Ucraina: come prosegue la Missione militare speciale?
Marcia dei militari russi con i loro alleati

Valutiamo insieme tutta la situazione interna all'Ucraina, e di come il conflitto potrebbe allargarsi anche ad altri Paesi.

“La guerra non è mai un atto isolato. Non scoppia mai in modo del tutto improvviso, la sua propagazione non è l'opera di un istante.”

Così descriveva la guerra il generale prussiano von Clausewitz. Occorrerebbe ricordarlo più spesso nei nostri talk show televisivi, quando gli opinionisti fanno a gara nell’asserire che nel conflitto ucraino c’è un Paese aggressore e un Paese aggredito. Questa la solita cantilena. Come se si stesse descrivendo la lite fra due bambini al giardinetto.

Nel frattempo, la Russia riorganizza le forze armate. Mentre infuria la guerra in Ucraina, con l'attuale epicentro nell'area di Soledar, il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, ha annunciato che Vladimir Putin ha approvato un piano di riforme per tutto il sistema militare della Federazione.

La serie di riforme militari, per tutto l'arco temporale che va dal 2023 al 2026, prevedono che la quantità di effettivi raggiunga il milione e mezzo. Come riportano le agenzie di stampa russe, si tratta di un aumento significativo, ma che parte da un processo già in corso. All'inizio del 2022, spiega la Tass, le forze armate "erano costituite da circa un milione di militari (escluso il personale civile) e dall'inizio del 2023 il personale è stato aumentato a 1,15 milioni". L'aumento fino a 1,5 milioni rappresenta quindi la tappa finale di un tracciato intrapreso da Putin già dall'anno scorso e che indica la volontà del Cremlino di ampliare il numero di soldati anche in funzione del proseguimento della guerra in Ucraina.

Per Shoigu, questo fa parte di una risistemazione che riguarda anche un elemento prioritario per la Difesa: l'aumento del numero di soldati professionisti. Sempre la Tass, ricorda che il titolare della Difesa, uno dei fedelissimi di Putin e da qualcuno considerato anche un suo possibile successore, aveva proposto di aumentare il numero di soldati a contratto a 695 mila persone. E questo è un tema da non sottovalutare anche per l'aspetto del morale delle truppe e della fiducia verso il sistema di comando.

Trattandosi di una riorganizzazione che Mosca sottolinea essere su "vasta scala", in questo nuovo assetto per il prossimo triennio viene confermata anche la rinascita dei distretti militari di Mosca e Leningrado così come la costituzione di un corpo d'armata in Carelia, ai confini della Finlandia.

Il ministro della Difesa ha infatti fatto riferimento alla logistica, a un adeguamento delle infrastrutture strategiche, alle forniture, alle risorse da allocare, all'assetto delle basi e dei campi d'addestramento.

Insomma, tutto lascia presagire che non solo il conflitto continuerà, ma che possibilmente si potrà estendere anche in altre zone limitrofe. Aprendo così nuove tensioni vicino ai confini con le Nazioni filo-americane (Paesi Baltici e Finlandia), fino ai Paesi ex sovietici ma di vitale importanza per Mosca, come la Moldavia e la Georgia.

Chiaramente la Russia finora ha “giocato” la sua partita da sola. Senza il supporto dei suoi alleati, primi fra tutti Kazakistan e Bielorussia. I quali si sono limitati a dare un tiepido sostegno; il primo sul piano prettamente diplomatico, mentre il secondo solo logistico-territoriale.

Risulta molto probabile che il Cremlino stia semplicemente prendendo tempo, da un lato per logorare l’Ucraina e i suoi alleati occidentali; dall’altro per ricevere un sopporto più esteso il giorno in cui si dovesse allargare il conflitto in Europa.

Mentre i media occidentali continuano a “suonare” il De Profundis a Putin, occorre ricordare di come la Russia stia vincendo la guerra sul piano tattico, controllando più del 25% del territorio ucraino (la parte più ricca di risorse per giunta). Sul piano strategico invece sta portando avanti tutti i dettami della Guerra Ibrida, la quale punta a disorientare e logorare gli stati e le sue economie dall’interno, facendole implodere e lacerare da sole. Per questo motivo appare completamente insensato, oltre che anacronistico, interpretare l’andamento del conflitto sulla base di vecchie nozioni belliche appartenenti al secolo scorso. Ancor peggio se aggiungiamo che gran parte dei dati di cui siamo in possesso sono mediati e veicolati dalle rispettive intelligence britanniche e americane.

De facto l’Ucraina è un Paese fallito e sconfitto militarmente già dalla primavera scorsa. La verità è che il regime di Kiev è tenuto in vita artificialmente con armi e supporto antimissilistico dai paesi occidentali, senza il quale sarebbe già capitolato. A differenza invece di Mosca, la quale ha ancora munizioni e armamenti in abbondanza, nonché una serie di Nazioni con ambizioni imperiali, pronte a scalzare l’egemonia globale statunitense. La Repubblica Popolare Cinese fra tutte.

Viste la nuova corsa al riarmo e a futuri arruolamenti nei rispettivi Paesi occidentali come orientali, non appare esagerato ricordare il rischio di una Guerra estesa su Larga scala. Ad oggi, la definizione più idonea l’ha data il Santo Padre Francesco, sostenendo che si tratta di una “Guerra Mondiale a pezzetti”, e di come sia errato dare interpretazioni manichee sul conflitto, come se ci fossero dei “buoni contro dei cattivi”. Continua il Papa dicendo che urge inquadrare ed analizzare le cause che portano ad una guerra, anziché lasciarsi andare a facili partigianerie. E da qui ritorniamo, seppur in forma cristiana, al postulato iniziale di von Clausewitz, dove al netto della propaganda o delle roboanti dichiarazioni dei propagandisti nostrani, occorre sempre privilegiare l’analisi e le concause che determinano un fenomeno, anziché soffermarsi sul mero fatto apparente. Quest’ultimo produce quella che i greci chiamavano “Doxa” (opinione), mentre la prima ci conduce alla reale “Episteme” (ovvero, alla Conoscenza delle cose).

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Articolo pubblicato il 19/01/2023