Quando il Cardinale venne falsamente accusato di pedofilia Bergoglio non intervenì.
Nella giornata del 10 gennaio, a meno di due settimane dalla morte del Santo Padre Benedetto XVI, ha rimesso l’anima nelle mani di Dio il Cardinale australiano George Pell.
La notizia ha subito riempito le pagine di tutti i giornali del mondo visto che il compianto Cardinal Pell era, suo malgrado, diventato famoso a causa di una falsa accusa di pedofilia.
Giovanni Paolo II, vista la sua grande conoscenza della Teologia e della Storia della Chiesa, nel 1987 lo nomina Vescovo e lo fa consacrare dall’Arcivescovo Thomas Francis Little il 21 maggio dello stesso anno.
Nel 1996, lo stesso Papa Wojtyla, gli consegna il pallio e lo eleva al rango di Arcivescovo. Nel concistoro del 21 ottobre 2003 lo crea Cardinale di Santa Romana Chiesa riconoscendone la disponibilità al martirio e il sommo amore per il gregge di Dio.
Nel 2010, nel pieno fermento degli attacchi alla Chiesa e a Benedetto XVI, il mainstream internazionale fa saltar fuori un’accusa di pedofilia mossagli contro da parte di un’associazione irlandese di vittime di abusi sessuali.
Una Commissione d’Inchiesta creata ad hoc in Australia interroga più e più volte il Cardinal Pell per conoscere il suo operato durante l’episcopato nella Arcidiocesi di Melbourne dal 1996 al 2001. Secondo il Governo Australiano “Pell avrebbe omesso di collaborare con le Forze dell’Ordine insabbiando i casi di violenze sessuali perpetrati nei confronti dei minori da parte di religiosi cattolici della sua diocesi”.
Peter Saunders, uomo di fiducia di Jorge Mario Bergoglio, pochi anni dopo, ospite di una nota trasmissione televisiva australiana, ha attaccato il Cardinal Pell dicendo che egli si sarebbe preso gioco della Commissione Nazionale d’Inchiesta, negando la collaborazione con gli inquirenti.
A seguito di queste parole Saunders, semplice consulente della Pontificia commissione per la tutela dei minori, ha chiesto le dimissioni di George Pell perché – a suo dire – “avrebbe fallito nel proteggere i bambini degli abusi”.
Il 29 giugno del 2017, giorno dei Santi Pietro e Paolo, la Polizia dell’Australia pone in stato d’accusa il Cardinal Pell per “gravi reati sessuali su minori”. La Santa Sede, guidata ormai da Bergoglio, non prende le difese di Sua Eminenza ma si limita a dire che il Cardinal Pell è partito per l’Australia “per affrontare le accuse che gli sono state mosse”.
Poco più di un anno dopo, l’11 dicembre 2018, una Giuria della County Court dello Stato di Victoria in Australia, ha condannato il Cardinal Pell a sei anni di detenzione. La Santa Sede ha taciuto nonostante Sua Eminenza si fosse sempre dichiarato innocente ed estraneo ai fatti.
Il Cardinale, assistito da un ottimo pool di legali, ha chiesto la revisione del processo ricorrendo in appello. La Corte Suprema dell’Australia, appurato un alto numero di vizi di forma, ha ammesso la richiesta d’appello e, il 7 aprile 2020, lo ha prosciolto all’unanimità tirandolo fuori dal carcere dopo un anno di ingiusta detenzione.
Giunta la notizia in Vaticano ha suscitato immediate reazioni.
Jorge Mario Bergoglio, durante la celebrazione della Santa Messa, si è limitato a dire che bisogna “pregare per le persone contro le quali ci si accanisce con sentenze ingiuste”. Parole fredde da parte di chi non ha difeso pubblicamente un Principe della Chiesa, ingiustamente accusato.
Alcuni Cardinali, invece, hanno espresso gioia per il proscioglimento del confratello assolto.
Ma come mai tanto odio verso il Cardinal George Pell?
Uno dei motivi è sicuramente il suo magistero contro l’omosessualità e la potentissima Lobby LGBT. Nel 1990, infatti, il Cardinal Pell disse: “L’omosessualità, siamo coscienti che esiste. Questa attività è sbagliata e crediamo che per il bene della società non debba essere incoraggiata”. Nel 2006, da Arcivescovo titolare di Sydney, si adoperò in prima persona per impedire una legge civile volta a consentire l’adozione dei bambini alle coppie omogenitoriali.
Una cosa è sicura: il Cardinale George Pell ha rimesso l’anima nella mani di Dio Padre e l’ha fatto dopo esser passato dal calvario delle false accuse, del pubblico ludibrio, del martirio ingiusto, vincendo però il male con un’assoluzione totale e definitiva.
La speranza è che, ora che si trova nel Regno, la sua anima possa riposare serenamente.
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 14/01/2023