Stradario torinese: via Cesare Lombroso

Il discusso criminologo è stato titolare di due vie torinesi, la prima a Madonna di Campagna e la seconda in San Salvario

Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare è nato a Verona, il 6 novembre 1835. Medico, antropologo, criminologo e accademico, si può considerare torinese d’adozione: nella nostra Città, infatti, ha condotto le ricerche che hanno portato alcuni studiosi a definirlo come il “padre della moderna criminologia”.

Lombroso, esponente del positivismo, è stato uno dei pionieri degli studi sulla criminalità e il fondatore dell’antropologia criminale. Dopo la sua morte, a Torino, il 19 ottobre 1909, gli viene intitolata una via del quartiere Madonna di Campagna, lungo la ferrovia di Lanzo, al tempo ancora sul piano di campagna, tra il corso Potenza e la via Sansovino. Oggi questa via - dove non si osserva più la linea ferroviaria perché interrata - porta il nome di via Alfonso Badini Confalonieri (1843-1920), sindaco di Torino (1902-’03), deputato e senatore.

La via Lombroso si trova oggi nel Borgo San Salvario e va dalla via Sant’Anselmo al corso Massimo d’Azeglio. È stata spesso nominata, prima delle restrizioni imposte dal Covi-19, per le iniziative culturali della Biblioteca Civica Natalia Ginzburg e del Polo Culturale Lombroso 16. In precedenza, la via era intitolata all’Orto Botanico, che in effetti si trova nel Parco del Valentino, in corrispondenza dello sbocco della via sul corso Massimo d’Azeglio. Ma nel 1949, l’Orto Botanico ha dovuto lasciare il posto al criminologo veronese.

Perché questo balletto di intitolazioni?

A seguito delle leggi razziali del 1938, la “prima” via Cesare Lombroso è stata intitolata a Padre Reginaldo Giuliani, personaggio iconico dell’Italia Fascista. Padre Giuliani, al secolo Andrea, nato a Torino il 28 agosto 1887, a quarantott’anni è partito volontario per la guerra d’Etiopia, diviene cappellano del 1° Gruppo Camice Nere d’Eritrea e perde la vita durante la prima battaglia del Tembien, a Mai Beles (Passo Uarieu), il 21 gennaio 1936. Viene ucciso a colpi di scimitarra mentre soccorre un ufficiale agonizzante. Per questa azione riceve la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

Non fa meraviglia che questo eroico personaggio sostituisca il criminologo veronese, di origine ebraica. Dopo la Liberazione la via è ribattezzata Alfonso Badini Confalonieri, come già detto, e Lombroso rimane privo di una intitolazione. Nel 1949 si rimedia ma nel Terzo Millennio l’intitolazione a Lombroso è di nuovo messa in discussione: a Torino, l’8 maggio 2010 si è svolta una manifestazione di militanti neoborbonici contro il Museo Lombroso. Tra le altre richieste, è stata presentata quella dell’abolizione delle vie dedicate allo studioso, inviso ai neoborbonici soprattutto come ideologo dell’antimeridionalismo!

A corollario di queste annotazioni sulla via Lombroso può essere interessante ricordare un breve profilo del discusso criminologo pubblicato dal settimanale illustrato torinese La Luna n. 46 del 17 novembre 1893 per la serie delle Fotografie istantanee al chiaro di Luna.

Questo è il testo, firmato con lo pseudonimo de Il conte di Luna, che non sono riuscito a identificare.

È bene precisare che viene citato Max Nordau (Pest, 1849 - Parigi, 1923), sociologo, medico, giornalista e leader sionista ungherese. Lombroso gli dedicherà, nel 1896, un’edizione del suo L’uomo delinquente.

La tavola è disegnata Arturo Calleri (1861-1923), illustratore e animatore del Circolo degli Artisti, noto con lo pseudonimo di “Caronte” che de La Luna è il direttore responsabile.  Da notare come il ritratto di Lombroso proposto da Caronte sia molto somigliante a quello pubblicato, alcuni anni dopo, dalla rivista Appletons’ Popular Science Monthly di New York.

Questa l’istantanea del professore proposta dal Conte di Luna.

Cesare Lombroso

 

Chi non lo conosce, almeno di vista? Chi non si è imbattuto almeno una volta in quest’ometto carico di libri e di carte sotto il braccio affrettato verso l’Università?

È piccolo come tutti i grandi uomini, e come tutti loro un tantin stravagante. La fama di Lombroso ha varcato i confini, anzi direi che all’estero è molto più conosciuto che nella patria sempre ingrata....

E siccome le cose e gli uomini giudicati da lontano appaiono sempre meravigliosi, così ci fu dato di leggere in una dedica di Max Nordau che Cesare Lombroso era il più grande genio del secolo....

Evidentemente il filosofo tedesco si è lasciato trasportare troppo dall’ entusiasmo per lo scopritore, o meglio, volgarizzatore dell’antropologia criminale, e credo che lo stesso Lombroso non gli sia grato di una volata tanto ardita. Non durerei fatica a credere che un bel giorno si vendicasse del.... tiro, mettendo, in una nuova edizione del Genio e follia, l’amico Nordau fra i mattoidi.... inventori. Difatti, diciamolo schietto, quella fu un’invenzione….  spiritosa.

