La commemorazione dei santi martiri Romanov e il rinnovamento dei legami storico-culturali tra Piemonte e Russia
Padre Ambrogio, rettore della parrocchia ortodossa russa di Torino, onora la memoria dei martiri della famiglia Romanov

Di Paolo Barosso

Venerdì 17 luglio si è celebrata a Torino, presso la parrocchia russa di San Massimo Vescovo, una funzione religiosa in onore dei santi martiri della famiglia imperiale Romanov, trucidati dai rivoluzionari bolscevichi nella notte tra il 17 e il 18 luglio 1918 a Ekaterinburg e canonizzati nell’agosto del 2000 per decisione del Sinodo dei vescovi russi presieduto dall’allora patriarca Alessio II.

L’iniziativa, promossa dalla delegazione “Piemonte e Stati di Savoia” del movimento “Croce Reale – Rinnovamento nella Tradizione”, è stata organizzata nella ricorrenza dei tragici fatti di sangue e in concomitanza con l’apertura della delegazione russa di Croce Reale, presieduta dalla pietroburghese Anna Bazhenova e intitolata allo zar Pietro I il Grande (1672-1725), fautore dell’ascesa della Russia imperiale al rango di grande potenza europea.

Il celebrante, padre Ambrogio, al secolo Andrea Cassinasco, rettore della parrocchia ortodossa russa di Torino, ha onorato la memoria dei martiri della famiglia Romanov ricorrendo al servizio detto “Moleben”, utilizzato nella tradizione liturgica della Chiesa russa per implorare l’intercessione del Signore, della Madre di Dio o di uno o più santi.

Dopo aver completato il rito religioso leggendo una pagina del Vangelo in lingua piemontese, omaggio al territorio in cui da tempo vive e opera la comunità parrocchiale da lui diretta, padre Ambrogio ha evocato il legame dell’imperatore San Nicola II Romanov con la città di Torino e il Piemonte. Nel 1909, per ricambiare la visita in Russia del re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia, avvenuta nel 1902, l’ultimo imperatore della dinastia Romanov fu infatti ospite della corte sabauda, che lo fece soggiornare per tre giorni, dal 23 al 25 ottobre, nel castello di Racconigi, sede delle villeggiature estive della famiglia reale. L’arrivo in Piemonte di Nicola II fu anche l’occasione per approfondire delicate questioni di politica internazionale, come la precaria situazione balcanica.  

Ricordando ai presenti che Nicola II Romanov è stato l’ultimo sovrano della Russia imperiale, prima che la nazione precipitasse nell’abisso del totalitarismo comunista, padre Ambrogio ha poi voluto omaggiare la figura del primo imperatore cristiano della storia, Costantino (San Costantino per le Chiese ortodosse), evidenziando che anche l’isapostolo (cioè “uguale agli apostoli”, titolo spettante a Costantino il Grande e ai suoi successori), fondatore della “seconda Roma” (Costantinopoli o Bisanzio), la cui eredità spirituale è stata raccolta storicamente da Mosca (detta per questo la “terza Roma”), intrecciò, seppur per un breve momento, i suoi destini con quelli di Torino.

Nel 312, nel pieno infuriare della guerra intestina che dilacerava l’impero romano, Costantino discendeva, al comando del suo esercito gallico, dal valico del Monginevro verso la pianura. Dopo aver occupato Segusium (Susa), città fedele a Massenzio, Costantino proseguì la marcia in direzione di Augusta Taurinorum, scontrandosi con le truppe del rivale presso i “Campi Taurinati”, sito d’incerta localizzazione che diversi studiosi ritengono di situare alle pendici del monte Musinè, all’imboccatura della valle di Susa, in quella stessa fascia territoriale che, secoli più tardi, nel 773, avrebbe visto la vittoria dell’esercito franco guidato da Carlo Magno sui longobardi del principe Adelchi (battaglia delle Chiuse).

La comunità parrocchiale guidata da padre Ambrogio è di recente insediamento a Torino, essendosi formata a seguito dei flussi migratori provenienti in particolare da Bielorussia, Ucraina e Repubblica di Moldova, ma il rapporto tra la città piemontese e l’ortodossia russa è naturalmente più antico.

Ricordiamo al riguardo che nel 1791, si istituì a Torino, al tempo capitale del Regno di Sardegna, il primo edificio di culto ortodosso russo, sorto come cappella dell’ambasciata imperiale presso gli Stati Sabaudi. L’atto di fondazione è conservato all’archivio di stato di San Pietroburgo. 

Un altro personaggio russo che ha giocato un ruolo importante, ma un po’ dimenticato, nella storia del Piemonte è stato il generale Aleksandr Suvorov, uno dei più celebrati comandanti militari di Russia, proposto dalla Chiesa di Mosca per la canonizzazione.

Accostabile per notorietà e grandezza al generale Mikhail Kutuzov, colui che guidò i Russi alla vittoria contro la Grande Armée dell’invasore Napoleone nella “prima guerra patriottica” (1812), Suvorov fece la sua comparsa sulla scena torinese nel maggio 1799, quando, in coalizione con gli Austriaci, riuscì a liberare, seppure per un breve periodo, Torino e il Piemonte dal giogo dei giacobini francesi.

La volontà della comunità ortodossa russa di incardinarsi nel tessuto socio-culturale torinese, riscoprendo le comuni radici della fede cristiana, è testimoniata dalla dedicazione della parrocchia a San Massimo, consacrato primo vescovo di Torino alla fine del IV secolo, figura fondamentale per l’affermarsi del Cristianesimo in Piemonte.

Proprio nell’ottica di una difesa dei valori tradizionali della Cristianità, posti alla base della civiltà europea, ma oggi messi a repentaglio da un processo di secolarizzazione in apparenza inarrestabile, la collaborazione e il contributo degli ortodossi russi, così come delle altre comunità ortodosse, è da ritenersi essenziale, anche per l’esperienza di rifioritura della fede cristiana che sta vivendo la Russia odierna.

Infatti, al contrario di un Occidente impegnato da tempo in un’opera insensata di rinnegamento e cancellazione delle proprie radici, il popolo della Russia, dopo decenni di ateismo di Stato, in cui si è tentato in tutti i modi, con la violenza e con l’indottrinamento, di estirpare i valori cristiani dalla società, ha oggi recuperato coscienza della indissolubilità del legame tra l’identità cristiana e la storia della nazione russa, il cui atto fondativo risiede nel Battesimo della Rus’ (988), l’atto di conversione dovuto al Santo principe Vladimir di Kiev.

Paolo Barosso

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Articolo pubblicato il 21/07/2020