Scomparso il regista che fece di Torino il suo set prediletto
I film polizieschi italiani degli anni '70 sono stati uno dei generi cinematografici più apprezzati e copiati nel mondo, nato nel 1968 con Banditi a Milano, un film di Carlo Lizzati, che ne ha inaugurato il filone. Il cinema dell'epoca è pieno di film polizieschi meritevoli, tanto è che tra gli anni '70 ei primi '80 del Novecento è stata addirittura coniata l'espressione "poliziesco all'italiana" o meglio ancora "poliziottesco", per identificare tutte quelle pellicole che rientrano nel genere.
Parlando di “poliziesco all'italiana” non si può non citare il film “Torino violenta” del regista Carlo Ausino, scomparso lo scorso 22 novembre proprio a Torino, all'età di ottantadue anni.
Carlo nacque a Messina nel 1938 e arrivò in Piemonte da bambino, prima a Druento, poi a Torino, quando la sua famiglia era sfollata per la guerra. Non la lasciò più; divenne la sua città.
Qui scoprì prestissimo il grande schermo, campo nel quale ricoprì negli anni- e spesso contemporaneamente- tutti i ruoli.
Fu proiezionista nei cinema parrocchiali da ragazzino, raccoglieva gli scarti di pellicola che poi riassemblava, ea seconda di quello che trovava inventava una storia.
Poi fu comparsa, operatore, sceneggiatore, direttore della fotografia (il suo più grande talento), regista, montatore. E spettatore, un paio di film alla settimana non se li è fatti mancare mai.
Dagli anni Settanta diresse alcuni film con budget bassissimi, tanto che a volte i suoi lavori non vennero nemmeno distribuiti.
Ma dove mancavano i mezzi, lui arrivava con la passione.
Firma il primo titolo nel 1969 , L’ora della pietà, sulla Resistenza partigiana, e dopo un paio di altre pellicole la grande occasione arriva nel 1977 con il «poliziottesco» Torino Violenta.
Per questo film, prese spunto da quattro articoli apparsi sui giornali nel giro di pochi giorni; quattro storie apparentemente slegate tra loro che trovò interessanti dal punto di vista del racconto. Si mise al lavoro, ne ricavò una sceneggiatura e in quindici giorni c’era il film.,
Prima dell’uscita, lui e uno dei protagonisti attaccarono da sé i manifesti pubblicitari per le vie dalla città.
Cecchi Gori per produrlo ha speso 60 milioni, il film incassa un miliardo e 300 milioni.
Un paio di anni dopo ci riprova con Tony, l’altra faccia della Torino Violenta, pagandoselo da solo, ma il vento è cambiato e non bissa il successo.
Fu definito “l’artigiano del cinema” e in effetti vi è dell’artigianalità che fa di questo film un piccolo gioiello in cui il regista ha racchiuso tutte le sue passioni. Lo dimostrano le numerose sequenze nelle radio locali, nei nightclub, nei laboratori fotografici e negli atelier di moda.
Ci ha riprovato sempre, con budget limitatissimi e ingegno, l’entusiasmo di un ragazzo, con l’aiuto di giovani appassionati, amici generosi, qualche sotterfugio.
Come quella volta che per girare la scena di un film horror in un museo finse di filmare una scolaresca in gita.
In caso servisse una macchina dei vigili o un’ambulanza, utilizzava quelle in servizio sul set.
In Torino violenta sembra tratteggiar un sottotesto fatto di luoghi cinematografici a lui cari. Come il cinema Ideal in cui si svolge la rapina nella sequena di apertura. O i numerosi riferimenti a via Pomba, via del cinema Nazionale e sede di innumerevoli case di produzione e distribuzione ormai scomparse quasi del tutto se non dalle memorie dei grandi vecchi del cinema torinese.
E per finire la Galleria Subalpina, mitico sito del Cinema Romano, davanti alla quale, proprio sotto la finestra di Nietzsche in piazza Carlo Alberto, lo stesso Carlo Ausino viene ucciso durante una sparatoria in un’iconica comparsata.
Carlo Ausino è il regista che a Torino ha girato il maggior numero di film.
“Prendete Nuovo Cinema Paradiso, ambientatelo a Torino ed ecco la storia della mia vita” diceva.
Galante ma sempre profondamente gentiluomo, aveva cinque sorelle e tre figlie amatissime.
Angelina è una musicista e il su grande orgoglio era stato collaborare con lei per un cortometraggio.
Lo ricordiamo con grande stima.
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Articolo pubblicato il 18/12/2020