Ad ogni modo, con buona pace del filosofo tedesco, dichiaro, a nome di tutta la lunatica Redazione di questo giornale, che abbiamo un alto concetto dell’ingegno e dell’operosità di Cesare Lombroso, e che appena lo crederemo indispensabile invocheremo l’opera sua sanatrice. Avrà occasione così di studiare un gruppo di pazzi morali e non, che credo nella sua lunga pratica raramente gli sarà occorso di incontrare.

 

Lombroso è essenzialmente un raccoglitore di documenti umani, ma intendiamoci bene.... senza epigramma!.... 

 Se non temessi mancar di rispetto ad un’illustrazione della scienza, direi che è il rigattiere dei criminali, dei mattoidi, di tutti coloro cui il cervello batte un tantin la campagna. Il suo studio è un vero museo di piccoli oggetti, ritratti, lettere, coltelli, lavori eseguiti durante il vaneggiamento, ecc. In tutti questi nonnulla, questi pezzi di carta in cui voi non notereste alcun carattere speciale, alcuna anormalità, egli vi scorge qualche cosa di originale, qualche somiglianza con un altro oggetto o con un’altra calligrafia; in ciò sta la massima parte del suo valore.

Molti scienziati gli contesteranno la serietà nel procedere così induttivamente, ma quando da tanti nonnulla sgorga fuori una verità che rivoluziona la scienza e la filosofia, non gli si può negare il genio.

Certo che con questo metodo induttivo talvolta si può prendere qualche madornale cantonata! E il professore Lombroso qualcuna ne ha pigliata, specialmente nel Genio e follia, ove si tirano in ballo anche gli aneddoti degli uomini celebri.... quegli aneddoti poi che si fabbricano nelle redazioni delle gazzette alla vigilia della morte di un grand’ uomo e si tengono in sospeso fino a morte consumata.... tanto per ammanire ai lettori quella stupida menzogna che è sempre la necrologia.

Cesare Lombroso ha fatto di questi giorni, trovandosi ad una conferenza del deputato Prampolini, in compagnia di Deamicis, dichiarazioni di fede socialista, e con accento di viva commozione ha salutato il deputato coll’epiteto di maestro. Il fatto ha più importanza di quello che non paia. Erano note, qualche anno fa, le idee conservatrici dell’illustre psichiatra; pareva anzi che l’antropologia, distruggendo nell’ordine fisiologico l’idea dell’uguaglianza, fosse in certo modo in opposizione coll’idea socialista. Ora invece pare che si possa conciliare, se l’esplicita dichiarazione del professore Lombroso è, non dirò sincera, ma definitiva.

Io non sono persuaso che sia andato in quella riunione di socialisti proprio per catechizzarsi!... Dietro alle lenti traditrici avrà osservato tutta quella folla con occhio indagatore, e giunto a casa avrà buttato giù in carta le sue impressioni.

Tanto è vero che mi si dice che ora attenda ad un nuovo studio psicologico: Il Santo. Forse era andato colà per cercarlo. I santi sono sempre illusi, e degli illusi fra i socialisti ve ne sono parecchi!....

Il Conte di Luna.

 

Questo articolo non figurerà certamente nella bibliografia lombrosiana, ma contiene qualche spunto non banale. Inizia ricordando la sempiterna considerazione che i torinesi insigni - anche se d’adozione - sono più noti all’estero che in patria. E tra le battute ironiche traspare una certa soddisfazione per la notorietà del personaggio biografato che a suo modo rappresenta un’eccellenza cittadina.

Quanto alle garbate osservazioni critiche sui suoi metodi di studio, queste appaiono come un pallido anticipo delle feroci stroncature odierne. Non è quindi il caso di dilungarsi in considerazioni.

Il Conte di Luna mette poi in evidenza la contraddizione che emerge dal dichiarato entusiasmo del criminologo per le idee socialiste che pare scontrarsi con le sue rigide concezioni scientiste. Non mancheranno altre contraddizioni, come la sua clamorosa adesione allo spiritismo.

Il consenso al socialismo - che sarà definito il socialismo “dei professori” e coinvolge anche Edmondo De Amicis - si può ritenere che fosse la declinazione del pensiero lombrosiano più sgradita alla redazione de La Luna. Il settimanale non amava le idee socialiste. Pubblicava di rado vignette a sfondo sociale e vi indicava queste idee come perniciose perturbatrici della mentalità dei pacifici operai. La stragrande maggioranza delle sue tavole si riferivano alla fauna femminile dei teatri, alle sontuose feste di Carnevale, alla villeggiatura estiva.

Ecco, quindi, che il Conte di Luna affaccia l’idea un po’ maliziosa che Lombroso si fosse avvicinato ai socialisti per poterli sottoporre ai suoi studi. Studi di patologo e di criminologo…

Ironia tutto sommato bonaria. Come l’avrà presa il professore?

Ci piace credere che abbia fatto suo il pensiero di Oscar Wilde: “C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé”.

Non poteva prevedere che di lì a sedici anni, subito dopo la sua morte sarebbe giunto un giudizio molto più severo di quello del Conte di Luna. Quello di Padre Agostino Gemelli, al secolo Edoardo Gemelli, (Milano, 1878 – 1959), medico e religioso, scienziato e ricercatore di psicologia, che lo esprime nel titolo di una sua conferenza: «I funerali di un uomo e di una dottrina: in morte di Cesare Lombroso».

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Articolo pubblicato il 20/02/2021