Il mio cammino di San Vicinio (seconda parte)
Eremo di Camaldoli

Fra Romagna e Toscana: la Badia e il Castello di Corzano, il Passo dei Mandrioli, Camaldoli

La prima parte del viaggio è stata pubblicata il 16 dicembre 2022:

Terza tappa. Da Acquapartita a Bagno di Romagna

Bagno di Romagna è un paese d'Appennino, nel cuore della Romagna che guarda alla Toscana, lungo la superstrada E45 che collega Ravenna a Roma, la capitale alla dell’Italia moderna e la capitale dell’Esarcato, una strada per i romei moderni, orgogliosa di un passato di grandezza. Tutto l’abitato è un ambiente dedicato al benessere in ogni stagione, grazie alle sue antiche acque termali, un omaggio alla filosofia del vivere lento.

Corzano, nel territorio dell’ex Comune di San Piero in Bagno, che sorge nel XIII secolo come "mercatale" del soprastante castello di Corzano e si è sviluppato con la lunga dominazione fiorentina. Tra Ottocento e Novecento il paese ha ricevuto un'impronta elegante dall'opera eclettica dell'architetto fiorentino Cesare Spighi, che ha progettato e costruito la Chiesa parrocchiale, il palazzo scolastico, il monumentale cimitero, il palazzo Rivalta Paganelli.

Corzano vanta due luoghi di interesse, strettamente legati fra loro e a pochi metri l’uno dall’altro. La Badia è una piccola chiesetta nel bosco. Nel 1835 una icona della “Vergine con Gesù” (dipinta all’interno di un affresco quattrocentesco che era all’interno del castello) accoglie le invocazioni elevate dal popolo e interrompe un’ondata sismica che stava colpendo la zona. Nasce un santuario, da subito molto venerato, in una oasi di pace accogliente e solitaria, in un bosco alla sommità dell’abitato, che induce alla meditazione e al raccoglimento. Una lapide ne ricorda l’ultimo eremita.

Da qui, una breve salita porta alla rocca. Dell’antico castello dei conti Guidi rimangono imponenti ruderi, con un suggestivo arco che si apre nel vuoto. Dopo i Guidi, la rocca diventa possesso della famiglia Gambacorta, infine approda al Granducato di Toscana.  Nel 1527 è quasi del tutto distrutta dai lanzichenecchi che marciavano verso Roma, al comando di carlo di Borbone. L’aspetto del luogo e quel che resta dell’edificio hanno una vaga somiglianza con quel che resta della contessa Matilde, a Canossa. Un Appennino richiama un altro Appennino, una storia racconta un’altra storia.

Al centro di Bagno di Romagna, la basilica di Santa Maria Assunta di Bagno. La prima notizia di una chiesa pievana si ha da un privilegio di Papa Adriano II con cui nel 872 consente a Giovanni, vescovo di Arezzo, di trasformare la pieve di Santa Maria in Balneo in monastero che, sotto la regola di S. Benedetto, sarà governato da un abate soggetto alla chiesa romana.

L'abbazia viene riconosciuta “Dioecesis Nullius” (3) da vari papi, benché Leone X nel 1515 l'avesse sottomessa al vescovo di Sansepolcro. Nel 1925-1927, demolita la volta lesionata dai terremoti del 1918 (che distrussero la canonica, ricostruita poi negli anni Venti), è riapparsa la maestosa capriata del tetto.

L’interno è immerso nella penombra. Nella cappella del Sacro Cuore è conservato il corporale del miracolo eucaristico del 1412, quando un monaco camaldolese di nome Lazzaro durante la messa, all'atto della consacrazione avrebbe visto il vino del calice andare in ebollizione e, fuoriuscendo, macchiare il corporale.

La reliquia del presunto miracolo sarà inserita in una teca argentata, a imperitura memoria. Nel 1958, su iniziativa del vescovo di Sansepolcro monsignor Domenico Bornigia, vengono eseguite analisi chimiche presso l'Università di Firenze sulle otto macchie presenti sul telo di lino: le analisi confermeranno la natura ematica delle macchie medesime.

Quarta tappa. Da Bagno di Romagna a Camaldoli

Il Passo dei Mandrioli è un valico di crinale dell'Appennino tosco-romagnolo posto a 1173 m s.l.m., al confine fra l'Emilia-Romagna e la Toscana. Collega le valli del Savio e dell'Arno, più precisamente le località di Bagno di Romagna (FC) e Badia Prataglia, frazione di Poppi (AR). Nell'antichità questo tratto dell'Appennino era attraversato da una mulattiera che, partendo da Bagno di Romagna, valicava il crinale al passo Serra (m 1148) scendendo poi verso la Toscana e il santuario della Verna.

