Ultimo capitolo de La tremenda verità: lo sbarco sulla Terra promessa

Il viaggio e lo sbarco della razza umana sull'ultimo pianeta abitabile e vivente

 

Link del capitolo precedente, L’Arka 2

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=45846

 

Ultimo capitolo: lo sbarco degli ultimi superstiti della razza umana

Soli nell’universo, abbiamo viaggiato pregando un vecchio, generoso e comprensivo Dio di guidarci e farci giungere vivi su questa nuova terra ormai prossima, unica opportunità di poter riabilitare la nostra stirpe secondo le leggi naturali, abbandonando la diabolica seduzione delle ricerche scientifiche.

Durante il viaggio abbiamo chiesto perdono a tutte le stelle del cielo, giurando di non compiere gli stessi errori, promettendo di onorare l’Onnipotente e imparare a vivere con rispetto e riverenza nei confronti di ciò che troveremo nella misteriosa natura che in basso ci aspetta.

Da quando siamo entrati nella sua orbita, il pianeta mostra la sua splendida figura geologica. Non v’è traccia di luce artificiale né di vita intelligente, abbiamo individuato alture e depressioni, alcuni vulcani attivi e c’è ghiaccio in abbondanza ai poli. La sfida ci esalta, mentre la forza di gravità ci attira.

Abbiamo viaggiato per quasi 200 milioni di km. Durante il volo sembrava d’essere immobili nell’immenso, ma adesso stiamo per toccare il suolo di questa nuova frontiera. L’equipaggio prende posto, ognuno ha il proprio ruolo. Andiamo giù; il terreno sembra ci stia precipitando addosso, la nostra velocità appare quella che è: terrificante.

Tutto si sviluppa rapidamente. L’intera cosmonave trema quando si accendono i poderosi retrorazzi; sdraiato sulla cuccetta, sento la frenata che mi schiaccia. Il cuore sembra battere in gola, dalla testa paiono schizzare gli occhi, l’anima e il pensiero. 

Non so se ho perso i sensi o sono morto, oppure no. Riapro gli occhi, tutto attorno è silenzio, poi altri si muovono. Siamo vivi, tutti quanti.

Jovè ci contatta, lontanissimo cervello elettronico umanizzato e pensante è rimasto solo, sembra molto triste mentre si rallegra, assumendo un tono fiero per non aver sbagliato i calcoli e guidato l'esodo di noi predestinati, fino allo storico atterraggio sulla terra promessa; poi rende noti i nomi dei nostri accoppiamenti, associando un malizioso: -andate e moltiplicatevi!-

I matrimoni sono azzeccati. Avevo già notato quella giovane donna, mi sarebbe dispiaciuto vederla assegnata a un altro partner dell’incredibile viaggio. Quando sente il mio nome, anche lei mi guarda, sorride.

Ascoltando quella voce così remota, il cervello elettronico pare appagato. Ha una riserva energetica di 1000 Mtep e non gli occorre ossigeno. Continuerà a seguirci, forse in eterno, ma niente di più. Dopo aver benedetto i matrimoni con spirituale autorità, Jovè comunica d’aver esaurito ogni mansione, detta le ultime direttive e si congeda con un rapido: - e così sia! – Quindi, si spegne il contatto.

In quello stesso istante sento che mi manca già, ultima voce dal pianeta ormai estinto. Il nome che aveva prescelto per il primo tra di noi destinato a uscire ed esplorare il terreno è stato il mio. Indosso tuta e casco, sussurro una preghiera.

Si apre l’ultimo portello, sono fuori, mi muovo un po’ a fatica, ma era previsto e sono allenato a un aumento di gravità + ≥ 1/3 ?. Tutto attorno è una pianura brulla e gialla, lontano vedo picchi e montagne con tracce di vegetazione. Gli strumenti confermano che c’è ossigeno nell’aria così trasparente

Mi sfilo il casco, respiro, è un’emozione immensa. L’olfatto capta profumi nuovi, pungenti, freschi, quasi taglienti, privi di quel sentore unto e spesso di metalli, idrocarburi e polveri sottili che mi apparteneva fin da bambino. Il Sole galleggia nel cielo, allunga le ombre e rasserena i timori. 

La nuova Terra promessa

Mi volto, scruto l’astronave, deturpa l’ambiente con la sua sola presenza. Ha esaurito ogni suo ruolo, quando risulterà inutile, la distruggeremo. Mentre lo penso, contatto l’equipaggio: - non rilevo alcun inconveniente, ogni parametro vitale non richiede assistenza, non rilevo forme ostili, procedo come da programma -

Proseguo il cammino, elettrizzato pioniere di una impresa imponente. Dietro delle rocce zampilla una fonte. I dati raccolti avevano elaborato una possibilità ≥ 76%?, che in questa zona desertica scelta per lo sbarco ci fosse comunque acqua in abbondanza. Mi sfilo la tuta, è caldo, ma dolce questo clima.

Avrò percorso 500 passi, contatto la nave e confermo che si può uscire senza attrezzatura addizionale. Proseguo la marcia. In lontananza intravedo un animale. Sembra un unicorno, ma non lo è. In alto vola un uccello, pare una fenice.

Non ero preparato a tutto questo, anche se durante il corso di apprendimento, pur non essendo dato per certo, ci era stato prospettato. Mi sto muovendo in un mondo purissimo, simile a vecchi dipinti che ritraevano il nostro prima di essere trasformato in una distesa di strade, di luci, di città verticali.

