Occasione per creare e consolidare una relazione
Iniziamo con un luogo comune: Natale è tempo di regali. Il regalo è soprattutto occasione per creare e consolidare una relazione: un aspetto importante per le società. L’aveva dimostrato con chiarezza uno dei padri della moderna sociologia: Marcel Mauss che – negli anni Venti del XX secolo – al dono dedicò uno studio molto accurato, una pietra miliare delle scienze sociali.
Il dono ha la proprietà antropologica di unire, di creare delle relazioni, di stringere i rapporti all’interno di una comunità.
Presente in tutte le società e con modalità diverse, il dono ha radici lontanissime: quella che in qualche modo è un po’ l’origine anche della nostrana tradizione, può essere individuata nella strenna, che significa “dono di buon auspicio”, offerta nell’antica Roma in occasione delle feste dei Saturnalia, che si svolgevano nella seconda metà di dicembre. A creare una sorta si anello di congiunzione con la nostra tradizione cristiana, forse ci hanno pensato i Re Magi con i loro doni, dando a quell’azione una valenza sacrale, ma soprattutto simbolica.
Per i latini le strenne avevano un ruolo importante, assumevano valori che andavano al di là della mera dimensione materiale: infatti si connotavano con toni quasi sacrali e si legavano a corda doppia alla religione.
Poi le cose sono cambiate e il dono natalizio, ultimo baluardo di una tradizione consacrata alla prosperità, ha assunto via via le connotazioni che tutti conosciamo. Quindi, seguendo quella traiettoria che per qualcuno si chiama “saper vivere”, il dono ha svolto la funzione di strumento sociale, di esplicazione di uno status, di elemento di scambio. Insomma ha perduto definitivamente la sua aura di piacere, per diventare un obbligo. A questo punto è meglio fermarsi e smettere di fare i regali.
I regali hanno un senso se si fanno con gioia, con semplicità e spontaneità, pur seguendo le ondulazioni del calendario. Chi riesce ancora a fare i regali seguendo questo modulo umano, senza farsi travolgere dall’“obbligo” è fortunato. C’è da augurarsi che questo ritorno alla tradizione, che sembra caratterizzare il Natale degli ultimi anni, consenta anche di far riacquistare ai regali la loro dimensione più autentica.
Accanto agli aspetti sostanzialmente sociali, simbolici e culturali, i regali sono strettamente condizionati anche da un altro aspetto importante, quello economico.
Infatti quando la situazione finanziaria familiare non è tra le più prospere e le tredicesime si esauriscono con una rapidità che non conosce freni, anche i regali devono ridimensionarsi. Ma se l’antica massima è corretta, quella che sostiene “che basta il pensiero”, allora siamo certi di riuscire comunque a scamparla, salvaguardando la tradizione e la gioia di dare.
Per qualcuno sarà uno stress alimentato da frasi ricorrenti tipo: “Non si sa mai cosa regalare”, “Hai già tutto”, “Cerchiamo qualcosa di utile” e avanti così. Per altri rappresenteranno solo una voce delle tredicesima. Qualcuno perentoriamente affermerà: “Quest’anno niente regali, con questi chiari di luna”, ecc. ecc. Una parte di noi però vedrà la tradizione del dono come un momento bello – quest’anno in particolare! – per cercare un po’ di serenità. Ci sarà poi chi bypasserà giocando sulla semantica, cioè sfruttando il concetto di “pensierino” invece di regalo, perché meno impegnativo e nello stesso tempo in grado di mantenere il contatto con l’altro.
Tra le soluzioni estreme troviamo ancora il vecchio e intramontabile riciclo: qualcuno lo bolla come un’azione priva di classe e tanto, tanto cafona. A noi non sembra affatto così: in fondo che te ne fai di cinque o sei agende? Di libri che non leggerai mai, o di prodotti che non puoi mangiare perché la tua dieta non te li consente? Meglio passarli ad altri, semplicemente: ci sembra che in fondo anche il riciclo, se fatto con spontaneità, possa essere a norma con lo spirito natalizio.
Perché, non dimentichiamolo, in verità ciò che conta è “il pensiero”….
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Articolo pubblicato il 20/12/2020