Ci perviene da Cuba questa toccante lettera: POLIZIA, POLIZIA, NON SEI PIU’ MIO AMICO?

Polizia cubana, come ci si sente ad andare a lavorare per pochi pesos che non bastano per sfamare la propria famiglia?

Mi chiedo come ti senti a uscire per strada per reprimere i tuoi fratelli quando gridano:

"Non ce la faccio più! La miseria inutile di un popolo che non ha per una semplice colazione mentre tutti i dirigenti del paese fanno colazione come re".

Polizia Cubana, cosa provi nel sapere che oggi bastoni qualcuno che non conosci, mentre in un'altra città un altro poliziotto potrebbe picchiare i tuoi figli, i tuoi genitori, i tuoi amici...

Ti chiedo, come ci si sente a seguire le regole di qualcuno che ti volterà le spalle quando finalmente interverranno a Cuba e resterai prigioniero e disprezzato (se ti mantengono vivo).

E tutto, per quel salario che non ti basta per mangiaresino alla fine del mese? Tutto quello che stai facendo non cambierà la tua realtà, di arrivare cioè all'ospedale dove non ci saranno medicine per salvare la tua vita o quella dei tuoi.

Polizia cubana, i miei amici stanno uscendo per strada, per favore, non picchiarli, non ucciderli.

Dall'esilio sto implorando Dio per i miei genitori, ma se scendessero per strada, per favore, non sparargli. Anche loro sono stanchi, non solo per la fame, è anche per la distanza, per avere la famiglia frazionata dall'intransigenza di un governo che gode mentre il popolo soffre.

Per favore, non mettere un dito su mia madre.

Polizia cubana, quando abbiamo smesso di essere amici? Quando e per quanto denaro hanno smesso di essere ′′ i miei ′′ anche ′′ i tuoi "?

Ti chiedo come ci si sente a difendere una causa persa?

Polizia cubana, cantiamo insieme ancora una volta ′′ Dammi la mano e danziamo, dammi la mano e mi amerai, come un solo fiore saremo, come un fiore e nient'altro "...

Tua sorella in Patria,

Eidys

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 15/07/2021