Renè Olivetti Frè: Un eroe civile quasi dimenticato

Di Alessandro Mella

Di tante storie che ho raccontato in questi anni, questa forse è una delle più emozionanti perché tocca temi importanti. La vicenda, infatti, ne intreccia tre di assoluta rilevanza storica. La vita durissima dei nostri lavoratori migranti all’estero, la guerra con tutta la sua drammaticità ed infine il pericolo dell’oblio.

Apprendendo i fatti, dopo un casuale incontro con il personaggio di cui darò cenno, sentii il dovere di raccontarne la triste storia quasi lui, in qualche modo, chiamasse il mio cuore. Ho onorato, quindi, questo sentimento per come potevo e nulla potrà spiegare il senso di conforto provato al termine della stesura.

Tutto iniziò il 13 agosto del 1910 a Cantoira, nelle Valli di Lanzo in Piemonte, quando vi nacque Celeste Olivetti Frè, detto anche Celestino, figlio del fabbro Antonio e di Maria Berta.

Giunto in giovane età, forse per vedere un po’ di mondo, forse perché in difficoltà con il lavoro nelle valli, forse insofferente al clima stantio, decise di seguire l’esempio di molti e spostarsi in Francia e precisamente a Saint Ferréol nell’Alta Savoia. (1)

Non si trattava certamente di una vita facile, in Francia i migranti italiani erano stati spesso oggetti di manifestazioni d’intolleranza e dopo la guerra montana dell’estate del 1940 il rancore attorno a “les italiens” era placato, a forza, solo dalla perpetua occupazione militare italotedesca.

Della vita di Celeste, detto dai francesi René, sappiamo assai poco e le poche fonti sono per lo più francesi perché la sua vicenda, in Italia, pare assai poco conosciuta. Secondo un recente volume, uno dei pochi aventi il merito di averne parlato, il nostro prestava la sua opera come boscaiolo e la traduzione dei riferimenti francesi fa pensare che egli manovrasse in qualche modo le teleferiche in uso per gli spostamenti del legname. Un tempo assai diffuse anche dalle nostre parti. (2)

Erano mesi di terrore, da tempo, ed il contesto una vera polveriera poiché quell’anno si stava rivelando catastrofico per le forze dell’Asse. Roma era caduta ed era stata liberata il giorno prima dei fatti dagli Alleati ed il giorno dopo, all’alba, migliaia di navi ed aerei avrebbero sbarcato il grosso della forza d’invasione in Normandia.

Nel mezzo di questi due eventi epocali accadde il nostro terribile fatto in quel di Ugine quando alcune formazione di partigiani francesi, i celeberrimi “maquis”, colpirono con un attentato esplosivo i reparti tedeschi di stanza nel borgo, i quali ebbero undici vittime e venti feriti causati dall’attacco dinamitardo.

La reazione fu furiosa ed i militi del 19° Reggiment SS Polizei iniziarono a rastrellare ovunque gli uomini del paese, spesso incontrati per caso, in cerca di vendetta.

Nel furore e nella furia i gendarmi tedeschi scorsero anche un autocarro proveniente da Annecy e carico di boscaioli, per lo più lavoratori italiani. Lo fermarono e unirono quegli sfortunati agli altri ostaggi, era tra loro il nostro trentaquattrenne Celeste emigrato tempo prima da Cantoira.

Poco dopo furono assassinati, a colpi di mitragliatrice, ventotto innocenti, tra cui i nostri connazionali rei soltanto di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Ci vollero ora prima che il capitano comandante il reparto della SS Polizei permettesse il recupero dei loro poveri resti mentre ancora i militi si accanivano sul paese fino a dar fuoco ad una gran quantità di abitazioni. Ancora il giorno successivo.

Furono due giorni infernali, terribili, con sangue e paura, orrore e sgomento, sete di vendetta e dolore. Il tutto amplificato dal furore del momento, degli eventi, dalla rabbia.

Dopo la guerra fu innalzato un momento proprio entrando in Ugine, in Place De La Gare dove furono trucidati, con i nomi dei martiri di quel giorno: BARONI François, CALVI Emile, CAPELLI Angelo, CHAILI Arescki , CONVERS Albert, COUTAZ Auguste, CRISTINA Rinaldo, DE GHEKOFF Wladimir, DEVAL Vittorio, GENEVE Pierre, GOLLIET MERCIER Adolphe, JUNOD Marius, KADOURI Rabah, KOGUT Ludovic, KUBICKI Pierre, LOSSERAND-MADOUX Marcel, MANIGLIER Gaston, MARTINATO René, OLIVETTI René (Celeste), PANDOLFI Giovanni, PANDOLFI Pierre André, PERRIER Armand, PIERCZONCA Tomatz RAIZZZONILET e REGAZZONILET WE Joseph.

Dopo la guerra il nostro Celeste – René venne riconosciuto come “morto per la Francia” mentre la “Commissione Estero” per la verifica delle qualifiche partigiane, in Italia, avviò un’istruttoria che probabilmente non ebbe alcun seguito. (3)

Oggi il nome di Celestino Olivetti si trova sul monumento di Ugine, con quelli dei suoi compagni di sventura di quel giorno, ed in Francia questa vicenda è molto nota ed è stata oggetti di memorialistica. Assai meno in Italia ove se ne parla poco e poche benemerite opere ne danno cenno. Del nostro Celestino resta solo un epitaffio, al paese natale, molto struggente: “Nel culmine della lotta la furia umana falciava l’anima innocente di Olivetti Frè Celeste 13 – 8 -1910 Ugine Francia 5 – 6 – 1944”.

Io, con questo articoletto, non ho fatto gran cosa ma mi conforta il pensiero di aver, forse, contribuito a proteggere la memoria di questo eroe civile, di questo martire della guerra e del lavoro, dell’emigrazione e del Novecento. Un italiano, un alpigiano, come noi e che ho sentito, incredibilmente, vicino al mio cuore.

Alessandro Mella

NOTE

1)     https://fusilles-40-44.maitron.fr/spip.php?article169592&id_mot=12437  (Consultato il 15 agosto 2022).

2)     Il lavoro nel cuore – L’emigrazione piemontese in Savoia, Francois Forray, Angela Caprioglio, Michel Poet, Daniela Piazza Editore, Torino, 2004, p. 41.

3)     Scheda Olivetti Frè tramite il portale Partigiani d’Italia.

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Articolo pubblicato il 02/01/2023