Sulle tracce del beato Tommaso Reggio

In memoria di un sacerdote e vescovo che fu brillante ed arguto giornalista.

Il 3 settembre del 2000 Papa Giovanni Paolo II beatificava Mons. Tommaso Reggio, Arcivescovo di Genova, fondatore delle Suore di Santa Marta e pioniere dei giornalismo cattolico italiano.

In modo particolare andremo ad analizzare il suo amore per il giornalismo e per la buona stampa applicata alla ricerca costante della verità. I biografi che lo hanno studiato attentamente in vista del processo di beatificazione sottolineano come mons. Reggio abbia portato anche nel ministero episcopale la sua passione per il giornalismo.

Nel 1848, dopo la proclamazione del principio di libertà di stampa, a Genova un gruppo di cattolici prende iniziativa e fonda il giornale “Cattolico di Genova” che, nel giro di poco, diventerà semplicemente “Il Cattolico”.

L’editore e i fondatori del giornale cercano una persona competente, brillante ed arguta da mettere in redazione. La loro scelta cade su don Tommaso Reggio che, a detta dei suoi contemporanei, si dimostra “un redattore battagliero e un sostenitore anche dal punto di vista economico”.

Don Reggio è un uomo serio, determinato e non incasellabile in questa o quella corrente politica. Proprio per questo pagherà critiche e polemiche visto che in quel periodo si è nel pieno dello scontro tra i “liberali” e i “reazionari”.

Molti colleghi giornalisti avrebbero voluto che egli prendesse posizione ed usasse la sua fine penna per indicare la via da seguire. Don Reggio, però, come scrive Giorgio Basadonna, “cerca di chiarire le parole e i valori che sottostanno alle diverse correnti di pensiero politico, sempre chiamando il lettore a verificare le proprie idee e i propri progetti con la prospettiva cristiana”.

La sua abilità giornalistica, il suo amore per la verità e la sua dedizione senza eguali lo porteranno nel 1861 ad essere promosso direttore de “Il Cattolico” che, nel frattempo, è diventato “Stendardo Cattolico”.

Quale direttore del giornale, Reggio cerca di suggerire al lettore la necessità di eleggere dei deputati cattolici al Parlamentoper evitare leggi ingiuste e anche per garantire la libertà del Papa a cui può bastare un territorio piccolo perché ormai il potere temporale rischia di danneggiare quello spirituale”.

Lo “Stendardo Cattolico” cresce, matura e raggiunge un numero sempre maggiore di persone. Ci sono cattolici che lo diffondono anche nella terra torinese. Il gruppo dei credenti impegnati nel giornalismo ed in politica che si ispira a don Tommaso Reggio cresce sino a dar vita ad un nuovo mensile chiamato “Annali Cattolici”.

Don Reggio condivide immediatamente questo nuovo progetto e rimarca, ancora una volta, “la necessità dell’impegno politico dei cattolici, rifiutando la posizione della astensione come una forma di paura e di pigrizia”. Interpellato sul tema è solito ripetere: “tempi migliori ci saranno quando si sarà in grado di procurarseli”.

L’impegno del giornalismo cattolico non conosce battute d’arresto ma i frutti sono molto modesti. Basadonna scrive che “nonostante l’azione continua del giornale, i pochi cattolici che si presentano per le elezioni non vengono eletti, ma la tenacia di Reggio e dei suoi collaboratori non viene meno, anche se lo slogan “né eletti né elettori” si fa strada e conquista una certa maggioranza cattolica”.

Nel frattempo arriva il 1870. Il Papa viene espugnato con la celebre breccia di Porta Pia.

Il Papa e la gerarchia cattolica iniziano a prendere in antipatia la politica tanto da promulgare nel 1874 la famosa dichiarazione “non expedit” in cui si dice al cattolico che non deve partecipare alla lotta politica. Questo per don Reggio e i suoi sodali è un duro colpo.

In obbedienza al Santo Padre ed al suo “non expedit” don Reggio chiude lo “Stendardo Cattolico” e si ritira dalla scena pubblica. Si può immaginare quanto gli sia costato tutto ciò. Chi gli era vicino dice che la scelta di ritirarsi dal giornalismo per obbedire al Papa nasce “da una fede chiara e sicura nel primato del Papa come garante dell’unità della Chiesa e della precisione della dottrina”.

E’ proprio don Reggio che, parlando della questione, dice: “al Papa noi dobbiamo obbedienza esatta, pronta e sollecita. Non l’ubbidienza del bruto che morde il freno al quale è legato, ma quella del figlio che stima e ama il padre e fa suo vanto secondarne anche non veduto i voleri. Egli è come Cristo, è verità, parla il Vero, il solo importante e certissimo Vero: non dubbiezze quindi, non ritrosie, non restrizioni”.

Come abbiamo potuto intuire don Tommaso Reggio aveva una personalità molto forte, retta e determinata ma, al contempo, umile, silenziosa e sempre pronta ad accogliere la verità. Anche con quelli con cui ha poco in comune, cerca il dialogo che privilegia sempre allo scontro ideologico fine a se stesso.

Dalla beatificazione del 3 settembre del 2000 sono passati ventidue anni ma molti, moltissimi, italiani – tra cui molti operatori della stampa e dell’informazione – lo pregano quale consigliere ed intercessore di coloro che vivono cercando di narrare la verità.

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Articolo pubblicato il 03/09/2022