1° gennaio 1031, muore Guglielmo da Volpiano (seconda parte)
Orta San Giulio - Ambone basilica con Guglielmo da Volpiano

Monaco e riformatore dell’Anno Mille

Leggi qui la prima parte, pubblicata il 1° gennaio 2023:

In occasione del suo terzo viaggio in Italia, il 23 febbraio 1003 avviene la posa della prima pietra di Fruttuaria; due anni dopo il monastero ha un diploma di conferma dal re d'Italia Arduino (i buoni rapporti con lui potrebbero spiegare l'ostilità di Guglielmo verso il vescovo Leone di Vercelli (1), schierato contro il sovrano italiano in favore di Enrico II).

Nel 1012 Guglielmo ritorna a Roma per chiedere al papa Benedetto VIII (2) la protezione apostolica su Fruttuaria.

Egli è di nuovo in Italia, per la quarta volta, nel 1014-15, quando ottiene documenti di conferma per il suo monastero canavesano dal sopracitato Enrico II, nel 1014 (3), e di nuovo da papa Benedetto VIII, nel 1015 (4), che concede anche un privilegio nel 1016 per il monastero di Fécamp.

Le linee essenziali della concezione della libertà monastica teorizzata da Guglielmo sono sintetizzate nel documento, databile fra il 3 gennaio 1015 e il 30 gennaio 1016, con il quale egli illustra la vicenda della fondazione di Fruttuaria e ne chiarisce lo statuto giuridico, mettendone in rilievo l'assoluta indipendenza da qualunque vescovo, monastero o autorità laica. Per conferire validità al documento lo corrobora con 324 sottoscrizioni di monaci, abati, vescovi e monarchi (tra questi Roberto II, re di Francia, di cui Guglielmo è un ascoltato consigliere, anche nel momento in cui perde l’erede al trono (la morte del figlio Ugo nel 1025). L'anno seguente il sovrano francese lo pone alla guida del monastero parigino di St-Germain-des-Prés.

In occasione del suo quinto e ultimo viaggio in Italia (1026-28), Guglielmo ottiene da Corrado II due diplomi per Fruttuaria, emanati il primo a Ivrea (1026) e il secondo a Roma dopo l'incoronazione imperiale.

Il 17 ottobre 1028 presenzia alla consacrazione della chiesa del monastero di San Giusto di Susa, fatto erigere da Olderico Manfredi, Marchese di Torino (5).

Guglielmo ritorna in Francia e nel dicembre 1030 si ammala durante una visita al monastero di Fécamp, dove muore il 1º gennaio 1031 e viene sepolto di fronte all’altare di San Taurino nel monastero benedettino della Trinità.

È ricordato dal Martirologio Romano nell'anniversario della morte, mentre la Diocesi di Ivrea ne celebra la memoria facoltativa il 4 gennaio.

Vastissima è stata la sua opera, in campo religioso e civile.

Con l’attività di promozione dell’edilizia religiosa, ha contributo al diffondersi in Francia dello stile romanico e della tecnica della copertura a volta.

Guglielmo ha coltivato anche interessi musicali, in funzione del rinnovamento della liturgia monastica e, in particolare, del canto. A lui si attribuisce l'introduzione dell'in organum, primitiva forma polifonica costruita su una melodia gregoriana.

A Guglielmo si deve una spinta culturale che investe più strati sociali e arti: nel primo quarto dell'XI secolo, lo scriptorium di Fécamp elabora, sotto la sua influenza e quella del suo successore Giovanni da Ravenna, un proprio stile di decorazione libraria per il lavoro dei monaci amanuensi nell’abbazia di Fécamp.

Guglielmo, che per la sua severità si meriterà l'appellativo di "supra regulam", è stato identificato da Beatrice Canestro Chiovenda con il personaggio dal piglio quasi militaresco, scolpito sul pulpito della chiesa di S. Giulio, nell'omonima isola del lago d'Orta.

