Il disagio della società è frutto delle sue contraddizioni insanabili

L’etica e la morale restano ancora un cosmetico che copre i comportamenti ancestrali

La tentazione di partecipare ad attività lucrose, ma legalmente sospette, può sempre attrarre molte persone. Tuttavia, quelle che si dimostrano refrattarie a questo intenso richiamo probabilmente sono condizionate da un’etica o da una morale che, in queste circostanze particolari, prevale e assume il ruolo di guida comportamentale.

Per altre persone, meno permeabili a certi valori, possono prevalere comportamenti di convenienza, che possono anche sconfinare nell’area grigia dell’illegalità.

Esiste ancora, per semplificazione, una terza possibilità e cioè quella di persone che, a seconda del rischio in gioco, rispetto ai consistenti vantaggi che possono conseguire, sono tentate a passare da un comportamento formalmente “irreprensibile” a quello di connivente mascherato o di fiancheggiatore.

La gamma dei comportamenti umani, come si può constatare, è varia e flessibile in modo tale da soddisfare tutte le intenzioni e pulsioni delle persone in causa.

L’esempio del furto di oggetti di valore (per intenderci di autovetture o di preziosi) può dare un’idea della procedura che coinvolge l’autore del fatto criminoso e i diversi “manutengoli e fiancheggiatori” che vengono coinvolti nell’attuazione del reato sopra menzionato.

Rubata l’autovettura o i preziosi, si tratta di collocare il “bottino” presso una “figura” in grado di immetterlo sul mercato al fine di monetizzarlo.

Ecco apparire la figura del “ricettatore” che, a vario titolo e rischio, è in grado di vendere a “incauti o consapevoli” acquirenti la merce che, a questo punto, non presenta più alcuna caratteristica originale e di tracciabilità (oppure viene prodotta la relativa documentazione falsificata).

Tuttavia, nella maggioranza dei casi, il “bottino” in causa richiede, per comprensibili motivi, di essere “cannibalizzato” o ridotto a elementi più semplici, che devono rendere difficile l’identificazione originaria.

Anche l’acquirente svolge sovente un ruolo equivoco e di complice ipocrita. Quante volte questa figura, di proposito o per convenienza, ha ricercato intenzionalmente merce di dubbia provenienza? Lo stesso acquirente non si è mai sentito turbato dall’idea che questa potesse derivare da una provenienza dubbia, se non illegale?

Tuttavia, altre figure istituzionali possono essere coinvolte in questo malaffare: i pubblici funzionari, le varie Forze dell’Ordine (ovviamente parliamo di estreme minoranze infedeli) che, in modo sospettosamente “disattento” (sic!), attenuano i dovuti controlli per l’esportazione del “bottino” nelle diverse regioni d’Italia o all’estero.

Se non ci fossero queste ramificate connivenze, difficilmente questo lucroso “commercio”, considerate le enormi dimensioni che ha assunto, potrebbe essere portato a termine con successo.

Un’ulteriore riflessione deve essere tenuta in considerazione per comprendere questo fenomeno, che è più complesso e articolato di quanto possa apparire.

Infatti, se si instaura in una comunità la sensazione di allarme e di paura per l’insicurezza delle persone e dei beni, le Società Assicurative sono destinate a trarre inevitabili benefici. Pertanto, in un contesto del genere, la tendenza generale sarà sempre di più indirizzata a trovare una protezione assicurativa, che avrà un costo che inevitabilmente sarà proiettato, nel tempo, al rialzo.

Stessi vantaggi si verificheranno per le multinazionali produttrici di autovetture, per i produttori degli “accessori”, dei “sistemi di allarme elettronici” e così di seguito per tutte le altre “realtà industriali” coinvolte nel completamento del ciclo produttivo del “prodotto” oggetto di reato.

Paradossalmente questo fenomeno criminoso non fa altro che alimentare automaticamente una catena di beneficiari, ovviamente dove l’unica vittima sacrificale resta quella che ha subito il furto.

