Armonie Intrecciate - Chiara Biagioli al pianoforte, a Torino
Chiara Biagioli

Presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in Via Maria Vittoria 5

Sabato 22 ottobre, alle 17.30, la stagione dell’Accademia Corale Stefano Tempia 1875 proseguirà presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in via Maria Vittoria, 5, a Torino con il concerto “Armonie intrecciate” - Chiara Biagioli al pianoforte.

In programma musiche di Franz Liszt (1811-1886); Franz Joseph Haydn (1732-1809); Domenico Scarlatti (1685-1757); Franz Schubert (1797-1828); Claude Debussy (1862-1918); Robert Schumann (1810-1856); Maurice Ravel (1875-1937).

La nota di sala di Danilo Karim Kaddouri riporta:

Un’importante porzione della produzione di Franz (Ferenc) Liszt è costituita da trascrizioni, elaborazioni e parafrasi: è anche il caso delle Soirées de Vienne (Valses – Caprices d’après François [sic] Schubert), che rielaborano alcune composizioni pianistiche del compositore viennese. Le composizioni cui Liszt attinge nel sesto valzer del suo ciclo, quello in programma, sono le Valses nobles D969 e le Valses sentimentales D779. L’elaborazione cui è soggetto questo materiale tematico è molto fantasiosa e libera da rigidi schemi formali: ciò giustifica l’adozione nel titolo del termine “capriccio”, il quale però allude anche (secondo l’accezione paganiniana del termine) al notevole impegno virtuosistico richiesto all’esecutore.

La sonata in do maggiore Hob. XVI n. 50 di Franz Joseph Haydn è stata composta a Londra nel 1794: è perciò coeva di opere assai famose come le sinfonie londinesi, scritte su sollecitazione dell’impresario Johann Peter Salomon. Sia nelle sinfonie, sia in questa sonata e in quelle coeve, il magistero di Haydn sul piano della forma raggiunge il suo culmine. Lo testimonia il primo movimento, in cui tutto il materiale tematico scaturisce da una semplicissima idea musicale (le tre note della triade di do maggiore); alla semplicità del materiale corrisponde però la ricchezza dell’elaborazione tematica che caratterizza lo sviluppo. Durante la ripresa, un’ulteriore idea: quattro battute in cui Haydn prescrive di suonare pp con pedale abbassato: ne scaturisce una sonorità magica, come di carillon, che all’epoca era del tutto inedita e che sarà molto sfruttata nei secoli a venire. A questo primo movimento segue un Adagio, costituito da un’ampia melodia inserita in uno schema formale bipartito, e un finale, Allegro molto, che ci dà prova dell’economia di mezzi raggiunta da Haydn: tutto il movimento si basa infatti su un unico spunto tematico che sembra refrattario all’elaborazione tematica, poiché si ripresenta in diverse tonalità ma ogni volta sostanzialmente intatto.

Se la cosiddetta forma di sonata (o forma sonata tout – court) viene messa a punto da Haydn nelle sue opere orchestrali (in particolare, nelle sinfonie) e cameristiche, si deve a Domenico Scarlatti l’invenzione del bitematismo che della forma sonata è uno degli elementi costitutivi principali. L’impianto bitematico è evidente anche nella Sonata in sol maggiore K432 che, pur conservando un evidente carattere toccatistico, è divisa in due valve contrapposte cui corrispondono i due temi: il primo, in tonalità d’impianto, e il secondo, di carattere non contrastante dal punto di vista figurale, che, partendo dalla tonalità equitonale minore (sol minore) si riporta alla tonalità di apertura.

La Wander Fantasie di Franz Schubert è una delle più grandi realizzazioni del romanticismo musicale. Si tratta in sostanza di una sonata per pianoforte i cui quattro movimenti sono interdipendenti dal punto di vista tematico: in questo elemento, Schubert anticipa la ciclicità tematica che sarà poi impiegata da Schumann, Liszt e Franck. Il nucleo della composizione è il secondo movimento, Adagio, che utilizza, quale materiale tematico, la melodia di un lied musicato da Schubert (Der Wanderer – Il viandante): il canto si slancia con eccezionale intensità, rendendo questo movimento una delle pagine più rappresentative della poetica di Schubert e, in generale, del primo romanticismo. I restanti movimenti sono un Allegro con fuoco ma non troppo, che impiega un primo tema dal carattere tumultuoso cui fa da contraltare un secondo tema più tranquillo e disteso, un delizioso e brillante Scherzo e un finale, Allegro, che riprende e rielabora il materiale tematico presentato nei precedenti movimenti.

