Tokio: Jacobs e Tamberi medaglie d’oro nei 100 m e nel salto in alto. Una gioia incontenibile

Due imprese atletiche che imprimono nella leggenda la storia olimpica dello sport italiano

1 agosto 2021, Giappone, olimpiadi 2020: una data biblica per l’atletica italiana. A Tokio, il centometrista azzurro Marcell Jacobs, dopo aver suscitato grande entusiasmo nella semifinale, all’ultimo atto della gara di velocità regina dell’atletica, ha dominato la corsa, regalando al tricolore un risultato fino a poco tempo fa neppure pensabile.     

Partito dai blocchi con un tempo di reazione non ottimale, l’atleta italiano, dopo aver disteso il fisico possente ai 30 m, ha sfoderato una progressiva accelerazione, potente quanto elegante e coordinata, annullando la distanza dei 100 m con un tempo stratosferico: 9.80, demolendo il record europeo con una media superiore ai 43 km.h.

L’ultima medaglia d’oro della velocità alzata al cielo nel tempio delle olimpiadi porta il leggendario nome di Pietro Mennea. Vittoria conseguita alle olimpiadi di Mosca nel 1980. Prima di lui, fu il torinese Livio Berruti, oggi elegante signore di 82 anni, campione a Roma nel ‘60. Due epiche imprese, vanto e gloria della nostra storia olimpica.

Vittorie esaltanti, ma ottenute nei 200 m e nonostante il tempo di 19.72, di Mennea, che tuttora resiste come record europeo, i 100 m sono un’altra cosa. Lo spirito del campione di Barletta, scomparso troppo prematuramente, certamente lo sa e di sicuro, dall’alto dell’eden destinato ai grandi atleti, avrà gioito come tutti noi, semplici, increduli spettatori umani, commossi e grati.

La medaglia d’oro del simpatico Marcell Jacobs ha il sapore dell’impresa impossibile diventata di colpo realtà in una specialità che, ultimamente, è sempre stata terreno di conquista per velocisti americani, giamaicani e canadesi. Mai un italiano era giunto neppure a disputare la finale olimpica.

Marcell ha riscritto la storia. Ha vinto stracciando in modo quasi imbarazzante i soliti americani e canadesi, regalando un’emozione indescrivibile a tutti gli appassionati di atletica. Il filmato dell’impresa è già consegnato alla storia. Avremo la fortuna di poterlo rivedere un infinito numero di volte, ma non sarà mai abbastanza; souvenir di una prestazione epica in una Olimpiade del Sol Levante che pochi minuti prima aveva regalato al tricolore un’altra medaglia d’oro altrettanto commovente.

Prima dell’mpresa velocistica di Jacobs, Gianmarco Tamberi, beffando la forza di gravità, aveva vinto la medaglia d’oro nel salto in alto, ex aequo con l’amico e avversario Mutaz Barshim, portacolori del Qatar, entrambi a pari merito dopo aver superato l’altezza di 2.37 ed entrambi fermati da quella seguente di 2.39.

Si è trattato di un momento di grande emozione poiché la finale prevedeva uno spareggio tra i due campioni per assegnare l'oro e l’argento, ma entrambi i campioni, consumati dalla tensione, con un abbraccio di stima e di consapevolezza, sceglievano un’alternativa salomonica, equa e intelligente. Nessuno si è sentito né di perdere la medaglia d’oro, né di portarla via all’altro: un gesto di profonda stima e di grande amicizia soprattutto da parte di chi, in cuor suo, pensava di poter essere il migliore.

Entrambi decidevano per la parità e una medaglia d’oro a testa, accomunati nella storia dal medesimo infortunio alla gamba, che aveva ritardato di cinque anni l’Olimpiade dell’italiano e le sue chances di medaglia. La gioia travolgente del nostro Tamberi, esplosa al momento della validità dell’accordo, ha bucato il video immortalando struggenti momenti di indescrivibile gioia, destinati a rimanere per sempre nella storia dello sport.

1 agosto 2021: una data memorabile per l’atletica italiana e per un Paese che non brilla per l’istruzione sportiva a livello scolastico e universitario. Che queste medaglie siano di stimolo anche per un momento di ripartenza per la cultura sportiva italiana, troppo spesso affidata alla passione individuale coltivata in palestre, in circoli sportivi o sviluppata nelle storiche fiamme dei corpi militari.

È ora di cambiare registro: lo sport è spirito di sacrificio, è scuola di vita, è una fucina di bravi ragazzi legati alla famiglia, è un insegnamento di cui la nostra gioventù ha quanto mai bisogno, così che i giochi olimpici in divenire ci possano regalare altre imprese leggendarie che saranno gioia e vanto per la bandiera e la storia di vita dei singoli, nobili, giovani campioni.

 

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Articolo pubblicato il 02/08/2021