Fonti dalla Romania riferiscono di un prossimo richiamo alle armi dei civili

Il teatro di guerra in Ucraina visto dalla gente di Bucarest

Fonti attendibili di provenienza rumena, peraltro non ancora confermate in forma ufficiale, riferiscono di una diffusa preoccupazione del governo di Klaus Ioannis e condivisa dalla maggior parte della popolazione. Timori che hanno portato a valutare un eventuale richiamo al servizio militare di giovani e veterani.

Le cause sono plurime:

l’adiacenza alla Moldavia, ipotetico prossimo obiettivo di Putin se il conflitto dovesse proseguire ed espandersi verso l'enclave separatista della Transinistria, minimo lembo di terra moldava autonoma che, dal 2014, vorrebbe far parte della Russia;

il diretto contatto di confine tra Romania e Ucraina che, in caso di recrudescenza della guerra e di un confronto con la NATO, sarebbe la prima porta per un corridoio verso il sud dell’Europa;

l’invio di un cospicuo contingente NATO sul territorio rumeno, aumentando quello già rafforzato dal 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia durante il primo conflitto russo-ucraino;

la concentrazione della NATO a ridosso del confine ucraino ha già sollevato i toni minacciosi dello Zar nei confronti della Romania, notizie che non sono pervenute ai nostri notiziari;

da parte della Romania, l’aumento del contingente è visto tanto come un deterrente, quanto un obiettivo primario in casa propria nel caso di uno scenario peggiore; soprattutto per quanto riguarda i numerosi caccia Eurofighter, schierati in Romania troppo vicini al confine dell'Ucraina, visti più come un probabile obiettivo che come un deterrente. 

Da qui, pare che l’esercito rumeno, per portarsi avanti con la prevenzione, abbia deciso di richiamare a un addestramento militare obbligatorio tutti gli uomini tra i 18 e i 50 anni, ipotesi valutata già nel 2014 durante la prima guerra russo-ucraina, poi rientrata. Per molti tra i meno giovani sarebbe un ripasso della lezione, poiché il servizio militare obbligatorio in Romania è stato abolito nel 2005, dopo che il paese era entrato a far parte della NATO l’anno precedente.

Medesimo percorso intrapreso in Italia, dove il servizio di leva fu abolito il 23 agosto 2004 dalla cosiddetta legge Martino, allora ministro della Difesa del governo Berlusconi. Provvedimento rimasto reversibile in caso di gravi motivi di sicurezza nazionale.

Dunque, mentre il mondo si mobilita per scongiurare l’escalation e si attiva per giocare la partita a colpi di concessioni diplomatiche, molti paradossi economici, energetici e geopolitici, oltre a motivi storici e territoriali figli di conflitti mai spenti del tutto, alimentano le incertezze.

Se verrà confermato il richiamo alle armi degli uomini abili rumeni, non sarà un bel segnale, ma sebbene a malincuore, sarebbe da valutare con cura anche da noi, Italia finita sulla lista nera dell’imperatore russo a causa di certe scelte sbandierate da un bellicoso Mario Draghi.

Le medesime fonti riferiscono di una corsa al rilascio del passaporto e al ritiro di denaro contante. Progetti di un prudente allontanamento dall'Europa per chi può, e di svincolarsi da un richiamo alle armi da parte dei soggetti  interessati, prima che diventi operativo.

Informazioni per ora non confermate ANSA, pervenute da ufficiale ex Securitate, da fonti prossime al confine ucraino e da amici, cittadini di Bucarest che riportano notizie di informazione locale.

 

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Articolo pubblicato il 10/03/2022