Il Museo delle Antichità di Torino: Storia, arte ed archeologia

di Alessandro Mella

Ogni città ha musei da visitare, scoprire ed amare. Torino è celebre soprattutto per quello egizio, dovuto alla lungimiranza di re Carlo Felice, e per quello del Risorgimento ma meno noto è quello delle Antichità.

Le origini di questa esposizione si fanno risalire, anche in questo caso, al rapporto tra la città e Casa Savoia dal momento che i primi reperti furono raccolti dal duca Emanuele Filiberto nel XVI secolo e successivamente la raccolta venne implementata da Vittorio Amedeo II, re di Sardegna.

A questo materiale altro se ne aggiunse nel tempo con acquisti di varia provenienza ma, soprattutto, con le acquisizioni dovute agli scavi del Novecento e degli anni Duemila. Dopo tempi difficili, il museo fu trasferito, tra 2012 e 2013, nel piano seminterrato della Manica Nuova di Palazzo Reale divenendo parte integrante del percorso di visita del Polo Reale e permettendo, così, l’unione ideale con gli ambienti dell’antico teatro romano di Augusta Taurinorum le cui vestigia sono ammirabili.

Di particolare rilevanza fu la mostra “Archeologia a Torino” dalla quale nacque la parte di esposizione permanente dedicata ai reperti di maggior importanza ritrovati nella città ed in provincia.

La collezione è notevolissima e parte dall’età del bronzo con l’esposizione, tra l’altro, di asce, dell’elmo rinvenuto nella Dora in corso Belgio e della spada, sempre dalla Dora Riparia, scoperta all’altezza di via Montebello. A riprova dell’antico rito della deposizione delle armi nei fiumi a scopo propiziatorio e per compiacere gli dèi.

La Torino romana è quella maggiormente onorata dalle magnifiche vetrine del museo con l’esposizione di are e lapidi, anfore e vasellami di vario tipo, ampolle vetrarie, monete, fibule, chiavi, specchi in bronzo, lucerne, monete di vari periodi, bigiotteria e tanto altro materiale rinvenuto negli scavi torinesi. Sia nelle campagne archeologiche organizzate sia nei rinvenimenti occasionali dovuto a lavori pubblici e privati.

Degnissimo di nota il mosaico estratto dalla domus di via Bonelli e collocato nel museo in posizione tale da renderlo pienamente apprezzabile.

Nel leggere le didascalie con le varie provenienze il visitatore non può fare a meno di restare stupito al pensiero di quante meraviglie si trovino ancora sotto le piazze e le vie trafficate del capoluogo sabaudo.

Un’area tematica è dedicata al “Tesoro di Marengo”, rinvenuto nel 1928, con argenti di stupefacente bellezza, nascosti tra il III e V secolo d.c., e tra i quali spicca il busto dell’imperatore Lucio Vero.

Assai ricca è anche la parte che raccoglie i reperti risalenti al periodo barbarico ed alla presenza longobarda a Torino in specie grazie ai molti materiali rinvenuti nelle necropoli scoperte attorno alla città tra Moncalieri e Collegno. Numerose sono le armi e frammenti d’armi ma non mancano accessori della vita quotidiana, gioielleria e finimenti tipici di quella cultura che, pur avendo origini barbariche, pareva votata per talento alla bellezza delle proprie opere.

Molto è anche il vasellame di epoca medievale e rinascimentale dalla semplice e sobria bellezza. Ciotole, piatti, caraffe e molto altro ancora.

Altro settore del museo è dedicato al “Ripostiglio di piazza San Giovanni” e cioè ad un ritrovamento assai corposo, più di mille di monete del XVI secolo nel solo vaso cilindrico ed altre seimilacinquecento nel secondo vaso in cotto, avvenuto a Torino nel 1996.

Caratteristico di questa scoperta fu l’insieme stesso di esemplari ritrovati poiché vi si scoprirono monete del Ducato di Savoia; dei regni di Portogallo e Francia; dei ducati di Milano, Genova, Mantova e Lorena, dei marchesati del Monferrato ed Asti e del cantone svizzero San Gallo. Il tesoro è esposto accompagnato da un bel video esplicativo.

Ma i reperti, i frammenti di memoria, i materiali esposti sono innumerevoli e davvero incantevoli oltre ad essere altamente suggestivi per la particolare collocazione odierna del museo.

Per gli appassionati di archeologia si tratta di una piccola perla ed ugualmente per gli amanti della storia, quella locale in particolare.

Un museo da vedere, in cui tornare, dove ritrovare qualcosa di se stessi, della propria identità, delle proprio origini.

Una vera ricchezza torinese che ci ricorda, come molti altri musei nel bacino del Mediterraneo, come in fondo a farci europei sia prima di ogni altra cosa l’essere tutti un po’ romani.

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 04/01/2023