Kanguroseatformusic.

Complemento utile per affinare l’acustica e non stancare il fisico mentre si ascolta musica durante i concerti.

Nulla di nuovo sotto il sole! Spesso e volentieri quando si crede di aver inventato qualcosa di nuovo si scopre che qualcuno lo aveva già fatto. Però, visto che siamo portati a dimenticare rapidamente ogni cosa (specialmente quello che serve davvero) facciamo finta che questa volta si tratti dell’eccezione che conferma la regola.

 

Agli inizi di questo secolo fui marginalmente coinvolto nella progettazione della parte concettuale e strutturale dei fissaggi del particolare soffitto della sala Santa Cecilia dell’auditorium di Roma. E già che c’ero, mi si chiese di esprimere alcuni idee relative alla possibilità di rendere i posti a sedere variabili in numero ed a scomparsa, integrati nel pavimento, se non necessari. Fu un vero divertimento, vista la natura della sfida tecnica rivolta in un ambito per me inusuale.

 

Feci appello a tutto quanto avevo nella banca dati delle esperienze dirette e ne estrassi alcuni ricordi relativi ad una in particolare. Nel 1986 fui invitato da un amico, allora violinista dell’orchestra Rai di Torino, alle prove del concerto che si teneva all’Operà di Parigi, in occasione del ritorno, dopo molto tempo, dell’insieme musicale nel tempio della musica francese.

 

 

Ed insieme alle informazioni tecniche acquisite in vari contesti feci quanto mi fu possibile per rispondere alle richieste.

 

Ma …

 

Per chi fa il mio mestiere niente può mai dirsi concluso definitivamente e ciò valse anche per questo lavoro. Infatti i processi di creazione delle cose sono continui e interminabili e le immagini che ne scaturiscono sono spesso una sorpresa anche per chi le vede nel proprio schermo interiore come un oggetto tridimensionale osservabile da ogni punto di vista e sezionabile fin nei minimi dettagli. A posteriori poi, se uno vuole e può, possono essere indagati alcuni spunti propedeutici alla loro apparizione.

 

In questo caso, invito, acustica, prove, concerto, e poltrone, costituirono punti di riferimento per istruire tale processo immaginativo. Eccoli:

 

  1. Durante lo sviluppo del progetto del tetto dell’auditorium avevo sentito più volte accennare all’importanza della configurazione e posizionamento degli elementi di cui era costituito ai fini dell’acustica.

 

  1. Durante la partecipazione alle attività dell’orchestra Rai mi ero reso conto di quali differenze abissali si producevano tra il momento delle prove in un locale diverso da dove poi si teneva il concerto e l’esecuzione del concerto nel luogo previsto in termini di acustica e percezione di ciò che veicola la musica (incredibilmente a favore delle prove)

 

  1. Inoltre mentre durante le prove quali ascoltatori non eravamo strettamente tenuti a stare fermi sulla poltrona per tutto il tempo delle stesse, ma potevamo muoverci entro un certo ambito, anche se con attenzione per non disturbare, durante il concerto, invece, tutto era più rigidamente contenuto con il risultato di tenere una posizione che alla lunga stancava il corpo e riduceva la capacità di fruire interamente dell’atmosfera che la musica trasferiva.

 

Questi input continuarono a interagire tra di loro e con una infinità di altre informazioni che sfuggite all’attenzione cosciente e, dopo un ennesimo studio sulle posizioni ergonomiche nelle automobili e più in generale nelle cose di tutti i giorni, ne scaturì il quadro della proposta Kanguroseat.

 

Si trattava di modellare una seduta semieretta in grado di mettere il corpo nelle condizioni di poter cambiare posizione senza muoversi dal posto, in modo sufficiente a conseguire il risultato di scaricare i pesi quando necessario per ripristinare correttamente e periodicamente la circolazione del sangue, allontanando l’affaticamento e l’intorpidimento che normalmente si fanno sentire dopo pochi minuti. Nel poggiatesta di cui tale seduta era dotata, dovevano essere inseriti due dispostivi di paratie, regolabili in ogni direzione e posizione, con cui poter intercettare le onde sonore affinandole rispetto alle singole particolarità dell’ascoltatore. Tale configurazione doveva potersi utilizzare sia al chiuso che all’aperto.

 

Così si presentò l’idea che però, non essendo stata richiesta da nessuno, rimase solo sulla carta, come tante altre di tanti altri.

 

Ma a ben vedere, qualcosa di simile, ma non ancora corretto concettualmente, venne successivamente proposto per i sedili degli aerei (https://www.leggo.it/esteri/news/sedili_aereo_tortura_risparmiare-4575513.html). Ovvero, l’idea continua a girare “nell’aria”; chissà quando, in quale forma, per quale ragione, e attraverso chi, potrà diventare realtà.

 

Sono curioso! Attendo tranquillo e fiducioso!

 

concept e testo

pietro cartella

 

concept gallery

 

 

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Articolo pubblicato il 31/10/2020