Breve riflessione sul Testamento Spirituale del Santo Padre.
Domani alle 9:30 Piazza San Pietro diverrà un enorme chiesa a cielo aperto per accogliere migliaia di fedeli e pellegrini che – da tutto il mondo – verranno a rendere omaggio al defunto Papa Benedetto XVI.
L’appena scomparso Santo Padre il 29 agosto 2006 ha scritto il suo testamento spirituale e, da allora, non lo ha più cambiato. Da quel giorno in Vaticano è successo di tutto, Ratzinger è stato oggetto di tradimenti, trame a suo danno, attacchi fattigli dai suoi stessi collaboratori della Curia Romana, eppure non ha ritenuto di cambiare il suo testamento spirituale.
Questa è la Fede profonda che solo un vero uomo di Dio possiede. L’evangelista, parlando della fede granitica del cristiano, dice: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia”. (Matteo 7:25)
Così è stata la fede di Benedetto XVI. Nonostante i numerosi attacchi lui non ha vacillato e si è sempre fidato di quel Dio che lo ha chiamato in tenera età ad essere suo servo fedele per l’intera vita terrena.
Colpisce molto il passaggio in cui il Santo Padre scrive: “Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto”.
In modo lucido, e molto attento ai segni dei tempi, Benedetto XVI ha lanciato un monito al popolo tedesco e, per suo tramite, alla Conferenza Episcopale di Germania che – è chiaro a tutti – sta cercando di demolire il patrimonio della Chiesa Cattolica a fronte di un insano modernismo.
In un intenso passaggio del suo testamento, Ratzinger scrive: “Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede”.
Parlando delle diverse teorie scientifiche, filosofiche e politiche susseguitesi nel corso degli anni il Santo Padre arriva ad una conclusione che propone a ciascuno di noi: “Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita – e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”.
In effetti nel ‘900 ci sono state le teorie liberali, esistenzialiste e marxiste ma nessuna di queste ha avuto un proseguo. Si sono diradate tutte come nebbia, si sono sciolte come neve al sole.
Ma il passaggio che più di ogni altro segna il solco dell’insegnamento ratzingeriano è senz’altro quello in cui il Santo Padre, con l’umiltà che gli era propria, scrive: “A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono”.
Il modo migliore per ricordare Benedetto XVI, e non far calare il sipario sul suo profondo insegnamento, è quello di far memoria dei suoi scritti, delle sue lezioni e del suo mirabile Magistero Petrino.
La profondità del pensiero, la cristallina aderenza al Vangelo, l’esempio di vita autentica che Joseph Ratzinger ha lasciato ai Cattolici di tutto il mondo è il vero dono che possiamo e dobbiamo portare nel nostro cuore per l’eternità.
Sicuramente torneremo a commentare e sottolineare l’insegnamento di Benedetto XVI perché – ne siamo certi – la Santa Sede lo eleverà al rango di Dottore della Chiesa, al pari di Agostino d’Ippona, Tommaso d’Aquino, Teresa d’Avila e i grandi della fede.
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Articolo pubblicato il 04/01/2023