Un Governo “Patriottico”?

Luci e ombre nella partenza del governo Meloni

Il governo Meloni è partito: con qualche intoppo ma è partito e, al momento, appare solidamente avviato verso la piena operatività. Ci sono i presupposti perché possa ben lavorare: una leadership sicura e volitiva nella figura di Giorgia, una squadra di ministri apparentemente coesa, una maggioranza in Camera e Senato che dovrebbe metterlo al sicuro dalla fragilità parlamentare. Non ci resta che stare a vedere le prime mosse con cui l’esecutivo dovrà fronteggiare problemi epocali e drammatici.

Ci sia permesso però di rilevare alcuni aspetti problematici, più o meno evidenti.

Intanto la mina vagante di nome Berlusconi, un uomo che in passato ha rivoluzionato la nostra vita nazionale con spavalda sicurezza, tra luci e ombre proiettate in parte dalla sua azione politica in parte dalla sua personalità straripante e dal suo gagliardo vitalismo. L’abbiamo ammirato, seguito, e gli abbiamo voluto bene quando era Silvio Berlusconi e Forza Italia era qualcosa di estremamente originale e, sotto molti aspetti, di rivoluzionario. Oggi l’uomo e la sua creatura politica hanno iniziato a scivolare sul lato discendente della loro parabola umana e storica. Giocano sicuramente, per Berlusconi, una senilità mal controllata, l’incapacità di adattamento a un ruolo ormai subalterno, l’insofferenza nei confronti di alleati che l’hanno superato nei consensi.

Non siamo preoccupati delle esternazioni (peraltro rubate) sulla crisi ucraina e sui suoi protagonisti: condividiamo in gran parte la sua analisi di una situazione dove il bene e il male, le vittime e i carnefici, i falchi e le colombe non sono così distinti e, soprattutto, di una guerra iniziata ben prima del febbraio 2022 in un groviglio di responsabilità, di colpe, di tradimenti e di sopraffazioni risalenti quanto meno al 2014, se non prima, dove nessuno può considerarsi innocente. Siamo invece preoccupati del conformismo berlusconiano.

Da quando Forza Italia ha sposato la religione europopolare, senza se e senza ma, ed ha scelto Manfred Weber come suo mentore e profeta, ha perso identità ed è diventata l’appendice italiana di quella visione politica che, a forza di essere moderata, è diventata modesta, idealmente parlando. Tajani, oggi ministro degli Esteri, non si scosta di un millimetro dall’euro-popolarismo a trazione tedesca con il suo europeismo dogmatico, plumbeo e burocratico. Il rischio è che il duo Berlusconi-Tajani diventi il garante (forse sarebbe meglio dire il cane da guardia) degli interessi euro-tedeschi nel governo Meloni, compito per nulla nascosto dai due personaggi, anzi rivendicato con orgoglio. Resta il dubbio fortissimo se questo sia un bene per un governo a cui gli elettori chiedevano cose ben diverse e, soprattutto, permane un senso di allarme per ipotetiche fughe di Forza Italia dalla maggioranza non appena i suoi referenti a Bruxelles o a Berlino glie lo chiedessero, con le conseguenze disastrose che si possono facilmente immaginare. I recenti capricci berlusconiani nel delicatissimo momento di formazione del governo, per una meschina questione di poltrone, potrebbero rappresentare un oscuro presagio.

Ma, al di là delle ambiguità berlusconiane, c’è il problema enorme della collocazione internazionale dell’Italia e della sua sovranità, tema -soprattutto quest’ultimo- su cui Giorgia Meloni ha costruito una grossa parte della sua proposta politica.

Francamente non ci è piaciuto per nulla l’aut aut: “Su Europa e NATO chi non ci sta è fuori, anche a costo di non fare il governo”. Comprendiamo perfettamente che a pochi giorni dalla presentazione della lista dei ministri a Sergio Mattarella era in qualche modo necessario riaffermare questo dogma assurdo e arrogante, con forti caratteristiche di servilismo, in quanto il Presidente della Repubblica si è assunto il ruolo di garante dell’euro-atlantismo, non si sa a che titolo e in base a quale prerogativa costituzionale. Non ci risulta che la presidenza della Repubblica abbia questa funzione di politica estera, o debba essere il tutore di interessi geopolitici, ma il rischio era che la composizione del governo venisse bloccata o stravolta dal Quirinale. In ogni caso la posizione meloniana è stata francamente eccessiva e sopra le righe.

Sopra le righe come l’affermazione di Tajani secondo cui la prima telefonata che avrebbe fatto sarebbe stata a Zelensky: non ne sentivamo proprio il bisogno e, per giunta, si tratta di una decisione in contrasto con le ultime sventate, ma realistiche, considerazioni di Berlusconi sulla situazione ucraina; ma forse si tratta solo di un patetico tentativo di mettere una toppa sul buco.

Insomma, al di là del festoso autocompiacimento nazionale per aver mandato una donna a palazzo Chigi -cosa sicuramente piacevole ma che non dà garanzia di scelte politiche particolarmente elevate (Liz Truss insegna)- il governo Meloni parte con l’handicap di un allineamento pressoché totale con gli equilibri internazionali esistenti e consolidati, e quindi senza libertà e autorità decisionale. A meno che non si tratti, come dicevamo, di una comprensibile prudenza nella fase iniziale destinata a correggersi in seguito. Ma ne dubitiamo.

Non era quello che molti italiani speravano e chiedevano a una donna proveniente da una cultura politica -scusate il termine vecchiotto- “patriottica”.

Si pone qui un problema etico fondamentale: qual è la missione del politico? La domanda ci porterebbe lontano ma un’approssimazione è senz’altro possibile: il politico, il governante deve semplicemente perseguire gli interessi e il bene dei suoi governati. Non c’è altro. Perseguire gli interessi di altri stati, di altri popoli, di altre realtà è semplicemente immorale. E’ un ragionamento banale, perfino fanciullesco, ma probabilmente è l’unico possibile.

Il giuramento che il Presidente del Consiglio e i suoi ministri hanno fatto è limpidissimo: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”.

Nell’interesse esclusivo della nazione. C’è qualcosa da aggiungere?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 24/10/2022