Sentinella, quanto resta della notte?

Scongiurata l’attesa di un peggioramento della pandemia, ci chiediamo: quando usciremo da questa emergenza?

Nella strada delle civili aspettative si sono spente d’un tratto le luci, che illuminavano abitudini inveterate. Un nemico, materializzatosi non si sa come, ci ha colti impreparati e inermi, costringendoci alla ritirata, che ha confiscato le libertà. La lunga notte del lockdown è stata la nostra difesa immediata.

Una straordinaria struttura di contrasto, affannosamente predisposta, ha posto intanto sentinelle a guardia della precarietà, minaccia improvvisa delle nostre vite.

Alle angosce della pandemia esiziale, la musica ha dato terapeutico conforto a tanti. Qualcuno ha riscoperto così un profetico Francesco Guccini. “Sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato” cantava nel 1983, prima del ritornello, che dava titolo alla canzone, ripreso letteralmente dalla Bibbia: Shomer ma mi-llailah?”(Isaia 2.11) - “Sentinella, quanto resta della notte?”.

La sentinella biblica dette una risposta ambigua: “Il mattino viene, poi anche la notte”.

C’è un invito alla speranza in queste parole. L’attesa del mattino, che verrà, è una certezza liberatoria e lenitiva. Ma c’è anche un monito: pure la notte poi arriverà, con i suoi incubi e i suoi mancamenti.

I vigilanti d’oggi, ai quali continuiamo a chiedere: “Sentinella, quanto resta della notte?”, una risposta ce l’anno data: “La fine della pandemia viene, poi anche un terzo vaccino”.

È l’alternanza dei corsi e dei ricorsi, che lastrica la strada del nostro progresso. Compreso questo, non sia pertanto la speranza d’oggi il tempo vuoto dell’attesa del mattino che viene, ma un tempo di preparativi per la notte che verrà, perché non ci trovi ancora impreparati e inermi.

Si vales, vàleo.

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Articolo pubblicato il 26/09/2021