Una serie natalizia che diverte e fa riflettere
Natale è sempre più vicino, a tutti, ma in particolare a gli amanti del filone
cinematografico natalizio, propongo la visione di una commedia in sei episodi
debuttata lo scorso 5 dicembre su Netflix.
"Natale con uno sconosciuto", serie di produzione norvegese che ha riscosso un
buon successo tra il pubblico, nel filone dei "natalizi" della piattaforma Netflix.
Alla regia: Per-Olav Sørensen e Anna Gutto.
Johanne, la protagonista, è un'infermiera sensibile e competente, che ama
molto il suo lavoro, nonostante sia molto stancante. Tra turni in corsia,
rapporti turbolenti con la sua capo-reparto e chiacchierate serali in compagnia
della coinquilina, ha una preoccupazione che si ripresenta ogni anno.
Puntualissima, arriva la cena della Vigilia di Natale, e la consueta tavolata di
parenti pronti uno scambiarsi auguri, regali e affetto. Ognuno, con il proprio
partner e figli al seguito, rende i genitori di Johanne orgogliosi.
Lei invece ogni anno arriva a cena senza un ragazzo al suo fianco, la
madre molto triste. La donna, trentenne simpatica, bella e intelligente, non
capisce cosa faccia di sbagliato. Ogni appuntamento finisce in modo disastroso
e non sembra trovare l'uomo che le faccia battere il cuore, nonostante i
pretendenti non le manchino. In famiglia i commenti sul suo status di single
non si sprecano, e Johanne allora, ad un mese dal Natale, decide di inventare
una scusa per far tacere la madre: alla cena della Vigilia porterà il suo
fidanzato. Il problema? Lo deve trovare in 24 giorni.
Non è facile trovare l'amore.
Si sa, l'anima gemella può rimanere un miraggio per anni e poi, all'improvviso,
palesarsi sotto ai nostri occhi.
C’era sempre stata, è piombata nella nostra quotidianità o ce la siamo cercata
con fatica? Su questo ci sono diverse filosofie di pensiero, tra le quali quella
di “se è destino arriverà” e “se non mi muovo non pioverà certo dal cielo”.
Johanne le ha provate tutte: speed date che si sono rivelati a dir poco
disastrosi, colleghi di lavoro, pazienti, amici di amici.
Ormai i primi appuntamenti non sembrano avere più segreti per lei. Eppure,
rimane la stessa ragazza imbarazzata e delusa, che si ritrova ogni volta con il
cuore un po’ più spezzato. Vale ancora la pena mettersi in gioco di continuo,
farsi del male e sperare sempre che sia finalmente la volta buona? In
fondo innamorarsi non è come nei film. O almeno, non sempre.
“Natale con uno sconosciuto” è una serie divertente e come già detto,
spensierata, che porta lo spettatore più “riflessivo” a porgersi delle domande:
Abbiamo davvero paura di stare da soli con la nostra coscienza e i nostri
pensieri?
Abbiamo bisogno di una persona alla quale comunicare i nostri stati d’animo e
donare attenzioni e premure?
Infondo, siamo “animali sociali”, non concepiti per essere soli e anche la
società sembra non ammettere alternative dignitose; chi non può condividere
storie su amici, colleghi o partner, si sente tagliato fuori.
Questo è ciò che accade a Johanne, quando i parenti si lamentano della
stanchezza per i figli piccoli; quando nei negozi fanno solo promozioni per due;
quando arrivare da soli a casa la sera, dopo una giornata di lavoro, è
considerato triste. E si accorge che, essendo donna, tutto è peggio.
Se un uomo decide di stare solo con sè stesso, allora è riflessivo e
interessante. Se lo fa una donna, è una scelta degli altri, perché, come le
ricorda la madre, una donna che pensa solo alla carriera rimarrà con in mano
un pugno di mosche.
Johanne si guarda intorno e vede coppie storiche che in privato hanno mille
problemi, esempi di felicità che si sgretolano in un batter d’occhio… e si
domanda se non sarebbe meglio restare soli e aspettare la vera felicità,
piuttosto che accontentarsi di una scorta? O per lo meno, avere il coraggio di
fare un passo indietro e rimettersi in discussione!
Infondo che importa se ogni volta che si lascia andare e si butta a capofitto in
una nuova relazione, poi, rimane delusa? Al di là del risultato, è l’amore che dà a gli altri che fa di lei la persona che è.
Ne consiglio la visione perché si tratta di una serie fresca, piacevole, divertente, e allo stesso tempo profonda e intelligente, in quanto indaga le relazioni senza distinzione di genere e che tratta diversi importanti micro temi: critica una società che considera le strutture ospedaliere come aziende e non come centri d’aiuto; mostra una professione come quella medica fatta anche di momenti buffi e spensierati; sa parlare dell’amore e dell’essere single senza troppi clichè o stucchevolezza, dei problemi della famiglia e della difficoltà di mettersi in gioco.
Una bella storia dal sapore natalizio - le giornate sono scandite da una suddivisione in giorni che inizia dai primi di dicembre fino alla Vigilia- che è anche in grado di insegnarci qualcosa, e cioè che l'amore, seppure non corrisposto, bistrattato o concepito diversamente dall'altra persona, torna sempre indietro.
Bisognerebbe sempre partire da una consapevolezza semplice a parole - la
solita “frase fatta” - ma complicatissima da seguire coi fatti:
è fondamentale amare prima sé stessi, per poi lasciarsi amare dagli altri.
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Articolo pubblicato il 09/12/2020