Il caso Fedez, la trasgressione e comizi politici mascherati tra le note hanno infastidito pubblico e governo. Cambiamenti ai vertici Rai?
Non poteva essere altrimenti, a quella parte di italiani ancora attaccati a certi valori di rispetto, eleganza e appartenenza civica, è nata la domanda già dalla prima serata di questo festival di Sanremo dai troppi volti celati uno dentro l’altro:… C’è qualcosa di sfuggente che non va!
Adesso che il festival ha chiuso i battenti si tirano le somme di una edizione che passerà alla storia per numerosi deragliamenti. È difficile individuare il più significativo.
Ma partiamo con l’aspetto artistico, con un plauso genuino al vincitore, alla squillante, potente esibizione di Marco Mengoni, un alfiere della musica italiana che, insieme a qualche altro giovane e meno giovane artista, ha fatto onore al festival della canzone, con testi interessanti ed elaborate armonie destinate all’amore, soggetto trainante del festival e di cui si sente un bisogno siderale.
Quindi, un plauso aggiuntivo a quei consumati artisti che, nell’andar delle puntate, hanno riportato indietro le lancette dei cuori dei ricordi a chi cavalca già una certa età. Grazie a Morandi, Al Bano, Ranieri e soprattutto a Gino Paoli & Ornella Vanoni, immensi nella loro età. Esibizioni che non sono riuscite ad ammorbidire l’onta definitiva dell’ultima puntata.
Gli spettatori dal gusto classico, hanno chiuso il cerchio delle loro perplessità, quando Rosa Chemical ha mimato sesso anale con quel bellimbusto di Fedez, e poi se l’è baciato di fronte all'allibita moglie Chiara Ferragni e al mondo, come se la coppia di ipertatuati avesse una calda relazione segreta.
Brutto esempio davvero, ma son cose che piacciono ai sempre più confusi giovani, influenzati e accalappiati dalla sessualità liquida. Niente è per caso. Mai tanta audience giovanile come in questo 73º festival della canzone italiana. È il nuovo "peso" dei social, che scelgono e decidono partecipanti e poi, vincitori e vinti.
Non è perbenismo sostenere che è stata una schifezza. Se nulla accade per caso in una kermesse dove tutto si prova e si riprova, allora la performance pseudo erotica ha impreziosito un festival dagli spot subliminali contro il governo, contro una morale cristiana e contro il buon gusto dell’educazione. L’inno alla liberazione della marijuana del solito Fedez assieme agli Articolo 31 è solo un’altra marginale stonatura. Se ne sono accorti in tanti e qualcosa ai vertici del polimorfo comizio pseudo musicale sta saltando in fretta.
Restando sull’analisi a margine di quella canora, abbiamo assistito al misterioso strapotere della famiglia Fedez-Ferragni, influenz’attori vittime di se stessi che, dopo la scabrosa faccenda di Rosa Chemical, dietro le quinte hanno litigato di brutto. Lei piangeva furiosa.
Lui, dannoso soggetto sovversivo, sboccato e senza Dio, può far sesso e comizio dove vuole, non a spese mie, poiché è imboccato dalla Rai, e noi si paga il canone. E la sua (lo sarà ancora?) Signora, ricca imprenditrice del fashion e maestra del follower, sponsor di Dior & Schiaparelli, che faceva sul palco? Statua di cera rispetto a Paola Egonu, disinvolta rappresentante dello sport e dell’ appartenenza.… Meglio Chiara Francini.
Troppe scatole vuote sullo stesso scaffale! Tanto quanto gli urticanti rendez-vous con insulsi esponenti dell’arte e del canto, a far festa con gli allegri passeggeri della Costa Smeralda. Se messaggio promozionale era, avrebbe meritato artisti di ben altra levatura. Sfumature di un marketing alternativo che da anni adopera la grande visibilità del festival, sia per partnership pubblicitaria, che per promuovere personaggi e artisti in grado di garantire un investimento duraturo per l’industria musicale. Sulla letterina a "Babbo Nato" del presidente ucraino Zelensky:"vincere! E vinceremo!" ci sarebbe da redigere un volume di propaganda e coinvolgimento in un conflitto. Niente a che vedere con canzoni d'amore. Ma anche qui… Niente è per caso!
Intermezzi ed escamotage dalla tripla faccia che allungano il festival, trasformato in altro, per stupire e poi colpire a sorpresa con troppi colpi di scena, talvolta sgraditi a molti. Tutto questo già si subodorava e al governo non siedono degli stupidi.
Già circolava la voce che Giorgia Meloni, informata dei piani sovversivi, alla fine del festival avrebbe esaminato l’andamento delle cose. Purtroppo si è verificato di peggio e di più, innescando una brusca accelerazione nei confronti dei vertici Rai. A palazzo Mazzini si prevede una rivoluzione, nonostante il direttore della Rai Stefano Coletta si sia dissociato dalle bravate di Fedez, e una preventiva conferenza stampa dell’amministratore delegato Carlo Fuortes, che a fine festival esaltava gli ascolti, con un picco di share del 71%, ben sapendo che era in arrivo la bufera.
Appena calato il sipario sul teatro Ariston e sui suoi festeggiamenti, Matteo Salvini ha manifestato apertamente il bisogno di una riflessione generale sulla gestione del festival, mentre 18 esponenti di FdI hanno chiesto le dimissioni dei vertici Rai, che non potevano ignorare le trappole morali e politiche latenti nell’intenzione di alcuni artisti, ma non hanno fatto nulla per impedirle.
Un cambiamento drastico sembra che sia già in atto, non resta che accomodarci su poltron&sofà, come consigliato dai simpatici artigiani della qualità appollaiati in platea, e attendere gli sviluppi in divenire.
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Articolo pubblicato il 13/02/2023