L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: XX Settembre, il 150°anniversario di Roma Capitale

Il crepuscolo di una ricorrenza

Oggi è il XX Settembre e coincide con il 150° anniversario della  presa di Roma, nota anche come Breccia di Porta Pia ad opera dei gloriosi Bersaglieri. Non fu soltanto l'episodio del Risorgimento che sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia, di cui sarebbe divenuta capitale l'anno seguente, ma decretò la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi.

 

Nella prima repubblica, ogni anno, il Grand’Oriente d’Italia e il Partito Liberale Italiano, ricordavano con due manifesti, la fine del Potere temporale dei Papi e il completamento dell’Unità Nazionale, con Roma, da città dei Cesari e dei Papi, a Capitale del giovane Regno d’Italia.

 

Nei consigli comunali delle principali città, il Partito Liberale italiano sottolineava l’importanza dell’anniversario ed i socialisti si associavano tra il gelo ed il palese fastidio di democristiani e comunisti. Ciò segnava lo spartiacque ideale tra i partiti politici eredi del risorgimento e portatori delle “vera Luce della Nuova Italia” e gli altri, venuti dopo e negazionisti preconcetti della nostra Storia.

 

I partiti risorgimentali sono, almeno formalmente scomparsi e chi è rimasto attivo, seppur con innumerevoli ed ingannevoli contorcimenti ideologici, non serba memoria ed ovviamente non s’ispira al passato.

 

Il 20 settembre 1970, una domenica come oggi, il Presidente della Repubblica Italiana, il piemontese Giuseppe Saragat, a Camere riunite ed in presenza dei tre sindaci che ospitarono le  capitali del Regno d’Italia; Torino, rappresentata dal sindaco Giovanni Porcellana, Firenze da Luciano Bausi e Roma da Clelio Darida, pronunciò un elevato ed erudito discorso in cui profuse l’essenza della cultura Risorgimentale, citando compiutamente le intuizioni ed il disegno politico di Cavour, gli scritti di Chabod, Ruffini e  Croce, con l’intento di  affermare il principio del rispetto per l’indipendenza della  Chiesa, nella sua accezione spirituale, sancito dal Regno d’Italia, in armonia con il contestuale riferimento alla Costituzione della repubblica italiana,  ove il principio di libertà e democrazia suggella l’ésprit degli ideali risorgimentali “Lo Stato e  Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

 

Non ci risulta che il Parlamento e gli organi costituzionali abbiano dedicato o intendano svolgere un minimo ricordo o celebrazioni, nel 150° anniversario di Roma capitale d’Italia.

 

Quest’anno, sono stati pubblicati alcuni articoli di approfondimento su giornali di primaria importanza, tra cui Civico20News. Tra le principali iniziative pubblicizzate, risulta che si è tenuta  la commemorazione  pubblica promossa dalla città di Firenze avvenuta ieri mattina con la deposizione di una corona al monumento ai caduti. Ieri sera l’Unione Monarchica Italiana  ha organizzato un convegno, anche on line, con la partecipazione di S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia.

 

Oggi pomeriggio alle 17,30 è in programma il concerto e mercoledì 23 una  conferenza di Pier Franco Quaglieni, patrocinate dal Centro Pannunzio che si terranno rispettivamente nell’Aula del Parlamento italiano a Palazzo Carignano a Torino e nella sede del Centro Pannunzio collegata on line. Anche a Rivoli si terrà un ricordo, invece la sindaca di Torino, nonostante il motivato appello che gli ha rivolto in questi giorni il Professor Pier Franco Quaglieni, non ha organizzato alcuna iniziativa in merito.

 

Non si deve però dimenticare che, a differenza delle ricorrenze nazionali di altri Paesi, si pensi al 14 luglio in Francia ove è ancor palpabile l’Union sacrée tra Nazione e Popolo, in Italia, oltre all’ignoranza  della storia, è labile il senso di appartenenza ed il concetto di Nazione. Cause e concause sono molteplici ed antiche.

 

In molti, soprattutto in Piemonte, nel corso degli anni non hanno dimenticato le vittime delle giornate di sangue  del 21 e 22 settembre 1864. La prima strage di stato, quando oltre sessanta cittadini che manifestavano pacificamente contro il trasferimento della capitale a Firenze, furono spietatamente uccisi dalla forza pubblica in piazza san Carlo, senza contare i numerosi feriti. La scelta di togliere a Torino il ruolo di capitale del regno, causò il tracollo economico della città che durò almeno due decenni. Si attenuò così il legame che univa il popolo alla dinasta sabauda.

