Presunta violazione della privacy.

Quando la paranoia detta la regola.

A volte, convinti che tutto si muova intorno a noi, ci facciamo qualche strana idea di troppo, mettendo in moto una serie di azioni conseguenti, difficili da controllare e potenzialmente assai pericolose.

Una signora, nella certezza che un vicino di casa la spiasse mentre girava per casa in abbigliamento succinto, convinse il marito a proteggere la sua privacy mettendo una robusta ed alta siepe su un lato del giardino di casa. Fino qui tutto giusto e lecito, se non che la ragione per la quale il vicino, presunto violatore della privacy, si sporgesse ogni giorno dall’abbaino della propria mansarda fosse completamente altra. Infatti costui, interrogato direttamente, ammise apertamente che quello era l’unico modo per intercettare una linea wi-fi per il suo computer, quella di un altro utente, sfruttandola gratuitamente (non che fosse una azione tanto migliore, ma certamente diversamente motivata).

 

Ad ulteriore sostegno del fatto che ben poco fosse interessato alla sbirciatina fuggevole rivolta all’avvenenza della vicina aggiunse che, proprio grazie alla connessione così ottenuta, poteva accedere a quanto di meglio e di più si offrisse sull’argomento con una fatica certo minore e senza rischio di azioni legali, sempre possibili anche solo per motivi presunti. Accade sempre più spesso, e certamente suona abbastanza stonato, che le stesse persone, pronte a reagire immediatamente a quanto ritengano una violazione della propria privacy, siano anche coloro che non esitano a mettere in rete se stesse in ogni dettaglio, che un minimo senso del pudore e del ridicolo consiglierebbero vivamente di evitare.

 

Certamente il rispetto per ogni genere di forma e figura entro le quali si trova a vivere un individuo è indipendente dall’aspetto che mostra, anche e soprattutto a dispetto di come siamo pronti a giudicarlo secondo il nostro piacimento, ma se proprio colui che dovrebbe rispettarle per primo non lo fa, cosa ci si può fare?

 

È evidente che non esiste sistema di protezione della privacy a prova di chiunque. Inutile cercare di farlo a tutti i costi, specialmente se va contro la sua capacità di comprenderne il senso; troverà sempre il modo di eluderne i vincoli (in questo agendo come dotato di capacità insospettabili anche per un essere dotato di superpoteri).

 

È il bello delle “smart communications”, direbbe qualcuno (sempre lo stesso)! Non c’è limite che tenga di fronte alle possibilità umane di andare ancora oltre, e alla libertà individuale di farlo, aggiungerebbe cliccando senza esitare, sul suo dispositivo tecnologico di ultima generazione, “invia”, mentre è già evidentemente altrove, preda compiaciuta di altri analoghi trip emotivi e mentali da condividere compulsivamente con chi è nelle sue stesse condizioni!

 

I like! Best before … (che suona più o meno come un “mi piace” “da consumarsi preferibilmente prima che … non piaccia più”).

 

grafica e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 28/09/2020