Angelo Sinleber: L’ultima carezza di un eroe

Di Alessandro Mella

Le storie di guerra assai raramente riescono a trasmettere amore, tenerezza e dolcezza d’animo ma, alle volte, può capitare anche incredibilmente questo.

Perché, a rifletterci bene, è soprattutto un grande atto d’amore quello che caratterizzò la figura del giovane Angelo Sinleber. Egli nacque a Torino nel 1894 figlio di Luigi e di Lucia Giacchello e, dopo gli studi, si trovò presto travolto dall’orrore della Grande Guerra.

Raggiunse le trincee con il grado di sottotenente inquadrato nella 91° reggimento fanteria, brigata Basilicata, e si trovò subito a dover affrontare i disagi ed i mali che il conflitto imponeva ai combattenti. E lui, da ufficiale, sapeva e sentiva di dover dare sempre l’esempio agli uomini al suo comando e l’ultimo che diede gli fu fatale quando, il 6 giugno 1916, si espose al fuoco nemico per salvare un ferito. Fu un istante, il piombo austriaco lo stroncò per sempre spezzandone la giovinezza.

La famiglia, nel riceverne notizia, non poté nemmeno inserire nel necrologio il luogo in cui il giovane era morto:

Il giorno 6 giugno in località di... ha fatto sacrificio della sua giovane vita per la grandezza della Patria il Sottotenente di Fanteria ANGELO SINLEBER. Straziati dal dolore, ma orgogliosi, ne dànno il triste annunzio: i genitori LUIGI e LUCIA nata GIACHELLO; la sorella ANNA; la fidanzata MARIA RIVERA; la nonna SINLEBER; il nonno GIACHELLO; gli zii, le zie i parenti tutti. I funerali avranno luogo il giorno 27 cor., alle ore 9, nella Chiesa di Santa Giulia. Non si mandano partecipazioni speciali e si ringrazia anticipatamente. 24 giugno 1916. (1)

La sua sorte infausta e dolorosa finì per colpire ed impressionare moltissimo i suoi commilitoni ed il colonnello ne scrisse alla famiglia con parole delicate e profonde:

Egregio signore. La S. V. padre d'un nobile cittadino e d'un eroico soldato, mi vorrà concedere l'onore d'esser io, colonnello del reggimento in cui il sottotenente suo figlio cotanto s'è distinto, a presentarle la prima fronda di quell'alloro, che questi s'è meritato sul campo.

Il sottotenente Sinleber, il giorno 6 corrente in località di Val d'Ampezzo, detta «Castello Inglese», nell'infuriare del combattimento, con animo romano e con pietà sublime, fattosi allo scoperto, si slanciava al soccorso d'un ferito, ben conscio del fatale pericolo, ben determinato al più generoso sacrificio.

Io vorrei, egregio signore, che la fronda d'alloro, che le porgo con la mia ammirazione e con quella di tutto il reggimento, di tutta la Nazione, allorquando sarà a notizia del gran fatto, non avesse che il verde e l'oro della vita e della gloria, ma le stille di sangue di cui s’inrubina e che la fanno più nobile più preziosa, la velano agli occhi miei ed a quelli degli ufficiali di questo reggimento di mestizia e di dolore.

Dalla miglior vita essa è spuntata e noi non possiamo non sentire profondamente la recisione di questa.

Si degni pertanto, egregio signore, di accogliere le mie condoglianze profonde per la dipartita di tanto figlio, e quelle di tutto il reggimento, ammirato e dolente per l'ufficiale perduto. 

Nell'attesa che la Nazione tributi in modo solenne l'encomio de' bravi e l'onore degli eroi al figlio suo, e per esso a lei, egregio signore, il quale ha saputo dar siffatto cittadino e soldato alla grandezza della Patria, e il cui sacrificio non è minore né meno degno di quello dell'eroe perito, la prego, ill.mo signore, di credermi, nel mio profondo cordoglio.

Suo dev.mo: Colonnello Monti. (2)

Angelo Sinleber era un ragazzo di cuore, generoso, e non solo la morte subita nel salvare un ferito lo dimostrò. A confermare la sua bontà d’animo ci fu anche una lettera che lasciò, timoroso di non tornare, alla famiglia prima di partire per il fronte e nella quale esso scrisse:

Nessuno porterà per la mia morte il più piccolo segno di lutto: “chi muore per la Patria vissuto è assai e la sua morte non deve essere un lutto, ma un onore, una gloria per la famiglia... “.

Poiché difficilmente a chi muore sul campo è dato di avere una tomba a cui i suoi cari possano portare fiori, cercherete nel cimitero di Torino la tomba di un militare di qualunque grado morto per ferite riportate combattendo, sulla quale nessuna mano deponga fiori: a quella recate i fiori vostri più belli come se li portaste per me.., l'atto vostro di carità affettuosa rallegrerà lo spirito mio. (3)

Parole dolcissime, una carezza per l’animo, se si pensa a quante tombe dimenticate ancora oggi procurino melanconia quando capita di passeggiare, recando visita ai propri cari, in un cimitero. Fu un pensiero, quello del sottotenente Sinleber, di raro altruismo.

Quello stesso anno, comunque, alla memoria di questo giovane fu concessa la medaglia d’argento al valor militare con una commovente motivazione:

Alla fine di un combattimento, durante il quale, al comando del proprio plotone, aveva dimostrate le sue brillanti qualità militari dando prova di serenità, fermezza e ardire mirabili, mentre, con generoso slancio, accorreva in soccorso di un ferito, cadeva colpito a morte. (Monte Cristallo) Castello Inglese, 6 giugno 1916 (4)

Passarono alcuni anni poi, in un giorno del primo autunno, un treno arrivò a Torino dal lontano Veneto. Il personale inviato dal comune di Torino prese le casse una per una, le avvolse con il tricolore sabaudo, con cura amorevole le scaricò dal vagone. Erano resti di eroi:

Ieri giunsero da Mestre 38 Salme gloriose di caduti in guerra di cui sono destinate a Torino le seguenti: Maggiore Decio Vittorio Levi; Capitani: Eugenio Elia Levi e Carlo Moretta Gabetti; S. Tenente Angelo Sinleber; Aspiranti Ufficiali: Alberto Petronio e Battista Barberis; Caporali: Attilio Bertllina, Alfredo Giustetti e Francesco Giordano; Soldati: Celso Mondo, G. B. Rocchietti, Battista Buronzo, Alberto Palazzo e Cesare Alasia.

A cura dei necrofori municipali, assistiti dall'Ispettore del servizio prof. Rambaudi, i feretri, ravvolti nella bandiera nazionale, vennero deposti nella Cappella ardente della Stazione di Porta Nuova. I funerali solenni di queste gloriose salme avranno luogo domenica 5 ottobre prossimo olle ore 8. (5)

Tra loro, quindi, anche l’eroe ventenne Angelo Sinleber che, non sapendo se mai sarebbe tornato a casa, prima di lasciare le persone che amava pensò a dare una carezza all’anima loro e di noi tutti. Cuore d’eroe, cuore buono.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Stampa, 174, Anno L, 24 giugno 1916, p. 3.

2) Ibid., 170, Anno L, 20 giugno 1916, p. 3.

3) Ibid., 216, Anno L, 7 agosto 1916, p. 3.

4) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 3, 10 gennaio 1917, p. 111.

5) Ibid., 232, Anno LVIII, 27 settembre 1924, p. 6.

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Articolo pubblicato il 26/12/2022