L'attuale Passo, costituente parte della ex-strada statale 71 Umbro Casentinese Romagnola (oggi SR 71 sul lato toscano e SP 142 sul lato romagnolo), fu progettato dall'architetto Alcide Boschi e realizzato negli anni dal 1870 al 1882.

Prima del valico un albergo abbandonato, simbolo dei tempi, le finestre rotte al piano terra e aperte al piano superiore accolgono gli agenti atmosferici e, forse, qualcuno che non trova un altro tetto per la notte.

Oltrepasso il piccolo paese di Badia Prataglia, tipicamente montano, e siamo già in provincia di Arezzo.

Camaldoli, fondata da San Romualdo, è una comunità di monaci benedettini che nel 2025 vivrà il suo millenario. Si divide fra il Sacro Eremo e il Monastero, immersi nella pace della foresta casentinese. Eremo significa deserto, e la struttura del Sacro Eremo si ispira alla spiritualità dei padri del deserto (4).

Come è nato tutto ciò? Romualdo di Ravenna (5), ricevuto in dono dal vescovo di Arezzo, Teodaldo di Canossa (zio della contessa Matilde), un appezzamento di terreno in un luogo solitario dell’Appennino tosco-romagnolo, fonda l’Eremo; egli interpreta così l’esigenza di una vita in solitudine organizzandola in una struttura di tipo comunitario, con una comunità di fratelli guidati da una Regola e da un Priore.

Qualche tempo dopo nascerà, tre chilometri più a valle, l’Ospizio (il futuro Monastero), inizialmente un baluardo al silenzio e alla solitudine dell’Eremo. La Cella di San Romualdo è una delle prime cinque celle (6) e sarà modello per le altre; nel Seicento viene incorporata nell’edificio che costituirà il nuovo ambiente della Biblioteca.

Rivestita all’interno in legno per isolare dal freddo, la sua struttura rimanda alla spiritualità dei monaci che la abitano: è una piccola abitazione con antistante giardino circondato da mura, il cui interno si sviluppa a spirale; è costituita dal corridoio dove poter passeggiare e pregare, dal quale si accede all’interno della stanza dove abita il monaco, che a sua volta si apre su altri due ambienti: lo studio e la piccola cappella. La stanza centrale contiene quanto di più immediato possa servire all’eremita, il letto ad alcova e un piccolo armadio a muro.

Poco al di sopra del Monastero si trova una quercia secolare, non più segnalata dalla strada, alla quale si arriva per un breve sentiero nel bosco. Un tempo vi era un tavolino con le sedie nel suo interno scavato, è stato rimosso per evitare gli eccessi di qualche turista.

Qui finisce il mio personale e parziale itinerario di San Vicinio. Non mi resta che tornare al mio alloggio sarsinate, il b & b Valdifiori. Un altro pezzo di Sarsina e della sua storia, in quanto la zona è denominata “Dogana” dagli abitanti, perché vicina ad una porta urbana dove si pagava il pedaggio previsto. Come in un contrasto storico, l’affabilità e l’accoglienza che Patrizia Frulloni dedica agli ospiti tutto fanno pensare meno che a un controllo di frontiera, come poteva accadere in un’Italia spezzettata in contee, vescovati, signorie e principati.

 

Note

(3) Dioecesis Nullius. L'abate di Bagno dipendeva direttamente da Roma ed amministrava un numero consistente di territori e parrocchie.

(4) Padri del Deserto. Con questa denominazione risale ai monaci che si ritirarono, fin dai primi secoli del cristianesimo, nei deserti della Siria, della Palestina e dell’Egitto per vivere una quotidianità di preghiera, silenzio e solitudine.

(5) Romualdo, intorno all’anno 1025, fonda il Sacro Eremo di Camaldoli: un agglomerato di celle eremitiche, soltanto la chiesa per la preghiera era in comune.

(6) All’inizio le celle erano cinque, ora sono venti e sono distribuite su cinque file che si snodano oltre il cancello della clausura; la più recente risale al 1743. Gli altri edifici comuni ospitano la biblioteca, il refettorio, una piccola foresteria e spazi per gruppi, incontri e preghiera personale.

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Articolo pubblicato il 19/12/2022