L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Cosa si nasconde dietro all’emergenza?

Il rischio di sprofondare nel regime degli inetti e dei cialtroni

In poco più di una settimana è praticamente fallito il processo verticistico volto alla collaborazione permanente tra grillini e PD, benedetto da Zingaretti e dai suoi colonnelli. Sarebbe stata l’unione di due debolezze, con l’impegno a dimenticare insulti e denunce, continuare a schiaffeggiare il popolo beota, in cambio della conservazione di qualche prebenda. Ma analizziamo i presupposti

Il progetto era partito bene. Sulla piattaforma Rousseau è andata in onda l’ennesima sceneggiata, con votazioni, da parte delle truppe cammellate, dall’esito abbondantemente scontato fin dall’inizio, ma necessarie per ammantare di democraticità interna decisioni verticistiche dettate dall’unico obiettivo di conservazione del potere per il potere.

In quest’arte i grillini sono ormai imbattibili e lo si è visto nelle spartizioni delle poltrone di nomina governativa, dove hanno imperversato, potendo contare su pattuglie parlamentari ancora molto nutrite e forti, a dispetto di un consenso popolare sceso sotto il 15%.

 

Gli attivisti grillini si sono espressi on line a favore della ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma e hanno dato il via libera alle intese con il Pd su base regionale e locale. Era prevedibile, considerato che i sondaggi per le elezioni del 20 e 21 settembre in sette regioni e alcune importanti città danno il centrodestra in netto vantaggio. Meglio, quindi, per Pd e Cinque Stelle allearsi e limitare i danni, cercando di ribaltare, ove possibile, i disastrosi pronostici della vigilia

Il cambio di strategia da parte dei big del Movimento Cinque Stelle è stato delineato da Beppe Grillo, che ha ispirato l’endorsement di Luigi Di Maio a sostegno di un patto con il Pd in tutt’Italia.

L’accordo aveva una serie di risvolti che non tutti hanno colto appieno. Il più immediato, sarebbe  l’indebolimento di Giuseppe Conte, considerato da Luigi di Maio e Nicola Zingaretti sempre più autoreferenziale e in ogni caso un po’ “ammaccato” dalle inchieste giudiziarie e dal crescente disagio sociale che monta nel Paese. L’altro motivo principale, il baratto nella spartizione tra Quirinale e Palazzo Chigi.

 

Così è stato congeniato un patto diabolico per impedire il cambiamento e cristallizzare gli attuali equilibri di potere.

Il giocattolo però ha già iniziato a mostrare le prime crepe.

 

Intanto cala il sipario sulle intese per la candidatura unica alla presidenza delle Marche e Puglia per le prossime elezioni regionali. Lo scoglio è dovuto ad uno scatto di orgoglio e di convenienza, da parte dei candidati del M5S che si sono visti improvvisamente  privati  di un momento di celebrità. Il popolo dei gregari ha capito che il diabolico Di Maio, abbandonando i principi ed i presupposti del movimento, avrebbe solo cercato di avvantaggiarsi. Così l’onda del malcontento e delle prese di distanza sta aumentando ad ogni ora, tra gli elettori del M5S. La situazione è in evoluzione.

 

Poiché il tempo corre implacabile ed oltre alle regionali è già in programma il referendum per la riduzione dei parlamentari, Conte e il M5S, si sono trovati costretti ad escogitare altre strategie per evitare di soccombere all’esito referendario e nel voto regionale. Infatti il fronte del SI, sta sgretolandosi . Anche tra le file del M5S e del PD, sono in molti a deprecare la scelta del SI già annunciata e rinsavire a difesa, non di certo a sostegno della centralità del Parlamento, ma a tutela della probabile poltrona futura. .

 

Così, la paura del virus viene agitata dalle forze di governo e dal sistema mediatico come spauracchio per rallentare nuovamente la circolazione delle persone e limitare le libertà individuali.

Di qui i rinnovati tentativi di usare la paura del virus per rinviare l’appuntamento con le urne e magari anche la riapertura delle scuole prevista il 14 settembre, che potrebbe rivelarsi la classica buccia di banana per un esecutivo già claudicante e pieno di crepe e divisioni interne. Se, infatti, tra i banchi di scuola si diffondesse il virus e si registrassero problemi organizzativi, i dem tornerebbero a chiedere la testa del ministro Lucia Azzolina e le opposizioni avrebbero buon gioco nel denunciare l’ennesima dimostrazione di incapacità di Giuseppi e dei suoi giannizzeri.

