Lo sportello del disabile: muoversi in carrozzina tra gli escrementi dei cani, storie di inciviltà cittadina

Non è una barriera architettonica, ma solo di civiltà, eppure il problema è in fase di sviluppo, diametralmente opposto al senso civico nelle città

Talvolta sfugge il motivo per cui si convive rassegnati con certe quotidiane assurdità. Eppure, risolverle si può, ma occorre riappropriarsi del valore dell’appartenenza, del rispetto, del senso civico, della legalità.

Svelta premessa per tentare di catturare l’attenzione intorno a un problema urbano che interessa ogni cittadino di codesta nazione, citato ad esempio da un invalido che vive a Chieri, 40.000 anime di un Piemonte sempre un po’ altezzoso, ma meno attento al suo storico decoro sabaudo.

Sono un disabile, da 36 anni mi muovo in carrozzina e credetemi cari lettori, non è un’impresa facile, ci vuole pazienza, colpo d’occhio ed esperienza. Abilità inutili senza un ragionamento serio e solidale su quella vecchia storia delle barriere architettoniche. Un argomento tutto da scoprire, fatto di trabocchetti che tante volte sono un problema per tutti.

Ecco perché, in qualità di membro della Consulta per le disabilità, di recente ho avuto un incontro con un gruppo di professionisti del Comune chiamati a confrontarsi sul PEBA, l’annoso Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche & Sensoriali. Barriere che, se non si appianano quelle mentali, ogni buona volontà diventa un’accademia di parole che spesso sfocia in interventi non sempre azzeccati.

Dunque, incontro è stato. I giovani colleghi, architetti pure loro, hanno ascoltato varie proposte con interesse e disponibilità, ma il tempo tiranno ha obbligato ad essere concisi ed è sfuggito un soggetto denso di sfumature. In attesa di un prossimo, auspicato incontro, colgo l’occasione per anticipare il problema trasversale, ma molto importante, che riguarda Chieri, al pari di ogni altra città.

Prima di “scivolare” sull’incompatibilità tra essere disabili e muoversi tra le cacche dei cani, occorre porre l’attenzione sul concetto di disabilità. È un termine che accomuna una famiglia variopinta e suddivisa. Tante sono le sue forme, contemplano: mobilità, percezione, comunicazione e mancanza di altri sensi. Muoversi su un terreno sconnesso e trascurato, ad esempio, può creare più problemi a un ipovedente che a un invalido in carrozzina, poiché ancora riesce a individuare la trappola di una buca oppure… una indecente evacuazione canina. Un cieco no.

Un marciapiede “cesso a cielo aperto” è barriera civica e mentale più che architettonica in quanto tale, ed è in cerca di una soluzione logica e duratura. I bisogni canini sparsi per marciapiedi e altri transiti delle città sono causa di dispute e insulti tra incivili padroni dei quadrupedi e rappresentante della gente perbene, per lo più tutti d’una certa età.

Pestare una popò non fa piacere neppure a chi sta bene. Appiccicarla alle ruote di una carrozzina è una vera schifezza che arriva fino alla presa di chi spinge il mezzo manuale; un anziano che ci vede poco se la porta a casa senza saperlo; i rimasugli si incollano alle ruote di un passeggino; al troller della spesa; alle scarpe di chi passa…

Fine del messaggio universale, ma il destinatario chi è? L'incivile che pascola la bestia a inzaccherare senza chinarsi a raccogliere il malloppo è il primo colpevole, ma non lo sa. Non possiede una coscienza civile. Dunque, che fare? La proposta di inserire la cacca animale in un dibattito sulle barriere architettoniche forse ci calza stretta o forse ci può stare. È un piccolo dilemma, ma serio e capillare. Se ne parlerà alla prossima riunione? Occorre repressione?

E' un dispaccio quasi subliminale rivolto alle polizie municipali di ogni borgo, di ogni città. Agenti sempre più professionali, addestrati per essere inflessibili quando controllano parcheggi e limiti di velocità, segnaletica,  semafori e quant’altro tra i confini urbani. È un minuscolo dramma tra i tanti che stanno affliggendo l’umanità, ma è un problema in più nel momento in cui non posso transitare lungo un vicolo. Vederlo per credere.

In tanti anni di paralisi ho incontrato e schivato tanti tipi di sterco; metafora di certe storie che solo i disabili incontrano e non dimenticano, ma per le cacche di cane, per favore basta scuse, motivi e pretesti. È un problema “terra terra”, che la dura mano della legge se ne faccia carico dal di sotto del cappello, entrando in azione con rivelatori di schifezza e poi, taccuino, biro e severità. Infine

La legge regionale sulla raccolta degli escrementi esiste ed è consultabile sulla Gazzetta Ufficiale. L’ultima direttiva nazionale è del 2013, emanata dal Ministero della Salute e delle Politiche Sociali afferma che: “l’accompagnatore ha l’obbligo di raccogliere gli escrementi di cane attraverso gli appositi strumenti… Sul marciapiede, nei parchi, negli androni dei palazzi… Le sanzioni vanno da € 103 fino a 1000”. Chi passeggia l’animale, deve avere con sé: paletta; sacchettino tattico e bottiglietta d’acqua per il repulisti di zona pupù & pure pipì, perciò (sia concessa un po' di ironia), perché non istituire posti di blocco e di controllo delle attrezzature? Sarebbe un bel segnale di presenza dello Stato, seppur in suolo comunale.

Infine, l’invalidità è imprevedibile, può capitare a chiunque un severo imprevisto e ritrovarsi seduti a rotolare su quattro ruote rotonde, nuove e imprescindibili compagne. Si sconsiglia di provare per capire certe cose.

Dallo sportello della Consulta per le disabilità del Comune di Chieri, altre ed eventuali azioni di buona creanza, indirizzate al vaglio di tutti gli italiani, grandi e piccini, anche se sono sani e non portano a spasso cani né altre bestie se non se stessi.

 

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Articolo pubblicato il 27/02/2023