Non è possibile valutare l'influenza esercitata da Guglielmo nella costruzione di chiese italiane (come S. Stefano a Ivrea) e francesi (come Saint-Seine-l'Abbaye in Borgogna); è indubbio il ruolo di mediazione da lui svolto fra l'Italia settentrionale e la Francia.

Di lui restano una dozzina di lettere e il trattato De vero bono et contemplatione divina; mentre di altre sue importanti opere, di cui si conosce il titolo, non ci sono più tracce.

Ha riformato lo statuto dei conversi, che diventano familiari dei monasteri benedettini e impone maggiore disciplina nell’osservanza più rigorosa della preghiera, e anche per quanto riguarda il cibo e le vesti.

Al di là delle singole opere di riforma, il merito maggiore di Guglielmo è aver contribuito per la prima volta a dare l’idea dell’Europa come insieme unitario, con una base comune ed una cultura unica nella diversità dei suoi popoli.

(Fine)

Note

(1) Leone di Vercelli (Hildesheim, 965 – 1026) inizia la sua carriera ecclesiastica come arcidiacono ad Hildesheim, dove si ritiene sia nato. Amico di Ottone III, imperatore del Sacro Romano Impero. sarà sempre sostenitore della politica imperiale nel Nord Italia. Tramite l'imperatore conosce Gerberto d'Aurillac, papa Silvestro II dal 999 in poi, che lo nomina vescovo di Vercelli.

(2) Benedetto VIII, nato Teofilatto II dei conti di Tuscolo (Roma, 980 circa – Roma, 9 aprile 1024), è stato il 143º papa della Chiesa cattolica dal 1012 alla morte. Considerato quale uno dei pontefici più energici sul soglio di Pietro nel Saeculum obscurum, è promotore delle prime istanze riformatrici che si sarebbero poi compiute nell'età gregoriana, vent'anni dopo la sua morte.

(3) Enrico II il Santo (Bad Abbach o Hildesheim, 6 maggio 973 – Grona, 13 luglio 1024) è stato imperatore del Sacro Romano Impero e ultimo esponente della dinastia degli Ottoni. Per linea dinastica del padre, era nipote di Enrico I, duca di Baviera, e pronipote del re Enrico I di Germania. Per parte di madre, era nipote del re Corrado III di Borgogna e pronipote del re Rodolfo II di Borgogna. Re d’Italia dal 14 maggio 1004, viene incoronato a Pavia e succede e Arduino d’Ivrea.

(4) Papa Benedetto VIII, nato Teofilatto II dei conti di Tuscolo (Roma, 980 circa – 9 aprile 1024), è stato il 143º papa della Chiesa cattolica dal 1012 alla morte. Considerato quale uno dei pontefici più energici sul soglio di Pietro nel Saeculum obscurum, è promotore delle prime istanze riformatrici che si sarebbero poi sviluppate sotto l'età gregoriana, circa vent'anni dopo la sua morte.

(5) Olderico Manfredi II noto semplicemente come Olderico Manfredi (Torino, X secolo – Torino, 1034) fu Marchese di Torino e Susa. Figlio di Olderico Manfredi I e di Prangarda di Canossa, figlia di Adalberto Atto di Canossa, eredita una Marca di Torino molto vasta, grazie a Arduino III, detto Arduino il Glabro (930 – 976), primo marchese di Torino dal 951 alla morte.

Bibliografia

Beatrice Camestro Chiovenda – L’ambone dell’isola di San Giulio – Fondaz. Arch. Enrico Monti

Guglielmo da Volpiano - De vero bono et contemplatione divina

Neithard Bulst - Ricerche sulle Riforme Monastiche di Guglielmo da Volpiano (962-1031)

Rodolfo il Glabro - Vita di Guglielmo. Protagonista dell'anno mille (a cura di G. M. Capuani e D. Tuniz) - Milano/Novara 1989

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Articolo pubblicato il 02/01/2023