Diritti Umani parte IIIª: e se non tutto fosse come pensiamo?

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=47065  (prima parte)

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=47067  (seconda parte)

 

Come ricorderete, nelle precedenti dissertazioni siamo andati a prendere familiarità con la Dichiarazione Universale dei diritti Umani, al fine di determinare, sulla base della nostra personale esperienza, se ed in quale misura essi vengono effettivamente applicati quale presupposto basilare del nostro attuale convivere quotidiano.

Abbiamo poi proseguito il discorso con una significativa, seppur breve, carrellata sui trascorsi storici di tali diritti. Abbiamo così riscontrato che non è da oggi che l’umanità si confronta con tale istanza, ma essa è presente a varie riprese nella nostra storia fin dai tempi più remoti. 

Ciò ci ha condotto a chiederci se, poiché è da così lungo tempo che il tema della “Legge Naturale”, poi diventato “Diritti Umani”, viene trattato dall’umanità, i termini di questa questione non siano ormai così radicati nelle coscienze individuali, da influenzare coerentemente gli assunti di base del sistema socio-politico-economico in cui e di cui viviamo.

Ognuno di noi ha così avuto modo di riflettere a titolo personale sulla questione. Ora, senza avere la pretesa di rivelare chissà quale indubitabile verità, ritengo che il momento sia propizio per tirare un po’ le prime somme del discorso fin qui intrapreso.

Penso sia apparso chiaro ad ognuno di noi che, sebbene sulla carta le intenzioni possano essere state delle migliori, il tema dell’applicazione dei Diritti Umani come fattore basilare su cui fondare la gestione della nostra società nei suoi aspetti primari (civile, politico e sociale) sia ancora largamente perfettibile, per utilizzare un eufemismo.

Espresso in altri termini un po’ più diretti, di applicazione dei Diritti Umani nella nostra società se ne vede ben poca, nonostante la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” sia stata ratificata dall’Italia con la legge 881 del 25 ottobre 1977.

Ci troviamo quindi di fronte ad un arbitrio, ad una deviazione di sistema o questo stato di cose è perfettamente legittimo ed il potere politico-giuridico-amministrativo gestisce a suo buon diritto il nostro paese in base a presupposti che esulerebbero dai contenuti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?

Abbiamo precedentemente definito i Diritti Umani come quelli che ogni essere umano vivente si ritrova conferiti per il solo fatto di essere tale, per legge naturale.

Ne deduciamo che la “conditio sine qua non” per vedersi riconosciuti tali Diritti sia di essere qualificati come “esseri umani viventi”.

«Logico - verrebbe da dire - Chi di noi non è un essere umano vivente?»

«Perfetto - si potrebbe ribattere - ma siamo tutti ben consapevoli di essere tali e agiamo coerentemente con le caratteristiche di veri esseri umani viventi?»

Espandendo il concetto, ci comportiamo, desideriamo, pensiamo come esseri senzienti, non solo dotati di libero arbitrio, ma in grado anche di esercitarlo con equilibrio in ogni circostanza, nel pieno riconoscimento e rispetto delle proprie ed altrui libertà?

O siamo piuttosto principalmente guidati, nelle nostre azioni, dall’istinto di sopravvivenza, dalle emozioni di bassa gamma (i.e. paura, odio, invidia, avidità, preoccupazione, sentimenti di vendetta, volontà di dominio, ecc.), propri della natura inferiore dell’uomo, più che di quella di più alto profilo?

La risposta, come sempre, potrebbe proporre molteplici elementi, tutti ugualmente coerenti e validi.

Sia come sia, la questione fondamentale che vorrei, tuttavia, porre a questo punto delle nostre considerazioni è: “Nel concreto, veniamo noi tutti riconosciuti dal nostro sistema socio-politico-economico, ovvero la Repubblica italiana, a cui abbiamo delegato la gestione del nostro convivere quotidiano, realmente come “esseri umani viventi” oppure veniamo considerati alla stregua di qualcosa d’altro?”

All’atto dei fatti, quanto emerge dalla ricerca a cui si faceva cenno all’inizio di questa dissertazione, la Repubblica italiana alla quale abbiamo delegato, lo ripetiamo, la gestione di noi stessi e delle istanze che ci riguardano, ci considererebbe esseri non viventi, finzioni giuridiche con capacità, ma senza qualità giuridica, che devono quindi essere gestite in toto e per tramite di intermediari e per le quali i cosiddetti “Diritti Umani” sono fuori giurisdizione.

Ecco perché non di rado abbiamo difficoltà a riconoscere l’applicazione, nei confronti di noi cittadini, della “Carta Universale dei Diritti Umani”. Perché non veniamo riconosciuti in quanto “esseri umani viventi”. E tutto ciò con il nostro inconsapevole consenso.

Lasciamo ora ad ognuno il tempo di metabolizzare questi aspetti della realtà, ancorché fugacemente e superficialmente accennati e certo di non facile accettazione, ma che potrebbero comunque cominciare a spiegare in parte i motivi per cui abbiamo assistito e tutt’ora assistiamo, al sistematico vituperio della nostra società e degli esseri che la compongono, da parte degli organi delegati alla sua gestione.

Proseguiremo poi il discorso analizzando i presupposti storici e giuridici su cui si basa tale stato di cose.

luca rosso

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Articolo pubblicato il 08/03/2023