Immigrazionismo
Foto di Adriano Porino, per sua gentile concessione

Problemi contingenti di un imperativo morale

Una onda tsunamica che conquista i litorali sui quali si abbatte? Una invasione che spinge a difese xenofobe? Questo è veramente l’immigrazionismo, “figlio dell’ignoranza” per Camillo Langone di “Preghiere”? (Foglio.it – 19.6.2015)

Atteggiamento di chi è favorevole alla immigrazione e alla accettazione anche incontrollate dei migranti, è una ideologia che ci tocca da vicino, quale Paese più esposto ai flussi mediterranei di chi cerca riparo da noi per sfuggire alle condizioni di disagio delle terre d’origine.

La inadeguatezza dei nostri quattro Centri di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) istituiti a Lampedusa Monastir Otranto e Pozzallo, pone problemi contingenti immediati, ma altri e diversi se ne creano dopo in tutto il Paese.

C’è chi ritiene che spendersi per i migranti sarebbe compensarli di un passato colonialismo di sfruttamento perpetrato ai loro danni; in questo contesto, si giunge anche a tollerarne qui le intemperanze delinquenziali e quasi a giustificarne alcune violenze.

Un ritorno remunerativo di votanti a proprio favore è atteso dai politici propensi a favorire la concessione di cittadinanza ai migranti, i quali sono visti anche come rimedio per la denatalità del nostro Paese, pur se i loro figli tenderebbero a diminuire col processo di loro integrazione nel nostro tessuto sociale.

Fenomeno di immediata percezione è quello per cui la loro presenza supplisce alla mancanza di mano d’opera locale per lo svolgimento di certi lavori aborriti ormai da noi. Per sopravvivere, infatti, i migranti sono disposti, nell’immediato di precari, a farsene comunque carico accettando spesso condizioni aberranti e remunerazioni misere, se non miserrime, e in nero. Ma è chiaro che prima o poi le cose cambierebbero con la regolarizzazione degli irregolari: i datori di lavoro sarebbero quindi costretti a pagarli di più ed emergerà che i lavori aborriti, in genere, erano quelli mal pagati e che, se ben retribuito, qualunque lavoro trova occupanti, non solo tra i precari extracomunitari.

Di migranti, in maggioranza musulmani, sbarcati in Italia nel 2020, ce ne sono stati più di 34 mila e, nel 2021, oltre 67 mila. Dall’inizio di quest’anno ne sono arrivati quasi 40 mila. Il loro numero sta in qualche modo alterando il nostro sistema sociale. C’è chi pensa, quindi, che a parità di costi, sarebbe meglio aiutare questi extracomunitari con la creazione, nei loro Paesi d’origine, dei mezzi di loro sostentamento, che spesso non trovano neanche da noi.

Chi sente l’immigrazionismo come imperativo morale, vede la risoluzione di ogni suo problema con la integrazione dei migranti nel nostro sistema di vita; cosa che però richiederebbe tempi biblici, col supporto indispensabile di scelte politiche operative di lunga prospettiva, e presuppone risposte affermative a tanti interrogativi.

Siamo sicuri di volerli tutti accettare questi migranti? Siamo sicuri che, per la loro Storia alle spalle, diventeranno compatibili col nostro vivere quotidiano nel retaggio di tutta un’altra Storia? Siamo sicuri che potremo indurli a rispondere adeguatamente alle nuove sollecitazioni del nostro mondo, tanto diverso dal loro? Siamo sicuri che sapremo costringerci a modificare i nostri comportamenti per poterli metabolizzare? Tra i suoi sinonimi, questo verbo vede i termini assimilare e assorbire, ma anche: digerire. Siamo sicuri, dunque?

Si vales, vàleo.

(Foto di Adriano Porino, per sua gentile concessione)

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Articolo pubblicato il 31/07/2022