 

La breccia di Porta Pia, causò anche la distanza abissale tra molti cattolici integralisti e lo Stato. E’ bene ricordare che  Papa Pio IX° ribadì dopo la presa di Porta Pia il “Non expedit”( i Cattolici), né eletti, né elettori per l’elezione della Camera dei Deputati, già promulgato nel 1868. Distanza che fu attenuata da Papa Benedetto XV° nel 1919, per consentire la nascita del Partito Popolare, fondato da don Luigi Sturzo.

 

Il concordato firmato l’11 febbraio del 1929, tra Benito Mussolini ed il cardinale  Gasparri segretario di Stato Vaticano, non annullò del tutto la diffidenza cattolica. Don Primo Mazzolari, all’indomani della firma del Concordato, scriveva “Quel concordato che ci pesa sul cuore”.

 

Così per tornare a questa ricorrenza che formalmente restò tale sino al 1930, già a fine Ottocento non era più compiutamente sentita dal popolo italiano. Anche se non mancano, come testimonieremo in un prossimo articolo, momenti di identificazione profondi e partecipi di sindaci e cittadini, soprattutto in Piemonte, nei confronti del giovane regno d’Italia e della dinastia regnante, sia il 4 marzo, in ricordo dello statuto Albertino, che al 20 settembre.

 

Le Obbedienze  liberomuratorie, con le numerose Logge intitolate al XX Settembre ancor oggi, pare che, almeno tra le colonne, mantengono vivo lo spirito ed i ricordo di questa data, seppur disancorata dalla dinastia sabauda.

 

E’ interessante  e rivelatore rileggere un resoconto di fine ottocento che ne fece Edmondo De Amicis, chiudendo  con questa riflessione:

“Oggi assistiamo al sostanziale oblio della data del XX settembre e del suo significato storico e politico. Sembrerebbe cosa poco grave nell'enorme confusione politica e costituzionale che stiamo attraversando ma è invece nello stesso tempo causa ed effetto di tutto ciò. Dovrebbe essere praticata una riflessione dagli uomini più pensosi e da tutti coloro che ritengono la Storia elemento sostanziale della vita di un popolo. Ce ne sarà ancora qualcuno?

Chissà! L'anniversario del XX settembre è stato festività nazionale fino alla sua abolizione dopo i Patti Lateranensi nel 1929, quando la ricorrenza fu cancellata da Mussolini per compiacere il Papa e mai più recuperata e questo fu un errore che ha contribuito a confinare la festività.

Il duce aveva deliberatamente ceduto alle richieste delle gerarchie ecclesiastiche per rinforzare il suo consenso e rinforzare la sua fama di "Uomo della Provvidenza".  La storia non torna indietro e l’essenza del risorgimento è ormai seppellita da fatti, decisioni e comportamenti della stessa Casa regnante. Se arriviamo quasi ai giorni nostri, nel 2008 una proposta di legge - presentata da Maria Antonietta Coscioni della pattuglia radicale nel Pd e da Mario Pepe del Pdl - tentò di restituire la dignità di festa nazionale a questa data, ma l'iniziativa non ha avuto seguito.

Oggi il ricordo di questo evento, e di riflesso del suo significato nella storia dell'Italia contemporanea si va tristemente perdendo nell'ignoranza generale. Eppure è tuttora fonte di polemiche e dissapori. Si pensi a cosa accadde nel 2010, quando il cardinale Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, annunciò la propria presenza alle celebrazioni romane, accettando l’invito del sindaco di Roma Alemanno. Atei razionalisti, radicali e cattolici tradizionalisti insorsero per i motivi più disparati, senza però cogliere lo spirito di riconciliazione che tale annuncio intendeva comunicare. 

Allora Bertone fece la scelta giusta, sia dal punto di vista politico (ribadendo così che l’Italia, nella sua storia e nel suo presente è una questione che riguarda i cattolici italiani), sia da quello, più profondo, storico-commemorativo (pregando per la memoria dei caduti di ambo le parti, riconobbe la dignità degli uni e degli altri), ma l'ondata di disappunto che la sua presa di posizione riuscì a sollevare la dice lunga sulle divisioni che questa ricorrenza suscita ancora oggi.

 

Lo scorso anno, ad esempio, è diventata teatro della manifestazione “Chiesa, paga anche tu la Spending Review!” promossa dai Radicali. Episodi che lasciano intuire perché l'oblio sia tacitamente incoraggiato. Al posto di ricordare - da noi sinonimo di litigare, anziché di riflettere - preferiamo "fare all'italiana", e cioè dimenticare.

 

Così l’indifferenza trionfa e l’ignoranza si consolida.

 

Francesco Rossa - Condirettore Responsabile e Direttore Editoriale

 

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Articolo pubblicato il 20/09/2020