La crisi del buon senso e l’informazione deformante.

Marcel De Corte e l’intelligenza in pericolo di morte

Riportiamo alcune citazioni di Andrea Mondinelli su corrispondenzaromana.it, relative al capolavoro del filosofo Marcel De Corte, L’intelligenza in pericolo di morte (Giovanni Volpe Editore, Roma 1975).

Mai come oggi emerge il dato eclatante della crisi del buon senso, che colpisce persone di sinistra e di destra, progressisti, conservatori e pure frange tradizionaliste. In questo panorama desolante, è utile riprendere gli insegnamenti degli illustri maestri del secolo scorso.

Ecco alcune citazioni fornite da Mondinelli, relative al pensiero del filosofo:

“Non è esagerato definire il buon senso l’intelligenza dell’intelligenza, o la forza che dirige l’intelligenza stessa all’inizio e nei suoi tentativi prima incerti e poi via via più sicuri. È la punta di diamante dell’intelligenza”. E aggiunge,  “l’informazione moderna, per natura, ignora ciò che è importante e non ritiene che la scorza estranea alla dimensione interiore e alla dimensione storica…

Le tecniche dell’informazione moderna esigono anzitutto, da chi le maneggia, che si collochi fuori dalle condizioni umane di riflessione e meditazione, di confronto, le quali permettono di cogliere la portata dell’avvenimento”. Inoltre, “sul piano dell’attività sensoriale, ma invadente al punto da sopprimere l’attività propriamente intellettuale.

È in permanenza il contrario di un’educazione della mente, che si effettua con l’analisi e la riunione dell’essenziale. È cancellazione della mente. E anche, come annunciava Péguy, ‘una cancellazione del creato: l’inizio della cancellazione del creato”.

Ed ancora, “Nella società di massa l’individuo non può entrare in rapporto con gli altri senza l’informazione. Chiuso nella sua soggettività, non “conosce” dell’avvenimento che l’urto sensibile ed emozionale provocato in lui e che egli interpreta proiettandovi le costruzioni della sua immaginazione e del suo criterio, se ne è testimone diretto.

Tale mescolanza di fatto grezzo, appreso in maniera incomunicabile e capito in maniera non trasmissibile, non può passare dall’uno all’altro che attraverso un sistema di parole di cui nessuno può verificare la fondatezza, poiché, nell’ipotesi soggettivistica sulla quale tutta la democrazia è costruita, il soggetto è definito dalla sua libertà nei riguardi delle necessità oggettive, sole capaci di metterlo in rapporto con gli altri.[…]

Mentre in una società vivente l’essere sociale stabilisce l’opinione reale, nella “dissocietà” democratica è l’opinione che fa l’essere sociale e costituisce la società. Qui, dunque, non è l’essere del vero, del bello, del bene a cui tutti partecipano che dà nascita ed esistenza all’opinione, al contrario, è l’opinione che genera i valori di verità, di bontà, di bellezza”.

“La principale legge deformante dell’informazione rappresenta nel campo politico e in quello sociale la stessa parte che le forme a priori della sensibilità e delle categorie mentali rappresentano nella conoscenza secondo Kant. L’informazione è quasi sempre una in-formazione, una forma introdotta nella materia dei fatti, una maniera di concepirli imposta loro dall’informatore, in maniera da rendersi padrone della mente di chi viene informato. […]

Il fine perseguito dall’informazione deformante è chiaro: carrozzare l’avvenimento in maniera tale che sembri dire il contrario di quanto significa. […] Grazie a queste forme a priori, agli stampi così forniti gratuitamente, l’individuo della società di massa si convince di potere agevolmente riconoscere tutto quanto gli è ostile oppure favorevole.

Non ha più bisogno di ragionare, di far personalmente una scelta, una opinione propria corrispondente alla realtà. Automaticamente applica i modelli prefabbricati di cui la propaganda gli ha arredato l’immaginazione, agli avvenimenti, agli uomini, alle condizioni che gli si presentano.

E poiché tutti gli altri individui della collettività di cui fa parte sono stati sottoposti dall’informazione allo stesso bombardamento, viene a crearsi l’unanimità quasi completa che mina a meraviglia la coesione sociale delle comunità naturali e la soverchia”.

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Articolo pubblicato il 06/02/2021