L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Le priorità della sinistra e la presidenza Meloni

Scandalo! C’è un Mussolini al ministero (da lui costruito)….

Giorgia Meloni sta bruciando le tappe. Ha giurato ieri, con i ministri del suo governo nelle mani del capo dello Stato ed oggi riunisce il primo consiglio dei Ministri. Non c’è tempo da perdere!

Fanno parte del Governo ben 5 ministri Piemontesi. Daniela Garnero Santanchè e Guido Crosetto per FdI, Gilberto Pichetto e Paolo Zangrillo per Fi e Giuseppe Valditara per la Lega. Un record! Dovremo tornare ai Governi Giolitti di inizio ‘900 per ritrovare queste attenzioni al Piemonte così evidenti.

In primis, Giorgia Meloni dovrebbe muoversi sulle problematiche energetiche, il caro bollette e la legge dei Bilancio, rispettando le scadenze rigide.

Poi, con non minore importanza, dovrà affrontare alcuni aspetti dolorosi della situazione sociale del Paese. Il Rapporto su povertà ed esclusione sociale della Caritas, certifica che in Italia nel 2021 i poveri assoluti erano circa 5.6 milioni, di cui 1.4 milioni di bambini, problema certamente peggiorato nel 2022 ma del quale nessuno, a cominciare dalla sinistra si vuole occupare.

Ma tanto per preoccuparsi degli ultimi e degli italiani che stentano ad arrivare a fine mese, gravati dai costi energetici, sinistra e giornali compiacenti dove pongono l’attenzione?

Qualcuno ha scoperto e suonato alla carica perché al MISE di Via Veneto a Roma, sono esposti i ritratti di tutti i ministri che nel tempo si sono succeduti in quel ministero. Un lungo elenco che comprende personalità come Gava, Andreotti, Colombo, De Mita, Prodi, Savona, Bersani, Letta, Scajola sino ai più recenti (e miseri) Di Maio e Patuanelli.

Ma chi c’è al primo posto della lista? Nientepopodimeno che il cavalier Benito Mussolini, Ministro delle Corporazioni dal 20 luglio 1932 all’11 giugno 1936, che aveva fatto erigere da Marcello Piacentini quel palazzo inaugurato il 30 novembre 1932.

L’esposizione dei ministri che lo hanno occupato era stata allestita proprio nell’ambito delle celebrazioni per i 90 anni della costruzione della sede del ministero ed era un omaggio nel rispetto della Storia.

Ne nasce la solita cagnara, più comica che drammatica, congeniata anche a dare voce e vitalità ad una sinistra ormai in sfacelo ed estranea dalle problematiche emergenti.

Anche Pierluigi Bersani, esce dalla tomba e scrive “Mi giunge notizia che al MISE sarebbero state esposte le fotografie di tutti i ministri, Mussolini compreso. In caso di conferma, chiedo cortesemente di essere esentato e che la mia foto sia rimossa”.

L’effetto è quello della trombetta dei battitori di una caccia alla volpe: la muta dei segugi sinistrorsi si scatena e riempie social e media di dichiarazioni rabbiose, ringhiose, a volte squallide, il più delle volte ridicole.

Uno dei più divertenti è Sandro Ruotolo, vecchio pasdaran giornalistico dei programmi di Santoro, brevemente riciclatosi come parlamentare, ma trombato di brutto alle ultime elezioni: “antifascismo Bravo il compagno Bersani a sollevare la questione. Sarà rimossa la foto di Mussolini esposta al Mise. Dicono che ci sia anche a palazzo Chigi nella galleria dei presidenti del consiglio. Che venga rimossa anche da lì”, tuona da Twitter ma ci pare di vederlo con eskimo, megafono e aggeggini impropri, da agitare in una manifestazione.

Nel frattempo, l’ondata mediatica era arrivata al ministero trovandovi la permeabile neutralità del ministro in carica Giancarlo Giorgetti, oggi ministro dell’Economia che afferma: “nessuno se ne è accorto” e prosegue “Ci sono tutti i ministri e, ahimè, Mussolini è stato il primo ministro delle corporazioni. C’è anche a Palazzo Chigi, comunque se è un problema la togliamo”.

Detto e fatto: poco dopo il ministero comunica la rimozione dell’immagine del Cavalier Benito dalla parete del palazzo che lui stesso aveva fatto costruire, risolvendo così il problema dal quale, per mezza giornata, erano dipesi i destini della Nazione.

Vittorio Sgarbi, difensore dell’arte e del primato italiano, si scaglia senza mezzi termini sull’incolto Bersani, che incassa senza replicare.

Altra voce dissonante, immediatamente stigmatizzata dalla muta dei segugi, quella del presidente del Senato Ignazio La Russa: “c’è anche al ministero della Difesa, c’è scritto anche al Foro Italico, che facciamo cancel culture anche noi?”.

Chissà cosa succederà quando il Fratoianni di turno, uscito dal torpore, si accorgerà che nello stesso edificio la monumentale vetrata di Mario Sironi dedicata alla Carta del Lavoro rappresenta allegoricamente il lavoro della terra con le fattezze del cavalier Benito.

Resta, ovviamente, lo squallore e la meschinità della vicenda: solo l’ignoranza può impedire di vedere la distinzione tra storia e (presunta) apologia, solo una faziosa mala fede può far credere che si possa cancellare la Storia o riscriverla a proprio uso e consumo.

La canea, nonostante le figuracce, non si arresta ed inquina anche qualche media estero. Come se tutti i problemi dell’Italia fossero qui!

Intanto i sinistrorsi, per contrastare il nascente governo, si stanno mobilitando per scendere in piazza a favore del matrimonio omosessuale.

Ma è il caro bolletta che preoccupa gli italiani, non con chi contrarre il matrimonio o copulare. O no?

 

Francesco Rossa - Condirettore Responsabile e Direttore editoriale

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Articolo pubblicato il 23/10/2022