Tuttavia, nessuna categoria della società civile che, esercitando ruoli o cariche rilevanti, è potenzialmente immune da questi fenomeni illegali. L’esempio più clamoroso è quello rappresentato dalla “casta politicante”, quando ricorre al voto di scambio con le organizzazioni mafiose.

La cronaca quotidiana non ha che l’imbarazzo della scelta nel documentare queste scelleratezze, che rappresentano un vero insulto e sfregio alla legalità e dove viene derisa la disciplina e l’onore richiesto a chi si candida alle prestigiose cariche istituzionali dello Stato.

In ogni caso, se questa ignobile pratica politica è perseguita dalla Magistratura, quando le prove a carico emergono in modo evidente, il risultato giudiziario, il più delle volte, è beffardo in quanto l’inquisito può sempre continuare la sua discutibile avventura nella bassa politica partitica nazionale o locale, dove le “intenzioni iniziali” non vengono di certo depotenziate.

Non da meno sono i grandi e piccoli speculatori che, davanti ai tragici eventi attuali (guerra in Ucraina, crisi climatica, crisi delle forniture di gas e petrolio russo, dei cereali, ecc.) attuano una speculazione ignobile che crea un aumento insostenibile dei prezzi dei prodotti alimentari, dei carburanti e conseguentemente di tutte le altre merci e servizi.

Davanti all’aumento incontrollato dei prezzi, che crea una inflazione da brividi, il ceto medio-basso dei dipendenti, dei pensionati e parte dei lavoratori autonomi, il cui reddito è congelato da anni, è trascinato irreversibilmente verso il disagio economico, se non verso la fascia della povertà. Si potrebbe dire che questa “incredibile situazione” è tipica di un paese e di una società coinvolta in una guerra mondiale, che tristamente abbiamo già sperimentato.

In fondo il criterio che guida queste “figure meschine” è il miraggio della ricchezza facile o del potere, che il più delle volte, nelle intenzioni e nella visione di costoro, vengono interpretati come sinonimi o valori equivalenti.

C’è da rilevare che una parte consistente della società civile è permeata da una convinzione molto deludente, riassumibile nel compiacimento verso chi è “furbo e che sa fare i soldi”. Si stima di più un “disonesto di successo”, anche se ha truffato la società o se è un incallito evasore fiscale, che una persona di valore e degna di ammirazione che, raggiunta una condizione economica “modesta e trasparente”, conduce una vita ordinaria e onesta.

In fondo molti “disvalori” sono altamente contagiosi e catalizzatori di emulazione per sempre nuovi aspiranti che mirano a una facile e disinvolta ascesa sociale.

Anche questa realtà è da tenere in considerazione per tentare di capire la complessità e la confusione morale ed etica che attraversa e che contamina trasversalmente la società contemporanea.

Morale: inutile gridare allo scandalo provocato da persone che compiono azioni criminose, quando questi eventi hanno motivo di esistere e sono alimentati in modo mascherato da “conniventi”, che con rischio minimo o nullo, fanno parte integrante della stessa combriccola delinquenziale.

In pratica ci indigniamo giustamente per quello che appare intollerabile, scandaloso, ma stranamente dimentichiamo subito la “macchina ignobile” che nell’ombra alimenta il malaffare da cui trae grandi profitti inconfessabili.

Questa è la realtà contradditoria delle diverse componenti che si agitano, per fini di potere e di lucro, nella nostra società, sempre più inquieta, disorientata e senza la percezione di certezze o di punti di riferimento.

Pensare di modificare questa “condizione” umana è pura utopia, in quanto la morale e l’etica hanno dimostrato di aver agito nella storia esclusivamente come un “cosmetico” che ha mascherato, ma che non ha modificato la natura ancestrale dell’uomo moderno, che purtroppo continua a restare inchiodato alla sua primitiva e infelice condizione.

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Articolo pubblicato il 22/07/2022