Nei giorni scorsi, il primo tentativo allarmistico è stato affidato a Walter Ricciardi, come abbiamo già riferito, anche se quest’inverno è stato fatto e detto ben di peggio, d parte degli pseudo esperti votati alla salvezza dei politici.

Il caso più eclatante è quello di Pierluigi Lopalco, capo della task force della Puglia per il contrasto al Covid-19, pagato 120mila euro dalla giunta regionale per coordinare l’emergenza pandemica e prossimo alla candidatura nelle liste a sostegno del Presidente uscente, Michele Emiliano. Dopo aver criminalizzato i giovani pugliesi che rientravano dal nord nel mese di maggio al termine di due mesi di lockdown per riabbracciare i propri cari e dopo aver preannunciato un’esplosione di contagi che per fortuna non si è minimamente verificata, anche nei giorni scorsi ha terrorizzato i cittadini pugliesi con allarmi su presunti giovani ricoverati in terapia intensiva e in condizioni critiche a seguito del contagio da Covid-19. Notizie poi rivelatesi inattendibili  perché si trattava di ricoveri avvenuti molto prima e non contrassegnati da particolari indici di gravità.

Una campagna elettorale, quella di Lopalco, impostata sul terrore. Un po’ come quella del suo collega del Veneto Andrea Crisanti, che era tra i papabili, fino a due giorni fa, come candidato Pd-M5S alle elezioni suppletive per un posto da senatore nel collegio di Verona. Trattasi di stucchevoli esempi di cortocircuito scienza-politica, con commistioni deprecabili tra tutela della salute dei cittadini e propaganda partitica.

L’election day del 20-21 settembre, in cui si voterà per scegliere i presidenti di Valle d'Aosta, Marche, Puglia, Veneto, Liguria e Campania e, in tutta Italia, per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari e per il rinnovo di alcune amministrazioni comunali, potrebbe saltare ed essere rinviato se la curva dei contagi dovesse alzarsi ulteriormente.

 

A prescindere dalle parole di Ricciardi, rumors attendibili riferiscono che l’ipotesi è tutt’altro che peregrina, nonostante risulti sgradita alla maggioranza delle forze politiche, anche all’interno dell’area di centrosinistra. Ogni giorno si alza uno e spara.” Decide il parlamento, basta improvvisazione”, ha scritto  il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone.

 

Più minacciose le parole del governatore uscente della Liguria, Giovanni Toti, lanciatissimo verso il bis: «Rinviare le elezioni è eversivo. In Liguria si voterà, questo è certo», ed ha aggiunto: «Il governo e i suoi scienziati hanno scelto fine settembre senza ascoltare nessuno e incastrando le votazioni con l'inizio delle scuole. E ora loro stessi vanno in tv a dire che forse non è stata la migliore decisione. Allora o sono completamente incapaci o in completa malafede». 

 

Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, sostiene che rinviare le elezioni «sarebbe una minaccia inaccettabile alle basi stesse della democrazia». Matteo Salvini, già prima delle dichiarazioni di Ricciardi, aveva paventato il rischio che M5S e Pd tramassero per il rinvio del voto.

 

Una democrazia già gravemente malata come la nostra non può permettersi altre sospensioni dei diritti costituzionali in nome di un’emergenza sanitaria che, almeno per ora, non c’è.

 

In attesa di notizie certe e non manipolate, cosa dovremo aspettarci nei prossimi giorni?

Siamo alla notte della Repubblica, con il nulla che ci sovrasta. Se vogliamo trarre spunto e forza da pensatori illustri, andiamo a rileggere Konrad Lorenz «le civiltà muoiono quando i processi di parassitismo e di degenerescenza impoveriscono la forza di conservazione e di aggressività insite nell’uomo. Restare fedeli alla propria natura è la sola possibilità che l’uomo ha di sottrarsi all’imbarbarimento ed alla soggezione alla costruzione di destini che contrastano con la sua natura».

Ci troviamo in un vicolo cieco? Forse no.

Lo Stato di diritto e la democrazia vanno difesi e sostenuti a qualunque costo e con ogni mezzo. Ma chi potrebbe rappresentare  il polo di riferimento e aggregazione in quest’ardua,  ma indispensabile impresa? Al momento non lo conosciamo.

Francesco Rossa

Condirettore Responsabile e Direttore Editoriale

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Articolo pubblicato il 23/08/2020