Ecco perché l’aldilà esiste veramente. Seconda parte

La personale esperienza di premorte e la logica sulla reincarnazione. Ipotesi di nuovi mondi

“La prova dell’immortalità dell’anima è nella reminiscenza (Platone)

Seconda puntata di un’indagine iniziata 36 anni fa, forzatamente indotta dal traumatico incidente stradale che mi ha imposto di vivere una vita oltre la vita.

Link della parte precedente:

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=46626

La mia premorte

Riallacciandosi ai tanti misteri compressi nei vari fenomeni di premorte (NDE) analizzati e descritti nella parte precedente, la lista si allunga quando i punti comuni si diversificano a seconda del percorso di vita maturato da ogni anima giunta di fronte… al “giorno del giudizio?” Sembrerebbe di sì e non potrebbe essere altrimenti poiché non siamo tutti uguali. Ecco perché ora non mi resta che ricordare i punti salienti della mia “vita oltre la vita”, barattata in un attimo, 36 anni fa. Percorrevo una strada provinciale con la mia motocicletta quando d’improvviso un’auto è uscita da uno spiazzo. Un impatto quasi veniale, ma sfortunato, e poi:

un colpo di taglio, male violento e subito buio;

tunnel e luce al fondo;

un profondo senso di pace;

in fondo al tunnel si spalanca un luogo bellissimo pieno di prati;

incontro con un “essere” diafano non identificato che interroga la mia coscienza per un tempo imprecisato, sensazione di essere stato ben giudicato;

chiara visione di un cancello bianco socchiuso e percezione che, se lo avessi varcato, non sarei più potuto tornare indietro;

una domanda precisa: “vuoi vivere o morire?” Alla quale ho risposto: “vivere”;

un senso di riassorbimento, tutto svanisce e mi ritrovo vivente ma immobile, conscio di essere destinato a un’esistenza molto esigente. Avrei voluto tornare indietro.

È stata un’esperienza molto presente che si è riproposta, sebbene in modo meno dettagliato nei giorni seguenti, dopo altri due arresti cardiorespiratori nel reparto di rianimazione del CTO di Torino, dai quali sono stato preso per i capelli dagli anestesisti.

“In seguito ad altri avvenimenti di umana crudeltà, talvolta ho pensato che poteva essere stato quasi umiliante essere rifiutato anche nell’aldilà”

Una sequenza terribile, ma per niente originale. Proprio perché in molti traumatizzati si è svolta in modo simile. Nei 36 anni seguenti, ho continuato a elaborarne il senso e parlarne con chi ha percorso il medesimo NDE. Finora meno con persone curiose, ma esenti dall’esperienza diretta (sul Web, tantissime testimonianze simili).

L’obiettivo era di ricavarne un’elaborazione personale, assoluta nella sua unicità e oggi, anche in seguito a recenti evoluzioni, posso riaffermare che l’aldilà esiste:

perché ci sono stato almeno un paio di volte,

perché l’ho visto e sono tornato indietro;

per una somma di rilevazioni simili, oggi anche censite da medici e psichiatri.

Perché l'anima troverà un'altra sistemazione

Nessun “morto e sepolto” ha avuto modo di fornirci attendibili statistiche che si spingono “Oltre”, nei luoghi e nel tempo, ma l’esperienza e la logica non impediscono di annotare che:

se ci si trova al cospetto di un luogo simile per tutti, è lecito ipotizzare che i prati siano relativi a un Eden terrestre anziché a un regno dei cieli;

il dialogo con una identità diafana, che in alcune testimonianze è anche prolungato, autorizza l’ipotesi di essere valutati, in vista di una destinazione in divenire;

la reciprocità tra luogo e dialogo rendono quasi ovvio un ritorno. Una reincarnazione dell’anima sul pianeta vivente.. La razionalità umana identifica come tale solo la Terra, ma un contesto mistico è privo di limiti e può essere molto "creativo".

Se la certezza che l’aldilà esiste e le condizioni per un ritorno anche, allora il rientro di un’anima ripulita è fuori discussione, ma il dove potrebbe essere una novità?

Quanti sono i pianeti viventi?

È un’ipotesi personale, scaturita durante un confronto niente affatto banale, che allarga il campo fino ai confini dell’infinito. Se nell’universo esistono miliardi di potenziali mondi abitabili, perché il buon Dio o chi per lui non dovrebbe divertirsi a perseguire i suoi disegni altrove e reimpiantare la nostra anima in un’altra Terra? Secondo recenti stime del SETI nella via Lattea vi sarebbero almeno 300 milioni di pianeti su cui è possibile la vita.

Per l’aldilà c’è uno “spazio” infinito tra le stelle. Un contesto concreto, buono sia per la teologia che per la fantascienza, con molti punti in comune per stabilire un patto tra fede e scienza che coinvolga anche forme di vita aliena, accolte nell’unica visione di un progetto divino, in cielo, in terra e in ogni dove.

Anche in questo caso, indagando, lo scenario non si è dimostrato una novità. Gli Starseeds vanno e vengono, guerrieri di luce o “Figli delle stelle”, esseri superiori in terra, ma dalla genetica astrale (es: Newton, Beethoven), sono "semi" (doppio significato) alieni preceduti nella storia da figure della mitologia greca, figli e figlie dai capricci di "semi" dei.

La metempsicosi è anch’essa una credenza che conta infiniti studi, sia religiosi che filosofici. Dunque, in tutti questi anni, senza lasciarmi influenzare da scuole di pensiero e dalla loro vasta letteratura, mi sono concentrato nell’ascoltare i segnali interiori, impiantati nel DNA e nella reminiscenza (già lo sosteneva Platone), senza limiti o forzature.

Ho imparato a prenderne coscienza un po’ per volta, fino a quando alcune memorie inspiegabili mi hanno riportato in momenti, luoghi e situazioni ignote, eppure ben presenti. Prove di metempsicosi della mia anima e alcune delle sue vite precedenti. È uno status passeggero che ho imparato a riconoscere e che coltivo nell’intimità.

Il trucco

È un esercizio alla portata di ognuno, ma presuppone un trucco. Occorre scrollarsi da tutti i limiti delle passioni, dei timori e delle aspettative che portano il pensiero a inciampare su se stesso, incapace di rotolare senza attriti. Invece, bisogna lasciarsi penetrare da una pace esente da ogni forzatura, senza chiedere, chiedersi od offrire, indugiando sulla bellezza di cose semplici, fosse anche il colore di un sasso, il bocciolo di un fiore o il lontano volo di un uccello.

Forse è più facile per chi, paralizzato, non ha più né fretta, né altre cose da perdere, ma ha scoperto che l’aldilà esiste ed è già nella nostra reminiscenza.

Quando diventerà uno stato di normale esistenza ce ne accorgeremo. Ci scopriremo a sorridere senza un motivo apparente, sentendoci bene. È il primo segnale, da quel momento, nei momenti più attesi ci si troverà connessi a remoti flashback, portatori di echi e di esperienze anche lontanissime, conservate se non dalla nostra anima, da chi? Nel suo transito in altri tempi e altre vite.

Tanto d’altro ci sarebbe da sviscerare in una catena di misteri infinita. La mia testimonianza vuol essere un messaggio di vita e di buona speranza che non è facile da tramandare. Certe esperienze rendono il duro scorrere quotidiano molto più sereno, sebbene disturbato dal peggio dell’umana natura e dalle troppe bruttezze che sporcano il Mondo.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/12/2022