Meravigliato mi siedo su un sasso, ringraziando il Dio buono per questa nuova possibilità. Non la dovremo sprecare. Questo mondo è vivo e in quanto tale lo si rispetterà ancora di più. Siamo i precursori d’una nuova era, di un’altra civiltà, ed abbiamo imparato nuovi e sapienti comandamenti a memoria.

Come stabilito da Jovè, entreremo in intimità con la nostra compagna; quella che mi è stata designata è bionda, ha lo sguardo dolce e sensuale, si muove con grazia gentile, sento già che potrò amarla con naturalezza.

Quando ci saremo ambientati, ci separeremo in piccoli gruppi. Ciascun drappello imboccherà una direzione cardinale, inoltrandosi in questo nuovo mondo che pare generoso e accogliente, quasi certamente anche pericoloso. Sceglieremo territori ove ripristinare la nostra razza secondo umile sapienza, purché codesto astro tolleri la nostra presenza e non ci annienti con misteriose forme di vita: ciclopi, titani, fauni, bacilli o altre minacciose entità. Lo scopriremo.

Andremo e ci moltiplicheremo, come disse quel prodigio elettronico di Jovè, lasciando ogni oggetto tecnologico e ogni reminiscenza, con l’unica legge giurata di non alterare l’ambiente, ma viverci, lottando se si dovrà lottare, acquisendo e imitando i ritmi di vita del regno animale. Selvaticamente liberi, ma attenti alle cadenze naturali.

La proliferazione della nostra stirpe avverrà con rispetto, senza rubare, ferire, umiliare o ammazzare, senza capi né sudditanze, senza stupide ostilità, senza adorare falsi idoli, poiché abbiamo capito d’essere tutti figli di un disegno divino grande quanto l’universo e i suoi equilibri gravitazionali.

Affideremo la storia dell’apocalisse ai nostri figli valendoci della parola e della magia del gesto, crescendoli amorevoli, buoni, semplici e generosi, e altrettanto loro faranno, così che mai più si uccidano tra fratelli.

Mai più smog, sviluppo tecnologico, economia di mercato e rombo di cannoni. Mai più l’ipnotismo delle masse, né il male “potere e ricchezza”; futili ed inutili oggetti di culto, fugaci proprietà di terre, denari e monili. Mai più un colossale inganno per mascherare qualche altra, tremenda verità.

Seduto sul sasso mi lascio cullare dai pensieri e resto in disparte. Mentre sento le lontane voci gioiose dei miei compagni, seguo con l’occhio la variazione dei colori del cielo. Sembra giocare ad accendere migliaia di limpide stelle.

Il tramonto ricorda i più belli che vidi su Marte. È ormai quasi buio, lo cerco con lo sguardo. Secondo le leggi universali, da questa posizione lo si dovrebbe scorgere scrutando in alto, 70° verso est, in questo momento dista da noi 197,8 milioni di km, dovrebbe essere minuscolo, a 45° circa non lontano da Sirio.

Non è suggestione, lo distinguo anche ad occhio nudo, seppur piccolissimo si vede attraverso questa atmosfera incontaminata, l’astrolabio mi dà la conferma! -  Povero vecchio pianeta, è già rosso e arido, povero Marte, perduto Paradiso! Piccolo, lontano, ucciso! Non farà mai la sua stessa fine questo astro accogliente, la nostra nuova patria: la Terra! Noi non lo permetteremo mai!

Eccitato, lo sussurro alla mia compagna, il suo nome è Eva, mi ha raggiunto e si libera anch’essa della tuta, mostrandosi spoglia. L’erba è alta, lei mi sfiora il volto, l’abbraccio, mi stringe mentre mi porge le labbra rosa. Profumano di fiore. Mi desidera, calda, eccitata dal sesso che la cerca dolcemente e dall’impresa che ha inebriato ogni sentimento.

Tutto scompare intorno ai nostri corpi avidi di baci e languide carezze, avvinti in un amplesso vigoroso, quanto ingentilito e lento. Il piacere avvolge entrambi in un unico respiro, e poi uno sguardo, e poi un sorriso. È stato un giorno incredibile, il primo di una nuova storia. Sposto il viso verso la pianura, quindi grido a questo mondo immacolato:

“Noi e i nostri figli non lo permetteremo mai! Lo giuro al cielo! Rispetteremo la Terra, parola di Adamo!”  

Mentre scende la notte, torniamo all’astronave, siamo tutti un po’ stanchi, causa la gravità alla quale non siamo abituati. È stato stupefacente osservare la Luna, candida e rotonda, sembrava accoglierci con un volto sorridente. Marte non aveva che due piccoli satelliti assai meno espressivi! Che meraviglia le meccaniche celesti di questo fantastico sistema solare! E che miracolo essere giunti fin qui, noi marziani, ultimi superstiti della razza umana! Unica forma di vita intelligente presente nell’Universo conosciuto.

La Terra ha una superficie immensa, cerca 3,4 volte quella di Marte e ruota intorno a un asse inclinato di 23°, il giorno dura 24 ore, ha un’alternanza di quattro stagioni. Dati incredibilmente simili con quelli di Marte. La rivoluzione attorno al Sole, invece è più veloce. Un anno durerà quasi la metà. Forse vuol dire che vivremo di più, pur nello stesso tempo? Bizzarro pensiero spazio-temporale. Al momento siamo ospiti alieni, ma ci ambienteremo, diventeremo dunque… terrestri!?

Link del 1° capitolo

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=45777

Dalla raccolta: I sette racconti delle 12 ere

2005: Carlo Mariano Sartoris

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/10/2022