Masques di Claude Debussy doveva essere il primo pannello di un trittico costituito anche da una sarabanda (dal titolo D’un cahier d’esquisses) e dalla famosa L’isle joyeuse, ma alla fine i tre pezzi furono pubblicati separatamente. Il titolo Masques, secondo le intenzioni dell’autore, non allude alle maschere della commedia italiana, ma “all’espressione tragica della vita”: la composizione è infatti caratterizzata da un tono inquieto ed è attraversata dall’inizio alla fine da una pulsazione ritmica insistente e beffarda alla quale non è immune nemmeno la sezione centrale dall’andamento più calmo e a tratti sognante.

È lo stesso Robert Schumann, in una lettera a Franz Liszt, a presentare il contesto in cui Carnaval venne alla luce: “Le origini di questa composizione risalgono ad una particolare circostanza. Una delle mie conoscenze musicali essendo originaria di una piccola città dal nome di Asch e siccome le quattro lettere costituenti questo nome figurano ugualmente nel mio, ebbi l'idea di valermi della loro significazione musicale come punto di partenza di una serie di brevi pezzi […]. Sollecitata la fantasia da questa trovata, un brano succedeva all'altro senza che me ne avvedessi, e siccome ciò avveniva durante la stagione di Carnevale del 1835, una volta finita la composizione, aggiunsi i titoli e le diedi la denominazione generale di Carnevale”. La trovata cui Schumann allude è quella di associare alle quattro lettere della città di Asch le note la, mi bemolle, do e si e di usare questo “motto” quale materiale germinale delle brevi miniature che compongono il ciclo: risulta in questo modo anche spiegato il sottotitolo della composizione, “Scenes mignonnes sur quatre notes”.

L’interesse di Ravel per il valzer risale ad anni precedenti a quelli in cui scrisse il balletto La Valse: già nel 1906, infatti, aveva progettato di scrivere in omaggio a Johann Strauss un poema sinfonico dal titolo Wien, mentre nel 1911 scrisse le bellissime Valses nobles et sentimentales. Il progetto del poema sinfonico Wien fu inizialmente accantonato a causa di impegni più urgenti e, successivamente, a causa dello scoppio della Guerra, ma fu ripreso da Ravel quando Djagilev, l’impresario dei Ballets Russes di Parigi, gli commissionò un nuovo balletto. Ravel si dedicò alla composizione durante l’inverno 1919 – 1920, completando una versione per pianoforte e una per due pianoforti, oltre alla versione orchestrale correntemente eseguita. Il brano inizia in maniera indistinta: un brusio al grave lascia trasparire una pulsazione ritmica e qualche lacerto melodico: è come l’apparire in sogno di una danza che pian piano prende corpo. Un graduale crescendo porta a un primo culmine sonoro che confluisce in una ripresa dell’inizio: un secondo crescendo porta infine a un’apoteosi sonora che travolge il valzer facendolo letteralmente esplodere. C’è chi ha visto ne La Valse un’allegoria della Vienna fin de siècle, sconvolta e devastata dalla Grande Guerra, anche se questa tesi fu scartata da Ravel. In ogni caso, traspaiono all’ascolto un profondo senso di inquietudine e un carattere quasi demoniaco: questo balletto fu composto d’altronde qualche anno dopo la memorabile première parigina del Sacre du Printemps e può essere che la musica di Ravel abbia trattenuto qualcosa del carattere corrosivo del balletto scritto dall’amico Stravinsky.

Chiara Biagioli, vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, è considerata una delle pianiste più interessanti della nuova generazione. Esprime la sua versatilità come solista, musicista da camera, artista collaborativa e insegnante. Si esibisce regolarmente con diverse formazioni cameristiche, è docente di pianoforte del progetto Jump Start e lavora in qualità di pianista accompagnatrice per le classi dell’Accademia e del Conservatorio di Musica presso il Colburn School of Music di Los Angeles (U.S.A.). Ha conseguito il diploma di maturità classica presso il Liceo Classico M. d’Azeglio di Torino e parla italiano, inglese, francese e tedesco.

 

ARMONIE INTRECCIATE Chiara Biagioli al pianoforte

Ingresso a 5 euro

Biglietti in prevendita fino al 21 ottobre su: https://www.ticket.it/

Eventuali biglietti rimanenti saranno disponibili in sede di concerto il 22 ottobre

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Articolo pubblicato il 17/10/2022