Sambaiun

La ricetta miracolosa di San Baylon

Il canonico spagnolo Pasqual Baylòn Yubero, morto nel 1592, santificato nel 1680 da Papa Alessandro VIII, Santo protettore dei cuochi e dei pasticceri, esercitò il suo ministero a Torino, nella chiesa di San Tommaso, nota per essere stata accorciata della navata d’ingresso dal conte Carlo Ceppi. Questo architetto, che aveva lavorato col Marocchetti alla edificazione della Stazione ferroviaria di Porta Nuova, ne smurò la facciata e la riposizionò quindi più indietro, perché interferiva con la Via Diagonale, ora Via Pietro Micca, da lui tracciata secondo il nuovo piano urbanistico dell’epoca.

Nei tempi in cui le settimane lavorative non erano ancora corte e gli operai a sera crollavano per la fatica tra le braccia di Morfeo, ignorando le attenzioni richieste dalle loro mogli, nel confessionale di quella chiesa, che ne custodisce le spoglie, alla domanda di fra Pascual, allora di rito: “Quante volte?”, le pie donne manifestavano al buon curato le loro angosce: “Mio marito non mi ama più”. La penitenza era strana come la confessione: “Preparate per vostro marito due uova sbattute con zucchero e moscato, di quello buono”. Dopo, sì che avevano qualche peccatuccio da confessare le comari; ed alle amiche confidavano con voce bassa ed ammiccante: “San Baylun ha fatto il miracolo!”.

Nel processo di santificazione di San Baylon, nulla si dice della sua ricetta dei miracoli, ispirata a quel miracolo di ricetta che fu di Bartolomeo Stefani, il quale aveva operato in quel di Mantova, alla corte dei Gonzaga, avendo davanti il suo manuale, dato alle stampe nel 1685 col titolo: L'arte di ben cucinare et instruire i men periti in quella lodeuole professione.

Il Dizionario italiano Sabatini-Coletti data la comparsa del termine zabaione nel XVI secolo e quello nella forma apocopata zabaion nel XV secolo. Termine onomatopeico di etimologia incerta, zabaion - meno frequente l’etimo zabaglione - è riconducibile forse a sabaiam, una specie di bevanda d’orzo della Illiria, regione bagnata dall’Adriatico, che si stendeva un tempo verso sud dall’Istria alla Albania lungo tutta la Dalmazia.

La tradizione vuole che le soldatesche d’un capitano di ventura, verso la seconda metà del ‘400, intorno a Reggio Emilio, fecero razzie di uova, zucchero e vino; così, fatta di necessità virtù, mescolato il tutto, si sfamarono con quella che sarà ricordata come la zuppa di Zvan Bajoun, del loro capitano Giovanni Baglioni. Zabaglione per soldati, in quell’epoca, ma anche per regnanti, giacché si consumava pure alla corte di Caterina de’ Medici, nella prima metà del ‘500, ghiacciato però: noblesse oblige!

Le notizie dei tempi antichi oscillano fra la storia e la tradizione, ma quelle dei tempi più vicini a noi godono di maggiore affidabilità e il sambaiun, a Torino, è sicuramente il prodotto della ricetta miracolosa di San Baylun.

Si vales, vàleo

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Articolo pubblicato il 11/02/2023