingeva a prostituirsi. Papa Gregorio, intorno al 590, dichiara: “Crediamo che questa donna che Luca chiama peccatrice e che Giovanni chiama Maria, sia quella Maria dalla quale - afferma Marco - furono cacciati sette demoni”.

La figura della Maddalena peccatrice è stata inserita accanto a quella del Buon Ladrone nella sequenza del Dies Irae (utilizzata nella liturgia cattolica tradizionale dei defunti): “Qui Mariam absolvisti / et latronem exaudisti / mihi quoque spem dedisti”.

Chi era Maria Maddalena?

Maria di Magdala? Maria, la sorella di Lazzaro? La peccatrice descritta in un Vangelo sinottico?

Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato” (Luca 8, 37-38).

L’iconografia raffigura Maria Maddalena con in mano il vaso di prezioso unguento (“mirofora”) con il quale ha profumato i piedi di Gesù.

Presso i Greci, sul finire del IV secolo, si festeggiava la “domenica delle mirofore” (le portatrici dei profumi, per il corpo di Cristo), quindici giorni dopo la Pasqua. Dai sinassari bizantini risulta che si celebrava la festa di Maria Maddalena il 22 luglio.

In Occidente occorre attendere il secolo VIII per veder apparire nel martirologio di Beda il Venerabile la festa di Maria Maddalena alla data del 22 luglio.

Al termine del IX secolo il monaco Badilone porta dalla Giudea alcune reliquie della santa: il racconto è contenuto in Gesta episcoporum Cameracensium, testo del 1024/1025; il suo culto si sviluppa a Vézelay nel XI secolo. Goffredo, Abate di Vézelay dal 1037 al 1052, riforma l’Abbazia e la pone sotto la protezione di Santa Maria Maddalena. Papa Leone IX, nel 1050, approva il patrocinio e Papa Stefano IX, nel 1058, concede il consenso alla venerazione delle sue reliquie.

Il 9 dicembre 1279 il Principe Carlo di Salerno, figlio di Carlo I d’Angiò, Re di Napoli e di Sicilia, fa aprire gli antichi sarcofagi nella cripta di Saint-Maximin, dove vengono ritrovati i resti di Santa Maria Maddalena.

La diffusione del culto viene è merito dei Frati Predicatori (i domenicani la considerano una delle loro patrone). Una tradizione riportata nella Legenda aurea composta dal Vescovo di Genova, il domenicano Beato Jacopo da Varagine (1228-1298), racconta che la Maddalena, con i fratelli Lazzaro (che divenne il primo Vescovo di Marsiglia, il suo corpo è venerato nella cattedrale di questa città) e Marta, e con altri discepoli di Gesù, tra cui Massimino (primo Vescovo di Aix-en-Provence) e il cieco-nato miracolato da Gesù (il cui cranio si trova sopra l’altare della navata di sinistra della basilica di Saint-Maximin-la-Sainte-Baum), parte dalla Palestina verso l’anno 45 per approdare con una imbarcazione a Saintes-Maries-de-la-Mer, dopo un viaggio turbolento.

Al riguardo esiste anche un’altra versione, attestata da un affresco di Giotto (attualmente in restauro) nella cappella della Maddalena nella Basilica Inferiore di San Francesco d’Assisi, con l’approdo a Marsiglia.

Maria Maddalena è quasi sempre rappresentata con i folti capelli rossi, sciolti e lunghi, in riferimento all’episodio nel quale ha bagnato di lacrime i piedi di Gesù e poi li asciugò con i Suoi, appunto, lunghi capelli.

A volte ha in mano, o per terra ai suoi piedi, un teschio, attributo dell’eremita che medita sulla vita e sulla morte; viene spesso dipinta con un abito rosso, in memoria del periodo in cui peccava; inginocchiata ai piedi della Croce con la Madonna a sinistra e lei, da sola, a destra, con lo sguardo verso l’alto in segno di penitenza e ricerca del divino.

Non è chiaro quale sia stato il rapporto tra Gesù e Maria Maddalena, e nemmeno le narrazioni dei Vangeli Apocrifi hanno chiarito il loro legame.

Maria Maddalena è l’unica donna a non essere ricordata come “sorella di” o moglie di”, ma soltanto con il suo nome: era una donna indipendente e non associata ad un uomo; è una delle più devote e importanti discepole di Gesù, tra le poche ad assistere alla crocifissione, la prima testimone oculare e prima annunciatrice della Resurrezione.

 

Nella nostra città non esistono chiese a lei dedicate, tranne una, che pochissimi conoscono… 

Il rilievo collinare torinese più elevato è dedicato a lei, il Colle della Maddalena (il suo nome proprio sarebbe Bric della Maddalena). A cosa si deve questa intitolazione? A partire dall’arrivo dei Domenicani a Torino (XIII secolo circa) il Bric è dedicato al culto di Maria Maddalena.

 

Sulla piazzetta di San Martiniano, nel 1500 si stabilisce una Casa di Convertite che nel 1584 fa costruire una chiesetta dedicata a Maria Maddalena. La Casa, che all’origine ha il compito della redenzione delle donne perdute, si trasforma poi in un convento di monache.

Nel 1680 le suore si trasferiscono in un altro monastero e cedono la loro sede ai frati della Buona Morte che demoliscono la chiesetta e la sostituiscono con una più ampia e rivolta verso via Santa Teresa, l’attuale chiesa di San Giuseppe.

Un dipinto con la Maddalena si trovava nella chiesa del SS. Redentore, in strada Val San Martino 7, ora in uso alla comunità ortodossa (Parrocchia di San Massimo). Il dipinto non è più all’interno della chiesa, ha seguito il trasloco delle Suore del Buon Pastore fuori Torino.

 

A Palazzo Madama si conserva una tela di Defendente Ferrari (“Lo sbarco di Maria Maddalena a Marsiglia”, del 1505), proveniente dalla collezione di Leone Fontana, donata dai figli nel 1909 con altre opere d’arte. È stata restaurata nel 2009, in occasione del centenario della donazione.

La tavola, insieme al “Matrimonio della Vergine”, gravita intorno alla pala eseguita per la cappella dell’Università dei Calzolai, collocata nel Duomo di Torino (pochi sono i documenti sulla cappella dei Calzolai: Rondolino, nel suo libro sul Duomo del 1898, registrava il documento del 20 gennaio 1504 con cui il Capitolo del Duomo stesso consentiva a Bartolomeo Robbio di Gattinara di istituire una cappellina dedicata all’Assunta presso la cappella dei santi Orso, Crispino e Crispiniano, dove pochi anni dopo verrà trasferito anche il beneficio della visitazione).

Più di un critico ha ipotizzato che il pannello facesse parte d’una serie con le Storie della vita della Maddalena, comprendente anche il Cristo in casa di Maria e di Marta (oggi a Denver, Colorado, U.S.A.). È una tempera su tavola collocata al piano terra del Palazzo, catalogata al repertorio 436/D.

L’animo spirituale e rivolto al sociale della Marchesa di Barolo, nel crogiolo della città ottocentesca, porterà alla istituzione a Torino di un Istituto religioso dedicato alla Maddalena, arrivato sino ai giorni nostri; il suo monastero si trova proprio nel cuore del quartiere dei Santi sociali, fra il Cottolengo e l’Ausiliatrice…

 

Bibliografia

Torino e Valle d’Aosta - Guida Touring d’Italia

Fabrizio Rondolino – Il Duomo di Torino illustrato – Torino 1898

Gesta episcoporum Cameracensium

Jacopo da Varagine - Legenda Aurea

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 22/07/2020